Don Camillo e l'onorevole Peppone
film del 1955 diretto da Carmine Gallone
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Don Camillo e l'Onorevole Peppone
Titolo originale |
Don Camillo e l'Onorevole Peppone |
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Lingua originale | italiano |
Paese | Italia |
Anno | 1955 |
Genere | commedia |
Regia | Carmine Gallone |
Sceneggiatura | Giovanni Guareschi |
Produttore | Angelo Rizzoli |
Interpreti e personaggi | |
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Note | |
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Don Camillo e l'Onorevole Peppone, film italiano del 1955 con Gino Cervi e Fernandel, regia di Carmine Gallone.
Terza tappa di una storia di eccezione.
Frasi
modifica- Mi piacerebbe tanto vedere il mio papà che fa l'esame di quinta. (figlio di Peppone)
- Cosa crede che sparassero coi cannoni carichi a mortadella? (Peppone)
- Eliminazione ho detto! Eliminazione fisica! (Peppone) [riferendosi ai polli di don Camillo]
- Venduto a Mosca! (Don Camillo) [al proprio cane]
- Cittadini, domani tutti alle urne! Fate il vostro dovere: chi non vota, vota per la lista comunista! Ascoltate la voce della vostra coscienza! Ricordate, nel segreto della cabina elettorale Dio vi vede... (Radiofonista) e Stalin no! (Don Camillo)
- Signore, Peppone è stato eletto, ah io mi ricordo del cero che vi portò, per esser bello era bello, ma se basta un cero di un chilo per farsi eleggere deputato, Stalin con uno di una tonnellata si faceva eleggere papa. (Don Camillo)
- Il sentimentalismo è un atteggiamento borghese indegno dello spirito proletario. (Peppone) [rivolto a suoi compagni intristiti al vederlo partire]
Dialoghi
modifica- Don Camillo: Io, vedete, non posso assolutamente sopportare l'inganno. Io avrò molti difetti, Signore, ma non quello di mentire e di turlupinare il prossimo. Questo Fronte Indipendente è falso e...
Gesù: Come il tuo biglietto don Camillo.
Don Camillo: Il mio biglietto? Quale biglietto?
Gesù: Il biglietto da cinquemila che hai appioppato a Peppone. [Don Camillo ha precedentemente acquistato dalle mani di Peppone una copia del giornale Patria Unita, redatto appositamente per la sua campagna elettorale.]
Don Camillo: L'avevo dimenticato... una distrazione... comunque sia con quei soldi falsi ci ho comprato delle falsità, il conto torna!
Gesù: Rimarrebbero le 4.975 lire buone che ti ha dato di resto Peppone: quelle dove le metti?
Don Camillo: Be', quelle posso anche accettarle come contributo volontario del Fronte Indipendente per le migliorie alla minestra dei poveri vecchi. Naturalmente gli manderò una regolare ricevuta.
[Si sentono, fuori campo, degli slogan anticlericali del Fronte]
Don Camillo: Li sentite, Signore? Li sentite? Ma tanto è inutile, non passeranno. Dio non lo permetterà!
Gesù: E allora sia fatta la volontà di don Camillo.
Don Camillo: La Vostra, Signore, la Vostra, non la mia.
- Don Camillo: Scommetto che [Peppone] non sa neanche chi ha scoperto l'America.
[Repentino cambio di scena in cui Peppone è interrogato in preparazione all'esame di quinta elementare]
Peppone: Cristoforo Colombo, 12 ottobre 1492.
[...]
Professore: L'esame, anche se è solo di quinta è una cosa dura: speriamo che non si faccia impressionare dalla commissione.
Peppone: Io non mi sono impressionato neanche davanti ai mitra spianati, eh?
Professore: Lo so, ma i mitra non le facevano domande di storia, geografia, aritmetica...
Peppone: Non ho paura neanche del teorema di Pitagora... che non è in programma... passeremo! [alzando il pugno chiuso]
- Peppone: Voi non siete un uomo, voi siete un prete! [Don Camillo gli pesta violentemente il piede] Se siete un uomo aspettatemi fuori! [fuori dall'edificio scolastico alla fine dell'esame]
Don Camillo: D'accordo, ma guarda che siamo in due: prima le pigli dall'uomo, e poi le buschi dal prete!
- Peppone: I diritti li ha solo il popolo lavoratore: voi avete voluto diventare proprietario, arrangiatevi! [rivolto al Bezzi]
Don Camillo: Ah, se il Tasca non sgombera noi ci rivolgiamo alle autorità per lo sfratto!
Peppone: Qui l'unica autorità che riconosco è il popolo e il popolo siamo noi!
- Don Camillo: Spiccio? Cosa vuoi? Hai sbagliato porta: questo non è il Cremlino.
