Dies irae (film)
film del 1943 diretto da Carl Theodor Dreyer
Dies irae
Titolo originale |
Vredens dag |
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Lingua originale | danese |
Paese | Danimarca |
Anno | 1943 |
Genere | drammatico |
Regia | Carl Theodor Dreyer |
Soggetto | Hans Wiers-Jenssens (pièce) |
Sceneggiatura | Carl Theodor Dreyer |
Produttore | Carl Theodor Dreyer |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Dies irae, film danese del 1943 con Thorkild Roose e Lisbeth Movin, regia di Carl Theodor Dreyer.
Frasi
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Sento già la morte tirare il mio mantello, io la sto aspettando con coraggio e con speranza. Con la morte incomincia la vita. (Absalon)
- Quando penso a tutti quelli che ho visto morire, io penso ai loro peccati e ai miei peccati: al peccato. Mio Dio! Un istante di piacere, un peccato nascosto. Gesù mio, Signore, la nostra vita è terribile, terribile. (Absalon)
- Padre mio, tanta era la tua bontà che la mia vita sarà un inno di ringraziamento al Signore. (Martin)
Dialoghi
modificaCitazioni in ordine temporale.
- Merete: Quanto è difficile per i vecchi amare i giovani!
Absalon: Come per una giovane sposa entrare in una vecchia casa. - Martin: Il tuo polso. Lo sento battere.
Anne: Batte per te.
Martin: Il sole colorisce le tue gote.
Anne: Non è il sole, è la felicità.
Citazioni su Dies irae
modifica- Di altissima tenuta stilistica nella sua maestosità [...], di grande ricchezza psicologica e sapiente rievocazione storica, è una vetta nell'itinerario di Dreyer e nella storia del cinema. Per il regista danese – al di là delle interpretazioni che se ne possono dare – la più terrificante sequenza musicale della liturgia cristiana diventa un inno alla vita e alla libertà contro il fanatismo, l'intolleranza, la cecità spirituale degli uomini. (il Morandini)
- Non il montaggio è lento, ma il movimento dell'azione. La tensione si crea nella calma. (Carl Theodor Dreyer)
- Questo film è prima di tutto una dolente parabola sull'intolleranza e la superstizione. Ma anche un'acuta riflessione sull'impossibilità di attribuire schematicamente colpe e assoluzioni: ogni personaggio, e Anne in primo luogo, manifesta una personalità ambigua e contraddittoria, che non permette allo spettatore di dare giudizi certi. Certa è solo la condanna al dolore, unico mezzo possibile per raggiungere purezza e chiarificazione (che Dreyer sintetizza nel volto tormentato di Lisbeth Movin), e il peso dell'orrore, di cui si è insieme vittime e responsabili (come nella scena finale in cui Anne, circondata da chierichetti salmodianti, decide di confessare). (Il Mereghetti)
- Uno dei capolavori assoluti del cinema di tutti i tempi. Il rigore nella ricerca delle immagini (ispirata alla grande pittura fiamminga), la fotografia del paesaggio, la forza e l'intelligenza delle idee espresse dall'autore fanno di Dies Irae un film memorabile. (il Farinotti)