Georges-Louis Leclerc de Buffon

naturalista, biologo e zoologo francese (1707-1788)

Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon (1707 – 1788), naturalista, biologo, zoologo, matematico e cosmologo francese.

Georges-Louis Leclerc de Buffon

Citazioni di Georges-Louis Leclerc de Buffon

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  • Chi scrive come parla, anche se parla benissimo, scrive male.[1][2]
  • È per mezzo di esperimenti fini, ragionati e seguiti, che si forza la natura per scoprirne il segreto; tutti gli altri metodi non hanno mai funzionato... Le raccolte di esperimenti e di osservazioni sono quindi gli unici libri che possono aumentare le nostre conoscenze.[3]
  • Il gatto è un animale domestico infedele, che si tiene solo per necessità.[4]
  • Il genio non è altro che una grande attitudine alla pazienza.[5]
Il genio è pazienza.[6]
  • La natura è il sistema di leggi stabilito dal Creatore per l'esistenza delle cose e per l'avvicendarsi delle creature.[7]
  • Lo stile è l'uomo.[8]
Le style est l'homme même.
  • Lo stile non è altro che l'ordine e il movimento che si mette nei propri pensieri.[1][2]
  • Se non esistessero gli animali l'uomo sarebbe ancora più incomprensibile a se stesso.[9]

Storia naturale, generale e particolare

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La storia naturale presa in tutta la sua estensione è una storia immensa, e tutti comprende gli obbietti che ne presenta l'universo. La moltitudine prodigiosa di quadrupedi, di uccelli, di pesci, d'insetti, di piante, di minerali ecc. offre allo spirito umano uno spettacolo vasto, un tutto sì grande che sembra, ed è veramente, inesauribile nelle sue parti.
[G.-L. Buffon, Storia naturale, trad. italiana anonima, 1829; citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993]

Citazioni

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  • Nella testa di un naturalista, una mosca non deve occupare più posto di quanto ne occupi in natura.[2]
  • Nello studio della storia naturale ci sono due scogli ugualmente pericolosi: il primo, di non avere alcun metodo; il secondo, di voler riferire tutto a un sistema particolare.[2]
  • Vien egli [il cane] perciò umile a mettere a' piedi del padrone il suo coraggio, la sua forza, i suoi talenti: aspetta i suoi ordini per farne uso, lo consulta, lo interroga, lo supplica, e una sola occhiata basta per fargli intendere i segni della sua volontà; e benché non abbia come l'uomo il lume della ragione, egli ne ha però tutto il fervore del sentimento e lo supera in fedeltà, ed in costanza d'affetto; né regna in lui idea alcuna d'ambizione, o d'interesse, anzi sbandito ogni desiderio di vendetta, null'altra cosa teme, che di dispiacere.
    Egli è perciò tutto zelo, tutto ardore, tutto obbedienza; più sensibile alla memoria de' benefizi, che degli oltraggi, non prende in mala parte i cattivi trattamenti, ma anzi li soffre e dimentica, o se ne sovviene non per altro, che per vieppiù affezionarsi; e tenta piuttosto di far nuove prove, che adirarsi o fuggire, lambendo quella mano, che fu lo stromento del dolore battendolo, né con altro si difende, che col pianto, e la disarma finalmente colla sua pazienza, e sommessione.[10]

Volume 9

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  • [Sul leone] I nostri lupi, e gli altri nostri animali carnivori, ben lungi d'essere suoi rivali, sarebbero appena degni d'essere i suoi provveditori. (p. 219)
  • Questa superiorità di numero, e d'industria nell'uomo, delude la forza del leone, e gli fa perdere il coraggio: e'l coraggio è una qualità, che, quantunque naturale, pur s'accende o si mitiga nell'animale, a misura che la forza di lui ha buono, o cattivo esito. (p. 221)
  • Potrebbesi dire altresì, che il leone non è crudele, giacché non l'è mai, che per necessità, non facendo strage maggiore di quella, che può consumare, ed essendo in piena pace quand'è satollo, laddove la tigre, il lupo, e tanti altri animali di specie inferiore, come a dire, la volpe, la faina, la puzzola, il furetto ec., ammazzano unicamente pel piacere d'ammazzare, e par che le loro numerose stragi servan più a saziarne il feroce talento, che la fame. (p. 225)
  • L'esterno del leone corrisponde molto bene alle sue morali qualità: ha la figura maestosa, lo sguardo imperterrito, il portamento grave, e la voce terribile: il suo corpo non è tanto grande, come quello dell'Elefante, o del Rinoceronte; non brutto, come quello dell'Ippopotamo, o del Bue, non troppo raggruppato, come quello dell'Iena, o dell'Orso, non troppo allungato, né deforme per qualche ineguaglianza, come l'ha il Cammello; ma è anzi così ben composto, e ben proporzionato, che pare proprio il modello della forza unita all'agilità, tanto solido, quanto nervoso, non carico né di carne, né di grasso, che non contiene cosa superflua, in somma tutto nervo, e tutto muscoli. (p. 225)

