Cannibal Holocaust

film del 1980 diretto da Ruggero Deodato

Cannibal Holocaust

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Titolo originale

Cannibal Holocaust

Lingua originale italiano e inglese
Paese Italia
Anno 1979
Genere horror, avventura, drammatico
Regia Ruggero Deodato
Sceneggiatura Gianfranco Clerici
Produttore Franco Palaggi
Interpreti e personaggi
Doppiatori originali
Note
Musiche: Riz Ortolani

Cannibal Holocaust, film italiano del 1979 con Robert Kerman e Francesca Ciardi, regia di Ruggero Deodato.

Il progresso tecnologico trionfa, e quelli che all'inizio del secolo sembravano sogni impossibili oggi sono stati di gran lunga superati. Ottant'anni fa non si volava, oggi la discesa del primo uomo sulla luna è già un ricordo. Durante questo nostro ventesimo secolo, la civiltà ha fatto più passi avanti che in tutti i millenni precedenti. Oggi, il mondo nuovo degli scrittori avveneristici bussano già alle porte. Eppure, non dobbiamo dimenticare che sulla Terra esistono ancora i selvaggi, uomini il cui livello sociale non è andato aldilà dell'età della pietra, esseri il cui livello morale è rimasto al istinto della giungla, primitivi che vivono in un mondo ostile e spietato dove vige ancora la legge del più forte. È per ricordarci questo che quattro nostri ragazzi sono partiti per girare uno straordinario reportage di grande interesse per ricordarci che il progresso tecnologico non è l'unico traguardo che si pone di fronte all'umanità. Non ci può essere una vera scienza senza un'autentica coscienza. (Telecronista)

  • Uno yacumo prigioniero è meglio di un passaporto per andare nell'Inferno verde. (Soldato)
  • Anche se non ci sono piranhas, c'è sempre qualche caimano. (Chaco Losojos)
  • Abbiamo ripreso la marcia verso la terra dei terribili yanomamös, o popolo degli alberi, e degli shamatari, o popolo delle paludi, due tribù in guerra da sempre. Per la verità, anche i terribili yacumo non erano poi i diavoli che ci avevano dipinti. Sono primitivi, è chiaro, ma con un codice di comportamento di convivenza umana, senso dell'onore, dell'ospitalità e della giustizia, ovviamente primitiva. La cosa sicura è che Alan Yates e la sua troupe sono passati dal villaggio, e da quanto abbiamo potuto capire i yacumo attribuiscono loro la colpa di una grande calamità. Cos'è accaduto? Questo è il mistero. (Harold Monroe)
  • Non siamo riusciti a sapere nulla dagli yanomamös, solo quell'orologio che ci è stato dato come saldo di un debito. Ma verso di noi sempre quello stesso atteggiamento di diffidenza e di paura. Allora ho deciso di tentare uno sperimento psicologico: togliermi i vestiti, le armi, tutto. Solo un uomo come loro, nudo nella natura. (Harold Monroe)
  • Adesso noi passiamo all'azione. Tu filma tutto quello che puoi. Questi indigeni sono dei coglioni. Questa è la più grossa occasione che ci possa capitare: il massacro degli yacumos assaliti da una tribù nemica, e noi lo gireremo dal vero. (Alan Yates)
  • Siamo riusciti così in qualche modo a stabilire delle relazioni diplomatiche con i yacumo. Ma chi siamo noi per loro? Non avevano mai visto un bianco in vita loro e non conoscevano l'effetto di un colpo di fucile. È una specie di incontro ravvicinato in cui noi facciamo la parte degli extraterrestri. Sicuramente hanno paura della nostra potenza, ma non possiamo in alcun modo giudicare fino a che punto siamo in grado di controllarli. (Shanda Tomaso)
  • Abbiamo discusso a lungo se tornare indietro o proseguire. È stato duro metterci d'accordo. Forse hanno ragione gli altri. Non si sfida due volte la fortuna, e Dio sa se ne abbiamo avuta fino ad ora. Le medicine, le munizioni sono quasi alla fine, eppure noi tireremo avanti. Sapete che cosa li ha convinti? L'occasione di diventare famosi, di arrivare finora dove il tempo si è fermato a tre o quattromila anni fa. (Alan Yates)
  • [Mentre Alan filma la troupe che stupra una ragazza yanomamö] Smettila, Alan! Ci resta poca pellicola. Vuoi sprecarla in questi modi stronzi?! (Shanda Tomaso)
  • [Di fronte alla ragazza yanomamö impalata] Oh santo cielo! È inimmaginabile. È orribile. Non riusciamo a capire il perché di questa spietata punizione. Probabilmente è legata a qualche oscuro rito sessuale. Ma noi non possiamo accettare gli aspetti primitivi di questa... giustizia. (Alan Yates)