Spiccio: Reverendo, io ho una cosa sullo stomaco.
Don Camillo: ...spaghetti?
Spiccio: No no, uno di quegli arnesi grossi, coi cingoli...
Don Camillo: Un trattore?
Spiccio: Sì una specie, ma con un cannone sopra.
Don Camillo: Ti sei mangiato un carro armato?!
Spiccio: E non lo digerisco! È un panzer tedesco, roba vecchia del '45, quando i tedeschi stavano scappando. Uno di quegli arnesi, mentre attraversava la strada per passare dal campo del Tasca si è rotto.
Don Camillo: E allora?
Spiccio: Eh... allora niente: sono scesi due tedeschi, hanno raggiunto l'aia del Tasca, hanno chiesto del vino e si sono ubriacati. E fu allora che il Tasca fece la fesseria!
Don Camillo: Cos'è, li ha fatti fuori?
Spiccio: No! In quel momento sulla strada passava una colonna di tedeschi in ritirata: Tasca ferma un camion, si rivolse a un sergente e gli disse che c'erano due dei loro ubriachi. Il sergente li prese, li buttò sul camion, e via.
Don Camillo [sorridendo]: Be', eh, non capisco perché mi hai raccontato questa storia.
Spiccio: Perché... perché il carro armato sta ancora là, dove l'hanno lasciato i tedeschi, sotto la catasta delle fascine!
Don Camillo: Cosa?! ... E naturalmente dal '45 non ha mai trovato un momento per fare la denuncia alle autorità militari, eh?
Spiccio: Ma era un ricordo...
Don Camillo: Un ciondolino!
Spiccio: Eh poi ci si è messa di mezzo la politica e allora noi abbiamo pensato che quella cosetta poteva far comodo in certi momenti...
Don Camillo: Gesù ma lo sentite? Proprio a me me lo viene a confessare!
Spiccio: E da chi volete che mi confessi, dal veterinario? Siete voi il curato, no?
Don Camillo: Sì, ma ricordati che sono anche un medio-massimo! Poverino, ti è voluto qualche annetto per risvegliarti il rimorso, eh?
Spiccio: Ma che rimorso! Il fatto è che il Tasca non può lasciare il podere perché se va via e subentra qualcun altro e trova il carro armato... noi siamo rovinati!
Don Camillo: Ah ecco perché Peppone difende i mezzadri contro i proprietari... Eheh, è questa la sua giustizia sociale!
Spiccio: Reverendo non ho mica finito: c'è un'altra cosa che non mi va né su e né giù!
Don Camillo: Cosa... un sottomarino?
Spiccio: Reverendo! Tra poco arriveranno quelli della polizia con le autoblinde, e Peppone...
Don Camillo: E Peppone?
Spiccio: Ha minato il ponte sul Canalaccio!
Don Camillo: Minato? Ma è matto?
- [Don Camillo ha appena impedito che Peppone facesse saltare in aria un ponte]
Peppone: Non sapete cosa avete fatto, sono rovinato!
Don Camillo: Eri rovinato se il ponte saltava.
Peppone: Ma state zitto, cosa ne sapete dei fatti miei...
Don Camillo: Mo io so tutto: hai paura che la polizia scopra che sotto un mucchio di fascine c'è una colomba della pace [riferendosi ad un carroarmato] che invece di tubare spara!
Peppone: Ma non è vero, se il Tasca ha nascosto quel carro è stato solo per farne un trattore.
Don Camillo: Un trattore, sì, per gli orbi!
- Peppone: Mi dia quella lampada!
Don Camillo: Be', compagno comandi come un padrone capitalista, guarda che ti denuncio alla cellula veh.
Peppone: Se fossi il suo padrone lei peserebbe venti chili di meno!
Don Camillo: Ah sfido, non mangerei che correnti d'aria!
Peppone: No, la farei lavorare, lei non lavora che con la bocca: oremus, vobiscum... non si fa certo venire il mal di reni lei, eh?
Don Camillo: Mo stai zitto, ma tu non ti fai certo venire il mal di testa veh, buono a niente!
- Don Camillo: Mo è la stella americana! Allora non erano i tedeschi che partivano, erano gli americani che arrivavano!
Peppone: Reverendo l'Italia è un porto di mare, c'è chi va e c'è chi viene. Come si fa a capire chi va e chi viene, parlan tutti forestiero!
- Smilzo: Reverendo sono le cinque è ora di chiudere il rubinetto [intendendo che, secondo gli accordi, don Camillo deve spegnere i megafoni per lasciare spazio al comizio di Peppone]
Don Camillo: Ora di Mosca le cinque, ora di Roma cinque meno dieci, c'è ancora dieci minuti, ciao!
