Dottor Watson
personaggio immaginario creato da Arthur Conan Doyle
Dottor John H. Watson, personaggio dei gialli di Arthur Conan Doyle.
Citazioni del dott. Watson
modifica- Per l'osservatore che era in lui le passioni servivano a rivelare le motivazioni reali delle azioni umane, ma per l'abile ragionatore ammettere tali intrusioni nel suo temperamento prudente e perfettamente equilibrato equivaleva a introdurre un fattore di disturbo che poteva inficiare i risultati della sua mente. Un'emozione forte in una natura come la sua lo avrebbe irritato più di quanto avrebbe potuto fare della sabbiolina in uno strumento sensibile o un'incrinatura in una delle sue potenti lenti di ingrandimento. Eppure per lui non c'era che una donna, e quella donna, sebbene di dubbia e discutibile memoria, era appunto la defunta Irene Adler. (da Uno scandalo in Boemia)
- Era la primavera del 1894. Tutta Londra e tutti gli ambienti più alla moda erano rimasti colpiti e sconvolti dall'assassinio dell'onorevole Roland Adair, avvenuto in circostanze straordinarie e inspiegabili. Il pubblico era già al corrente di quei particolari del delitto che erano emersi dalle indagini condotte dalla polizia anche se in quell'occasione molti dettagli erano stati tenuti nascosti, poiché i capi d'accusa erano talmente tanti e precisi che non era necessario divulgare i fatti per intero. Solo oggi, dopo che sono trascorsi dieci anni, mi è consentito fornire gli anelli mancanti di quella incredibile catena di eventi. Il delitto era già sensazionale in sé e per sé, ma mai quanto l'inconcepibile sequenza di circostanze che mi sconvolsero e stupirono più di ogni altro evento della mia vita avventurosa. (da L'avventura della casa vuota)
- Nel 1878 mi laureai in medicina all'Università di Londra, poi mi trasferii a Netley per frequentare la specializzazione prevista per i chirurghi militari. Dopo aver completato lì i miei studi, fui conseguentemente destinato al 5° Reggimento Fucilieri Northumberland in qualità di assistente medico. In quel periodo il reggimento era di stanza in India e, prima ancora che lo raggiungessi, scoppiò la seconda guerra afghana. Appena sbarcato a Bombay, appresi che il mio corpo d'armata aveva valicato i passi montani e si trovava già in pieno territorio nemico. Tuttavia partii lo stesso alla volta del reparto cui ero stato assegnato, insieme a molti altri ufficiali che si trovavano nella mia stessa situazione, e riuscii ad arrivare sano e salvo a Kandahar, dove trovai il mio reggimento assumendo immediatamente le mie nuove funzioni. (da Uno studio in rosso)
Film
modifica- Allora, gli avvenimenti che sto per narrare avvennero poco prima della Grande Guerra. In Europa regnava ancora la pace, ma se non fosse stato per Sherlock Holmes, una volta scoppiata la guerra, l'Inghilterra avrebbe subito una catastrofe spaventosa che l'avrebbe portata sull'orlo della sconfitta, e probabilmente alla resa.
- Holmes preferisce vivere da eremita nel Sussex, dove studia il comportamento delle api.
- Quando ero ufficiale medico in Afghanistan ho visto molti dei nostri soldati morti, e ricordo che alcuni avevano questa espressione: paura, Holmes. Terrore. Parlo di quelli fatti prigionieri dalle tribù nemiche, morti dopo un atroce agonia.
- La pace è il bene supremo, Holmes. Nessun uomo normale vuole la guerra.
- Holmes e Irene Adler, perché tale rimarrà sempre per me, si osservavano, studiandosi come due tiratori di scherma prima dell'incontro. Lo sguardo di Holmes era freddo e tagliente, quello di Irene luminoso e beffardo. Era passato quasi un quarto di secolo, eppure quella donna, che evocava ricordi vaghi e ambigui e che era riuscita a superare in astuzia il grande Sherlock Holmes, era più bella che mai.
- Oh, un semplice graffio, Holmes. Niente se lo paragono a quella brutta pallottola nella gloriosa battaglia di Maiwand.
- [Sul professor Moriarty] Lo sappiamo tutti che è un vero genio del crimine, e che la polizia stessa non riesce a trovare mai nulla contro di lui.
- Sa sempre tutto il Times.
- Senta Holmes, le do un buon consiglio: un'altra volta non porti con sé un babbeo come me.
- Lo sa che quello che sta bevendo si usa in chirurgia oculistica?
- Holmes! La sua depravazione non conosce limiti?
- Ho riesaminato i miei appunti sulle nostre imprese degli ultimi sette mesi. Le dico le mie conclusioni? Io sono psicologicamente disturbato.
- Non mi lamento mai! Mi lamento quando lei si esercita con il violino alle tre di notte, del suo caos, della sua mancanza di igiene o del fatto che mi ruba i vestiti?
- Risolviamo crimini, io ci scrivo un blog e lui non ha i pantaloni. Io non avrei grandi aspettative. (Scandalo a Belgravia)
- Faresti meglio a ricordarti, Sherlock, che ero un soldato. Ho ucciso delle persone! (Scandalo a Belgravia)
- Lui vivrà più a lungo di Dio pur di avere l'ultima parola. (Scandalo a Belgravia)
- Tu, una volta mi hai detto che non eri un eroe. Ci sono stati dei momenti in cui ho pensato che non fossi umano, ma ti dico una cosa, eri l'uomo migliore, l'essere umano più umano, che io abbia mai conosciuto, e nessuno mi convincerà che tu mi abbia mentito. Ecco l'ho detto. Ero davvero molto solo e ti devo davvero tanto. Ma, ti prego, c'è ancora una cosa. Un'ultima cosa, un ultimo miracolo, Sherlock, per me. Non essere morto. Potresti farlo per me? Smettila. Smettila! (Le cascate di Reichenbach)
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