Giada Arena

attrice italiana

Giada Arena (1993 – vivente), attrice e autrice italiana.

Essere una bambina prodigio nella tv italiana degli anni Novanta

vice.com, 14 maggio 2020.

  • Sono salita su un palcoscenico per la prima volta nel 1997. Ho ricordi molto vaghi di quel giorno: i baffi di Alberto Castagna, i vestiti pieni di paillettes di showgirl delle quali ho dimenticato il nome, l'emozione della mia famiglia, e poi bambini che cantano, ballano, sfilano, recitano. Un ritaglio di giornale, oggi ingiallito, racconta di una bambina di quattro anni che imitava decine di personaggi celebri dell'epoca, aggiudicandosi il Premio Simpatia di un concorso per enfant prodige a Roma: ero io, e questo è stato il mio esordio nello sfavillante mondo dello spettacolo. Se ve lo state chiedendo, sì, nel mio repertorio c'era anche Berlusconi, così come ogni imitatore italiano anni Novanta che si rispetti.
  • La strada per arrivare alle produzioni più grandi [...] era costellata di avvenimenti che solo oggi riconosco come terribili umiliazioni: ricordo in particolare alcuni provini per spot pubblicitari, in cui io e decine di altri bambini venivamo messi in fila, come se fossimo davanti a un plotone di esecuzione, per sentirci dire da adulti privi di tatto "tu sì, tu no". Per quanto la mia famiglia provasse a proteggermi e farmi vivere la recitazione come un hobby un po' speciale, era tutto il resto a turbarmi: avevo la sensazione piuttosto nitida che gli altri genitori mi avrebbero gettata volentieri in un bidone di acido, se questo fosse servito a far ottenere un ruolo al proprio figlio.
  • Erano i primi anni Duemila, non avevo neanche dieci anni e non esistevano i social media, potevo dividere in compartimenti stagni la mia vita — e così ho fatto. Mi piaceva studiare, trascorrevo molto tempo da sola a leggere o disegnare, i miei amici erano bambini normali. Sebbene tutti non facessero altro che ripetermi quanto fossi speciale, la recitazione era per me quello che poteva essere il nuoto o il calcio o la ginnastica artistica per chiunque altro. Quando mi chiedevano cosa volessi fare da grande, credo di non aver mai risposto di voler essere un'attrice, e se l'ho detto non lo pensavo. Mentivo spesso, lo facevano tutti.
  • Per esperienza personale, posso affermare che una percentuale considerevole di giovani attrici soffre di anoressia e bulimia e gli adulti non aiutano affatto: come quella volta che una costumista mi ha sgridata perché mi erano cresciute le tette e non sapeva come nasconderle (non era ironica, giuro), per non parlare delle innumerevoli accuse di "culone" e "coscione" che riempivano ossessivamente i dietro le quinte.
  • Come ci ha insegnato il movimento #MeToo, nel cinema gli abusi sono stati a lungo drammaticamente comuni e tacitamente accettati. Così, come tante altre, mi sono ritrovata addosso le mani non desiderate di un uomo adulto: non si trattava del solito produttore laido che ti mette le mani sul culo mentre promette ruoli, ma di qualcuno di cui mi fidavo. [...] le conseguenze mi hanno accompagnata a lungo: dovevo aver interiorizzato la tendenza a dar colpa più alle vittime che ai predatori, e per anni mi sono sentita un'imbecille per essere rimasta immobile troppo a lungo — finché poi uno psicoterapeuta mi ha spiegato che se non ho reagito come credevo è per via del freezing, la risposta naturale del nostro corpo che, davanti a una minaccia, resta inerme e non riesce a reagire immediatamente. Quel giorno ho evitato uno stupro per un soffio. Ricordo il viaggio verso casa, guidavo sulla Tangenziale in una specie di trance: mi sentivo sporca, ero incredula. È stato un punto di non ritorno, e ho capito di dovermi allontanare definitivamente da quello che per me era nient'altro che un ambiente tossico, perché, in fondo, di quel tipo di fama non mi importava nulla.

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