- Don Camillo: Cittadini! Non dimenticate: lista Peppone, lista Baffone [Stalin]! Chi vota colomba [il simbolo della lista di Peppone] si scava la tomba! Fine! Tra qualche istante ascolterete, sulla piazza, la voce della Russia! [riferendosi al comizio di Peppone]
Peppone: Però prima ascolterai quella di Peppone!
[Poi Peppone inizia il comizio di chiusura della campagna elettorale]
Cittadini, lavoratori... [applausi] Prima di presentarvi il compagno indipendente avvocato Cerratini ... [brevi applausi] Voglio dire due parole alla reazione clericale, atlantica, guerrafondaia che tutti ben conosciamo!... [applausi] Per tutti i corvi neri che parlano di patria, [Don Camillo: «Signore, trattenetemi!»] di sacri confini minacciati e altre balle nazionaliste, noi diciamo che la patria siamo noi, la patria siamo noi, la patria è il popolo!... [applausi] E questo popolo non combatterà mai contro il glorioso paese del socialismo, che porterà al nostro proletariato oppresso la libertà e la giustizia!... [applausi] E voi giovani che andate nelle barbare caserme direte a coloro che tentano di armarvi e di usarvi per i loro sporchi interessi, direte che non combatterete! Direte a coloro che diffamano i lavoratori... [Don Camillo mette a girare un disco e dai megafoni del campanile si sente uno stropiccìo] Direte ai calunniatori del popolo... [inizia la Canzone del Piave] Direte che i vostri padri, hanno difeso la patria dal barbaro invasore, che minacciava i sacri confini! E che noi del '99 che abbiamo combattuto sul Monte Grappa, sulle pietraie del Carso, e sul Piave, siamo sempre quelli di allora! E allora, quando tuona il cannone, è la voce della patria che chiama [Cerratini cerca di fermarlo ma Peppone senza badargli lo allontana con una manata], e noi risponderemo: presente! [Don Camillo ripete: Presente!] Noi vecchi, che abbiamo sul petto le medaglie al valore, conquistate sul campo di battaglia, ci troveremo allora, a fianco dei giovani, e combatteremo sempre, e dovunque! ... [applausi] E getteremo l'anima, oltre l'ostacolo! E difenderemo i sacri confini d'Italia, contro qualsiasi nemico, dell'occidente e dell'oriente, per l'indipendenza del paese, e al solo scopo del bene indissolubile, del Re e della Patria! viva la Repubblica, viva l'Esercito!" [ovazione sulle note della Canzone del Piave, anche don Camillo applaude]
- [Peppone, eletto deputato, è sul treno per Roma; alla stazione di Boretto vede Don Camillo che lo attende sul marciapiede]
Peppone: Cosa fate qui? Cosa volete?
Don Camillo: Non ho mai dimenticato che mi veniste a salutare, quando andai in esilio. Ora siete voi ad andarvene.
Peppone: Io non vado in esilio: parto perché ho vinto, non perché ho perduto.
Don Camillo: Hai perduto tua moglie che ti ha votato contro, hai perduto il tuo paese dove eri qualcuno; che cosa c'hai guadagnato? Di diventare un anonimo, una pallina da buttare nell'urna.
Peppone: Io sarò sempre quello che sono.
Don Camillo: Ah sì? E allora quando ti metteranno a sedere in una grande aula triste, come a scuola, allora penserai a tutte quelle cose che hai lasciato qui al paese. Penserai a quello che vedevi dalla finestra, la mattina, quando ti facevi la barba, penserai al tuo lavoro nell'officina e a come ti divertivi la domenica... e penserai anche a me, che non sarò più lì a darti un cazzotto in testa quando te lo meriti, vale a dire almeno una volta al giorno!
Peppone [con il magone]: Quando ritorno vi riduco in briciole!
Don Camillo: Ma se lo sai che non torni più! E che non posso neanche dirti "Arrivederci, Peppone!", ma soltanto "Addio, Onorevole!".
[Dopo la partenza del treno si vede Peppone che è sceso sul marciapiede]
Peppone: Facchino!... Facchino! [Indicando a don Camillo di avvicinarsi]
Don Camillo: Eccolo! [correndo sorridente verso Peppone] Mi ha chiamato lei signor deputato?
Peppone: No è il sindaco.
Don Camillo: Ah... Bene... Andiamo! [Don Camillo porta la valigia di Peppone fino all'uscita della stazione e Peppone gli mostra una banconota] No, grazie il servizio è gratuito.
Peppone: No riprendetevele pure tutte queste cinquemila lire, galantuomo!
Don Camillo: Ah! [Don Camillo riconosce la banconota falsa che aveva appioppato a Peppone all'inizio del film]
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