Dialoghi

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  • Soldato: Quando il curaro va in circolo nel sangue, non c'è più niente da fare. Meglio la pallottola che la freccia di una cerbottana.
    Tenente Ochoa: Ma noi l'antidoto l'abbiamo dato in tempo?
    Soldato: Sì, l'antidoto! Quello funziona una volta su dieci col curaro, se poi non è già scaduto quando ce lo mandano.
  • Tenente Ochoa: Gli ordini sono di aiutarla in tutti i modi, ma come aiutarla questo lo decido io. Voi antropologi, missionari, vi sognate alla notte i posti come questo. Noi qui invece non li sogniamo, li viviamo giorno per giorno e spesso ci moriamo.
    Harold Monroe: Per quanto mi riguarda, cercherò di darle meno noie possibili, ma devo riuscire a spingermi fino alle tribù yanomamö, e spero che lei potrà lavorare con me [...] ad organizzare nel migliore dei modi questa spedizione.
    Tenente Ochoa: E come potrei rifiutare? Lei l'ha chiesto a suo governo, il suo governo l'ha chiesto al mio, il mio l'ha ordinato a me. Ma io posso fare ben poco, e soprattutto non posso garantirle di riportare indietro la pelle.
  • Chaco Losojos: Strani tipi, i yacumo. Sono dei buoni guerrieri e non hanno paura di nessuno, tranne che del popolo degli alberi.
    Harold Monroe: Il popolo degli alberi?
    Chaco Losojos: Nessun bianco li ha mai visti, e se qualcuno li ha visti, non è tornato vivo per raccontarlo.
  • Harold Monroe: Che stai facendo?
    Chaco Losojos: È un regalo per il nostro amico yacumo. Una fiutata di questa roba e diventerà abbastanza allegro da dimenticare per un po' il suo odio per noi.
  • Dirigente televisivo #1: Lei sarebbe il conduttore ideale.
    Dirigente televisivo #2: Ma certamente, sia come scienziato, sia come testimone, professore.
    Harold Monroe: Sì, ma non credo che a voi interessi molto l'aspetto scientifico e, in ogni caso, vorrei vedere prima il materiale. Nessuno sa ancora cosa ci sia in quelle bobbine.
    Dirigente televisivo #2: Professor Monroe, posso assicurarle che nei filmati ci sarà sicuramente ciò che desideriamo.
    Harold Monroe: Può essere, ma nessuno di noi li ha visti.
    Impiegata: Noi purtroppo, però, non abbiamo il tempo di aspettare che siano sviluppati e stampati. Dobbiamo girare subito le interviste. Il programma è di attualità ora. Il mese prossimo sarà già superata.
  • Impiegata: Non avrei mai potuto immaginare una cosa simile. A questo punto, mi chiedo se non abbiano usato gli stessi metodi anche nei loro famosi reportage di guerra.
    Harold Monroe: Non lo so. Ma per quanto mi riguarda, la cosa finisce qui.
    Impiegata: Ma vuole scherzare?
    Harold Monroe: No. Non posso certo avallare un vero e proprio crimine come questo. E allora? Che dovrei fare? Raccontare tutta la verità? Sarebbe uno scandalo incredibile.
    Impiegata: Ma che dice, professore? Qua bisogna essere realistici. Noi ormai non possiamo farci più niente al punto in cui noi siamo. La BBC ha finanziato due spedizioni, e adesso dovremmo dire ci dispiace, ma non se ne fa più niente?
    Harold Monroe: Ah, certo. Il tipico ragionamento commerciale. Chiarissimo, senza dubbio. Ma io non c'entro. Io mi chiamo fuori. Se io andassi avanti come se niente fosse, mi sentirei altrettanto responsabile quanto loro. E con questo non voglio dire che lei, difendendo il suo lavoro, non diventi una specie di mostro.
    Impiegata: Be', non lo credo neanch'io, ma forse dovrei pensarci sopra.
    Harold Monroe: Già, magari. Si rende conto di quello che hanno fatto laggiù? Pensi a se dei selvaggi le entrassero in casa, le distruggessero tutto, appiccassero il fuoco bruciando lei e i suoi cari, e tutto questo per ricavarne poi un bello spettacolino per accontentare un pubblico che gode a vedere quell'orrendo massacro. Questo le sembrerebbe molto civile? Giustificherebbe chi ci guadagna su?
  • Harold Monroe: Non sto parlando come scienziato, signori, ma come uomo. Il materiale girato da Alan Yates è osceno, disumano, improponibile.
    Impiegata: Sìsì, certo. Ormai tutti noi abbiamo capito chi era Alan Yates e siamo disgustati quanto lei. Ma questo materiale può essere montato in modo corretto.
    Harold Monroe: Può darsi che non sia stato chiaro. Ma io, io rifiuto di collaborare in qualunque maniera a questo programma.
    Impiegata: Aspetti, professore. Mi ascolti. Noi abbiamo in mano il più sensazionale reportage che sia mai stato girato, e dovremmo buttarlo? Noi abbiamo anche dei doveri. Informazione è un dovere. Diremo che il negativo era inutilizzabile?
    Harold Monroe: Sì. Sì. È proprio questo quello che voglio. Il resto del materiale io l'ho visto, voi no. Ho visto anche quello che i tecnici si sono rifiutati di montare per il disgusto. Se voi lo vedeste, non avreste nessuna esitazione, ve l'assicuro.

