Fanny e Alexander
film del 1982 diretto da Ingmar Bergman
Fanny e Alexander
Titolo originale |
Fanny och Alexander |
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Lingua originale | svedese |
Paese | Svezia, Francia, Germania |
Anno | 1982 |
Genere | drammatico, fantastico |
Regia | Ingmar Bergman |
Soggetto | Ingmar Bergman |
Sceneggiatura | Ingmar Bergman |
Produttore | Jörn Donner |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Note | |
Fotografia: Sven Nykvist
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Fanny e Alexander, film del 1982 diretto dal regista svedese Ingmar Bergman.
Frasi e dialoghi
modificaCitazioni in ordine temporale.
- E la donna in lacrime, piena di nostalgia, si ricompone e ritorna a essere la donna di sempre. Ognuno deve recitare la sua parte. C'è chi la fa piuttosto male e c'è invece chi riesce a farla molto bene. Io appartengo alla seconda categoria. (Helena Ekdahl)
- E adesso...Voglio guardare Alexander... (Oscar Ekdahl) [ultime parole]
- [Monologando col fantasma del defunto figlio Oscar] Era così bello essere incinta. Me ne infischiavo davvero di cuore del teatro. Del resto, si recita sempre un ruolo. Ci sono parti divertenti e altre meno. Io faccio la mamma, poi Giulietta, Margherita, poi mi trovo a fare la vedova e la nonna. Una parte succede all'altra, l'importante è non tirarsi indietro. Ma dov'è andato a finire tutto questo? (Helena Ekdahl)
- Edvard Vergerus: Una volta sostenevi di cambiare continuamente maschera, al punto che sapevi più chi fossi. Io ho solamente una maschera, ma impressa a fuoco, nella carne. E se dovessi strapparmela... Ho sempre creduto di piacere alla gente, mi vedevo saggio, aperto di idee, e giusto. Mai avrei pensato che qualcuno avrebbe potuto anche odiarmi.
Emelie Ekdahl: Io non ti odio.
Edvard Vergerus: No, ma tuo figlio mi odia. Ho paura di lui.
- Le cose incomprensibili fanno uscire di senno, perciò è meglio dare la colpa agli apparecchi, agli specchi, alle proiezioni. Così la gente ride. È meglio da tutti i punti di vista, specie quello economico. (Aron Retzinsky)
- Se esiste un dio, è un dio di cacca e di piscio che vorrei prendere a calci in culo. (Alexander)
- Ismael: Forse siamo la stessa persona e tra noi non ci sono confini. Forse passiamo uno nell'altro e mirabilmente scorriamo all'infinito l'uno attraverso l'altro. Ti porti dentro pensieri terribili. È quasi penoso starti vicino. E al tempo stesso attraente. [Lo accarezza.] Sai perché?
Alexander: Non so se voglio saperlo.
Ismael: Avrai sentito dell'usanza di formare l'immagine di qualcuno che si odia per trafiggerla con gli spilli? È un metodo quanto mai rozzo se si pensa alla rapidità con la quale possono agire i pensieri cattivi. Sei proprio uno strano ragazzo, Alexander. Non vuoi parlare di quello a cui stai continuamente pensando. Porti in te la morte di un uomo.
- Noi Ekdahl, appunto, non siamo venuti al mondo per scrutarlo a fondo, no davvero. Noi non siamo preparati, attrezzati, per questo tipo di... per certe indagini, no. La cosa migliore è quella di mandare all'inferno i grandi contesti. Ecco, noi vivremo in piccolo, nel piccolo mondo. E ci contenteremo di quello. Lo coltiveremo e lo useremo nel modo migliore. La morte colpisce all'improvviso e all'improvviso si spalanca l'abisso. All'improvviso infuria la tempesta e la catastrofe ci sovrasta. Noi tutto questo lo sappiamo, ma ci rifiutiamo di pensare a queste cose sgradevoli. Noi Ekdahl amiamo i nostri trucchi e stratagemmi. Togliete a un uomo i suoi marchingegni e vedrete che perderà la testa e menerà colpi in aria. La gente deve essere aperta, che diavolo!, comprensibile, altrimenti non avremo il coraggio né di amarla né parlarne male. Il mondo, come anche la realtà, devono essere concepibili, così che possiamo tranquillamente e in piena coscienza lamentarci della sua monotonia. No, non rattristatevi, miei cari, meravigliosi, grandi artisti, ve ne prego. Attori, attrici, abbiamo ugualmente un immenso bisogno di voi, perché sarete voi che ci darete i nostri brividi soprannaturali e soprattutto anche i nostri piaceri terreni. Il mondo è una tana di ladroni e la notte sta per calare. Il male strappa le catene e vaga nel mondo come un cane impazzito, e tutti ne siamo contaminati: noi Ekdahl come qualsiasi altra persona. Nessuno vi sfugge, nemmeno lei, Helena Victoria, o la piccola Aurora. La vita è fatta così: è questo il motivo per il quale dobbiamo essere felici quando siamo felici, ed essere gentili, generosi, teneri, buoni. Proprio per questo motivo è necessario e tutt'altro che vergognoso essere felici, gioire di questo piccolo mondo: della buona cucina, dei dolci sorrisi, degli alberi da frutta che sono in fiore, o anche di un valzer... E ora, miei cari e amati amici, potete tirare un respiro di sollievo. Io ho finito di parlare e voi prendetela pure come vi pare, magari con i rigurgiti sentimentali d'un povero ignorante o il balbettio farneticante di un vecchio... tanto, tanto non me ne importa niente. Tengo in braccio una piccola dolce imperatrice. Una cosa tangibile eppure incommensurabile. Un giorno mi dimostrerà che ho avuto torto in tutto quello che ho detto ora. Un giorno lei dominerà non soltanto sul piccolo mondo, ma su tutto, su ogni cosa, su ogni cosa. (Gustav Adolf)
- «Tutto può accadere, tutto è possibile e verosimile. Il tempo e lo spazio non esistono. Su una base insignificante di realtà l'immaginazione fila e tesse nuovi disegni.» (Helena Ekdahl legge ad Alexander Il sogno di August Strindberg)
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