Volume 27

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  • Nella classe degli animali carnivori, il leone è riputato il primo, e la tigre il secondo; e siccome il primo, anche in un genere cattivo, è sempre il più considerabile e soventi volte il migliore, così il secondo è ordinariamente di tutti il peggiore. Alla fierezza, al coraggio, alla forza il leone accoppia la nobiltà, la clemenza, la magnanimità: la tigre al contrario è vilmente feroce, ingiustamente crudele, cioè, senza bisogno. (pp. 6-7)
  • La tigre pertanto temer si debbe assai più del leone; questi si dimentica spesso d'essere il re, cioè il più forte di tutti gli animali; camminando d'un passo tranquillo, non assale mai l'uomo, quando non sia provocato; non affretta i suoi passi, non s'abbandona al corso e non va a caccia d'animale se non sia stimolato dalla fame. La tigre al contrario, benché sazia di carne, sembra tuttavia esser ognora sitibonda di sangue, ed il suo furore non ha altri intervalli che quelli del tempo che richiedesi pretendere aguati; essa a afferra e strazzia una nuova preda con rabbia eguale a quella che ha mostrato divorando la prima; essa porta la desolazione al paese, in cui abita; non teme né l'aspetto né l'armi dell'uomo, stermina e devasta le mandre di domestici animali, uccide tutte le bestie selvagge; assale i piccoli elefanti, i giovani rinoceronti; e talvolta osa perfino di far fronte al leone. (pp. 7-8)
  • Fra tutti gli animali la tigre è forse la sola, il cui feroce naturale ammansar non si possa: né la forza, né l'assoggettamento, né la violenza bastano per domarla: essa s'irrita de' buoni egualmente che de' cattivi trattamenti; la dolce abitudine, che può tutto, nulla può conseguire sopra codesta indole ferrea; il tempo, ben lungi dal raddolcirla rattemprando gli umori feroci, non fa che inasprire il fiele della sua rabbia; ella strazia la mano che la nodrisce, egualmente che quella che la batte; ella rugge all'aspetto d'ogni essere vivente; ciascun oggetto le sembra una nuova preda, ch'ella divora cogli avidi suoi sguardi, e minaccia con fremiti spaventevoli mischiati d'un digrignamento di denti, e verso il quale slanciasi sovente, malgrado le catene e le inferriate, che rintuzzano il suo furore senza però poterlo calmare. (p. 15)
  • La tigre alza ed abbassa la pelle della sua faccia, digrigna i denti, freme e rugge a guisa del leone; il suo ruggito però è diverso, ed alcuni viaggiatori lo han paragonato alle grida di certi uccellacci, Tigrides indomitæ rancant, rugiuntque leones. Siccome la parola rancant non ha in francese la voce equivalente, così non potrebbesi sostituire una, e dire in francese, les tigres rauquent, e in italiano le tigri raucheggiano, ed i leoni ruggiscono; poiché il suono della voce della tigre è di fatto assai rauco. (pp. 22-23)
  • [Sul giaguaro] Egli è men crudele e men feroce del leopardo e della pantera. (pp. 100-101)
  • L'iena si difende dal leone, non teme la pantera, assale la lonza che non le può far resistenza; quando le manca la preda, scava la terra co' piedi e ne trae a pezzi i cadaveri degli uomini e degli animali, che ne' paesi da essa abitati si seppelliscono egualmente nelle campagne. (p. 92)