[Fra sé e sé, uscendo dall'edificio] Mi sto chiedendo chi siano, i veri cannibali. (Harold Monroe)

Citazioni su Cannibal Holocaust

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  • Pochi film hanno suscitato controversie come questo, il cannibal movie per eccellenza, un film del quale non si sa se sia preferibile prima parlare male delle inutili sofferenze inflitte realmente agli animali o se sia meglio lodare la grande capacità registica qui dimostrata da Deodato, ai vertici della sua abilità di narratore astuto e anticonvenzionale. Cinico, infame e violento – tanto per restare in tema cinematografico – e nello stesso tempo portatore di una tesi non banale sullo sfruttamento capitalista del Terzo Mondo, è un film che fa del paradosso la sua natura principale. (Dizionario dei film horror)
  • Cannibal Holocaust è un film impossibile da ripetere, perché è frutto della creatività di quel dato momento storico. Un film piacevole da girare, in cui mi sono divertito, in cui ho dato libero sfogo al mio istinto, giorno per giorno. E forse è proprio per questo che è venuto così bene.
  • Gli animalisti infuriati si sono ricordati di me in questi ultimi anni, ogni volta che faccio vedere il film a un festival. A Trieste e Anzio ho ricevuto i maggiori insulti e addirittura dopo trent’anni, ad Anzio, la polizia ha bloccato la proiezione di Cannibal Holocaust. Gli animalisti dovrebbero prendere esempio da un popolo civile quale quello inglese, che passati trent’anni ha riabilitato il film; mi hanno persino festeggiato davanti a un gran pubblico londinese, promovendo il film a cult movie.
  • Io non ho voluto fare uno splatter, io ho voluto fare una denuncia. I giornalisti vogliono fare uno scoop e dove non c’è lo creano e nessuno dice nulla. Io invece faccio un film e me lo tagliano, me lo vogliono bruciare, mi mettono i 18 anni. Sai chi ha scoperto che era una denuncia e adesso è diventato un cult? Gli inglesi. È uscito in Inghilterra dopo 30 anni, l’ha visto un censore e l’ha fatto passare. 1500 studenti hanno scritto una relazione e tutti quanti hanno capito quale fosse il vero spirito di Cannibal Holocaust. Sono stato invitato a cena all’ambasciata italiana in Inghilterra, e l’indomani mattina c’è stata la proiezione. Il pubblico era molto diverso, più maturo, più “normale”. Pensa che la moglie di Joe Dante quando mi ha conosciuto è rimasta sorpresa che fossi una persona normale. I critici mi paragonano a Mattei o Joe D’amato, ma come cazzo fai? Io ho fatto 60 film come aiuto regista di Rossellini, Corbucci, Margheriti e tanti altri... di che parliamo? Perché mi devi mettere con gli squalificati? Che oltre tutto mi hanno imitato. Io sopravvivo perché ho abbracciato tutto, faccio pubblicità, televisione, documentari, fiction. Adesso mi sono cimentato con questo film, forse passerò dei guai ma chi se ne frega?
  • Mi fanno ridere quelli che lo definiscono film horror. Non è horror! È un film neorealistico, che narra di verità profonde, pratiche cannibaliche assolutamente orrende ma che esistevano ed erano quindi una realtà che io ho riportato il più fedelmente possibile su pellicola.
