Corrado Stajano
Corrado Stajano (1930 – vivente), giornalista e scrittore italiano.
Citazioni di Corrado Stajano
modificaIntervista di Antonio Gnoli, Rep.repubblica.it, 26 maggio 2018.
- Mio padre era di Noto. Finita la guerra fu mandato col grado di capitano a Cremona dove conobbe mia madre. In quella città spadroneggiava Farinacci. E fu nel 1922, alla vigilia della marcia su Roma, che i fascisti assaltarono l'edificio della prefettura. Fedele alla monarchia e allo Stato, mio padre ebbe il compito di proteggere la sede prefettizia. Ci furono dei morti dalla parte degli squadristi. Il ras Farinacci invocò il martirio fascista. Fu in quel momento, nella confusione e collusione dei poteri governativi, che il fascismo trionfò. Era il 1922, la marcia su Roma fu la ciliegina.
- [...] quanto ad Ambrosoli, mi stupì enormemente il confronto tra il suo studio e quello di Michele Sindona. Come se i due spazi riflettessero le due diverse dimensioni umane: in uno si respirasse aria pulita e nell'altro le peggiori tossine.
- Qualcuno mi ha definito "scrittore civile", onestamente mi pare una definizione pigra. Se civile significa avere ben presente la differenza tra bene e male allora, partendo dal grande Dostoevskij, sono tanti gli scrittori che possono fregiarsi di questo aggettivo.
- Ci sono parole che pesano più di altre, che vogliono essere taumaturgiche, ma in realtà sono soltanto vuote. "Cambiamento" è una di esse. Oggi piace al pubblico, che è diventato popolo sovrano grazie a un clic. Sono troppo vecchio e smaliziato per non vedere nell'ideologia del cambiamento quello che il principe di Salina vedeva nel proprio tempo. Vecchiaia e scetticismo sono un buon antidoto alle facili illusioni.
Africo
modificaGli africoti odiano il mare. Un mare quasi sull'uscio di casa, blu carico, con bordi celeste madonna e striature vinose. I villini dei capomastri non sono riusciti ad alterare la natura selvatica della costa e lunghe spiagge sono rimaste immacolate. Tra gli abitanti di Africo Nuovo nessuno possiede una barca e non esiste un marinaio o un pescatore. Andare sulla scogliera verso Brancaleone e guardar giù i sassi bianchissimi che si intravedono sul fondo esaurisce ogni rapporto col mare. Un odio di immigrati costretti in un elemento estraneo. Anche Cesare Pavese, confinato politico nel 1935, proprio a Brancaleone, 11 chilometri da Africo, odiava il mare, ma aveva, se non altro, il conforto dell'ironia del letterato e la certezza che il suo soggiorno era obbligato ma breve: «La spiaggia è sul mar Jonio che somiglia a tutti gli altri e vale quasi il Po»
L'8 gennaio 1980 Giulio Einaudi e io fummo assolti dal Tribunale di Torino con la formula piena: «Il fatto non costituisce reato». In quei giorni i giovani comunisti della costa jonica della Calabria stamparono e appiccicarono ai muri dei loro paesi un manifesto che diceva: «Ogni tanto la prepotenza non vince».
Per me fu una medaglia al valore.
Bibliografia
modificaCorrado Stajano, Africo, Il Saggiatore, 2015. ISBN 9788842821441
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