Le opere di Buffon

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  • [Sul lupo] Egli è per natura goffo e poltrone, ma la necessità lo rende sagace ed ardito; spronato dalla fame va ad affrontare il pericolo, ed aggredisce fin anche gli animali custoditi dall'uomo, e massimamente quelli che può leggieri portare seco, come gli agnelli, i piccioli cani, i capretti, e quando gli riesce bene la prima scorreria, replica gli assalti, finché respinto o ferito e maltrattato dagli uomini e dai cani, si ritira ed interna nel bosco durante il giorno, e non esce che di notte, scorre la campagna, gira attorno ai luoghi abitati, rapisce gli animali abbandonati, assalisce gli ovili, raspa e scava la terra di sotto le porte, entra furiosamente, e tutto quanto ammazza, prima di scegliere e trasportare la sua preda. (p. 38)
  • Il lupo preso ne'primi anni s'addimestica, ma non s'affeziona punto; la natura è più forte dell'educazione; riveste col tempo il fiero suo carattere, e ritorna, quanto più presto il può, al suo stato di salvatichezza. (p. 39)
  • Il lupo ha molta forza principalmente nelle parti anteriori del corpo, ne'muscoli del collo e delle mascelle. Sostiene e porta fra i denti un montone, senza lasciarlo toccare la terra, ed al tempo stesso corre più velocemente de'pastori, sicché non vi sono che i cani capaci di raggiungerlo e fargli deporre la preda. Morde fieramente, e con tanto maggiore stizza ed avidità quanto trova minore resistenza; perché con gli animali idonei alla difesa ei prende delle misure. Teme di sé, e non s'azzuffa che astretto della necessità, e non mai per impulso d'ardire e coraggio: quando viene scaricato addosso un colpo di fucile e la palla gli fiacchi qualche membro, urla, e non pertanto quando s'ammazza a forza di bastonate, non si lagna nemmeno come il cane; egli è più duro, meno sensibile, più robusto; cammina, corre, gira all'intorno i giorni e le notti intere; egli è instancabile, e forse tra tutti gli animali il più difficile ad essere vinto nel corso. Il cane è mansueto e coraggioso, il lupo sebbene feroce, è timido. (pp. 44-45)
  • È necessario un buon levriero per la caccia del lupo, e bisogna altresì incoraggiarlo allorché ne rinviene la traccia; perché tutt'i cani hanno ripugnanza pel lupo, e vi si fanno sopra a malincuore e freddamente. (p. 46)
  • Tranne la pelle, in questo animale non v'ha niente di buono; con quella si fanno pellicce grossolane che sono durevoli. La carne n'è sì cattiva che mette nausea a tutti gli animali; né v'ha che il lupo che mangi volontieri di lupo. Manda dalla gola un odore che ammorba, siccome a sedare la fame inghiottisce indifferentemente checché trova, carni corrotte, ossa, pelo, pelli concie solo per metà e tutte ancora coperte di calcina, egli vomita frequentemente, e sono più le volte che si vuota di quelle che si riempie. A finirla, dispiace in tutto; ha la fisonomia vigliacca, l'aspetto selvaggio, la voce spaventosa, l'odore insoffribile, il naturale perverso, i costumi crudeli; egli è odioso e nocevole vivo, inutile morto. (pp. 48-49)

Citazioni su Georges-Louis Leclerc de Buffon

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  • Anco la vita del conte di Buffon ci offre bella conferma di quanto possa l'industre pazienza per ben riuscire; e della verità della sentenza di lui, non essere, cioè, il genio altro che pazienza. L'attività di quest'uomo fu prodigiosa, tanto che ad esso gli antichi romani avrebbero applicato le parole che si leggono cosi di frequente nei loro scrittori; incredibile industria, diligentia singulari. Considerando il tempo quale tesoro numerato, che perduto una volta più non si racquista, ei ne fu avarissimo. Ogni momento che non dava per necessità al riposo o al sollievo dell'animo, lo consacrava al lavoro. (Samuel Smiles)
  • Per quarant'anni di seguito Buffon lavorò a tavolino tutte le mattine dalle nove alle due, tutte le sere dalle cinque alle nove. La sua assiduità fu così costante da diventare per lui necessità del vivere. (Samuel Smiles)
  1. a b Da Discours sur le style.
  2. a b c d Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  3. Dalla prefazione a Stephen Hales, Statique des végétaux.
  4. Da Storia naturale; citato in Brigitte Bulard-Cordeau, Il piccolo libro dei gatti, traduzione di Giovanni Zucca, Fabbri Editori, Milano, 2012, p. 40. ISBN 978-88-58-66237-3
  5. Citato in Marie-Jean Hérault de Séchelles, Voyage à Montbar; citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, Milano, 2013, n. 1554. ISBN 9788858654644
  6. Citato in Honoré de Balzac, Illusioni perdute, traduzione di Dianella Selvatico Estense e Gabriella Mezzanotte, Oscar Mondadori, 2012, p. 193. ISBN 9788852031953
  7. Citato in AA.VV., Il libro dell'ecologia, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2019, p. 20. ISBN 9788858024362
  8. Dal Discours de réception à l'Académie, 1752; citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 543.
  9. Citato in Giorgio Celli, Da Socrate a Darwin, presentazione a I filosofi e gli animali, a cura di Gino Ditadi, vol. 1, Isonomia editrice, Este, 1994, p. XVIII. ISBN 88-85944-12-4
  10. Da Il cane, in Storia naturale, generale, e particolare, vol. 10, Giuseppe Galeazzi, Milano, 1771, p. 4.

Bibliografia

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  • Georges Louis Leclerc Comte de Buffon, Storia naturale, generale e particolare, vol. 9, Napoli, I Fratelli Raimondi, 1774
  • Georges Louis Leclerc Comte de Buffon, Storia naturale, generale e particolare, vol. 27, Appresso Giuseppe Galeazzi, 1772
  • Conte di Lacépède, Le opere di Buffon, volume XIII, Venezia, Negozio di libri all'Apollo, 1820

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