Discesa di Cristo agli inferi
Citazioni sulla discesa di Cristo agli inferi.
- Allora venne di nuovo una voce che diceva: – Alzate le porte! – E l'Inferno, udendo per la seconda volta quella voce, rispose, come se fino allora non avesse capito: – Chi è questo Re della gloria?
Dissero gli angeli del Signore: – Il Signore forte e possente, il Signore possente in battaglia.
E subito, a queste parole, le porte di bronzo caddero infrante e si spezzarono i chiavistelli di ferro e tutti i morti che erano legati furono sciolti dalle loro catene, e noi con loro. E il Re della gloria entrò, in figura di uomo, e tutte le tenebre dell'inferno furono illuminate. (Vangelo di Nicodemo) - La discesa agli inferi è l'ultima conseguenza dell'incarnazione. Il Figlio prima era in se stesso un Dio semplice, pura immensità. Poi divenne uomo, migliaia di rapporti con gli altri uomini, migliaia di stati, sforzi e iniziative mutevoli e temporali, sperimentò tutto ciò in un destino fugace, in qualcosa senza confini, che era sempre disponibile all'infinità del Padre. Ora gli manca ancora la conoscenza del puro non essere Dio, della pura opposizione a Dio, per così dire della semplice limitatezza nella illimitatezza. (Adrienne von Speyr)
- Nella discesa del Sabato Santo agli inferi, cui alla von Speyr è dato di partecipare misticamente, Cristo ha incontrato e sconfitto il peccato, la realtà ostile a Dio e all'uomo cacciata dal mondo. Attraversando questa realtà senza vita né alito di spirito nell'estrema notte dell'obbedienza veramente cadaverica, Gesù porta la croce al di là del peccato, del male del mondo. Di qui la conclusione della von Speyr che raggiunge quella di Barth e di Origene: l'ultima realtà non può essere il no dell'uomo, bensì il sì di Dio. E se l'inferno è talmente reale da provocare dolore e sofferenza (è dunque assurdo parlare di inesistenza) è anche vero che, avendolo Cristo attraversato e sconfitto con la sua morte obbediente, possiamo fondatamente sperare che esso sia vuoto. (Elio Guerriero)
- [Data la discesa di Cristo agli inferi] non c'è nessuna morte che non possa essere recuperata, nemmeno la più dannata, perché chi tra i figli degli uomini può paragonarsi al Figlio eterno, dove si tratta dell'esperienza dell'eterna origine da Dio Padre, dell'eterno dipendere e del sempre nuovo sgorgare da lui, dell'esistenza nella fonte della generazione? Chi come lui quindi può valutare nella profondità ultima che cosa vuol dire essere abbandonato, piantato in asso dal Padre? quale poena damni è comparabile a questo? (Hans Urs von Balthasar)
- Prima di risorgere egli è disceso agli inferi, nel fondo oscuro della storia e della materia, per darle energia e direzione verso la luce, l'amore, la libertà. Se io comincio a pensare che nelle profondità della materia e della mia carne, nelle parti più oscure del mio essere, egli è sceso per illuminare e trasfigurare, per risuscitare amore e bellezza, allora anch'io partecipo alla risurrezione di Cristo che risorge per l'eternità dal fondo del mio essere, energia che ascende, germe di vita, vita germinante. (Ermes Ronchi)
- Tuo Figlio, Padre, dopo essere morto in croce, ha accettato anche di essere inviato all'inferno, nella landa più abbandonata e desolata in cui mai nessun vivente ha posto piede. Egli lo ha fatto per prendere parte più pienamente a tutti i tuoi misteri, per mostrarti che non è mai stanco del tuo servizio e non è mai sazio del suo amore per te. Con questo sovrappiù della discesa all'inferno è andato oltre il di più della croce. (Adrienne von Speyr)
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