  • Mi hanno crocifisso per aver ammazzato un maialino in Cannibal Holocaust, ma ai miei tempi uccidere il maiale era una cosa normale, come quando moriva un parente, tutti andavano a vederlo prima che lo portassero via. Adesso le mamme, quando gli muore il padre, dicono ai figli : "Devi ricordare il nonno quando era vivo", in questo modo annullano la morte.
  • Pensavo di fare un film di cronaca di quei tempi. La televisione trasmetteva servizi con scoop violenti che alcuni giornalisti mistificavano pur di far effetto sul pubblico.
  • Penso che quel film sia arrivato un po' come arriva il coniglio nel cilindro di un mago: è raro che possa ripetersi più di una volta. Però non ha avuto un grande successo in Italia, anzi direi che è stato quasi sfortunato. Chiaramente mi ha dato qualche guaio, ma nonostante questo in Italia nessuno si ricorda di me per quel film: tutti pensano a Ruggero Deodato per I ragazzi del muretto, per la pubblicità di UniEuro, ma nessuno parla di Cannibal Holocaust né di Uomini si nasce poliziotti si muore. Non si fanno più film così, nessuno in Italia ce la fa, eppure un film come quello non viene valorizzato, nessuno pensa mai a quello che ho fatto oltre alle pubblicità o alle fiction. Se invece ti trovi ad andare fuori dal mio Paese, già per esempio a Lugano, tutti mi accolgono a braccia aperte.
  • Se io avessi realizzato Cannibal Holocaust come i due ragazzi che poi hanno fatto The Blair Witch Project - Il mistero della strega di Blair, che hanno usato internet per farsi pubblicità, probabilmente sarebbe arrivato a molte più persone, però, malgrado me l'abbiano ucciso, castrato, sequestrato e condannato, forse avrebbe avuto meno forza tra gli appassionati, perché all'epoca molte delle persone intervistate all'uscita del cinema dicevano: "Questo è un film che Deodato ha già fatto anni fa". Questo mi ha meravigliato perché il film ha dormito per 20 anni e poi è stato riscoperto proprio quando è uscito The Blair Witch Project: da allora loro non hanno fatto più nulla e io invece vado a firmare autografi in tutto il mondo. Quindi è strano come funziona internet.

  Citazioni in ordine temporale.

  • Stavo sostituendo un altro attore che aveva lasciato la pellicola per qualche ragione prima ancora che fosse girata. Per quanto ne so, rinunciò quando era all'aeroporto a New York, e non so perché. Non so niente di lui. Tutto ciò che so è che lo sostituirono con me, e la ragione per cui mi chiesero la taglia dei miei piedi era che avevano già comprato i costumi. Così avevano un paio di stivali 41 per l'attore che doveva interpretare Alan Yates, e siccome avevo la misura giusta non importava che avevo studiato con Uta Hagen, uno dei più grandi insegnanti di recitazione del ventesimo secolo, non importava che avevo fatto tre tour nazionali di Qualcuno volò sul nido del cuculo, niente di tutto ciò importava. Era la misura dei miei piedi.
  • [Sulla scena della scimmia] Fu allora che mi resi esattamente conto in cosa ero andato a cacciarmi. Solo che a quel punto non sapevo se l'avrebbero fatto a noi. In parole povere, non sapevo se era un film snuff o no.
  • Il giorno in cui arrivai sul set, Ruggero disse "Bene, in questa scena discenderai sul villaggio e vieni qui e spari al maiale". E il succo di questa scena, sai, è che stavi dominando questa cultura primitiva e che Alan Yates non si sarebbe fermato a nulla pur di ottenere del filmato. Così voleva che io "discendessi" sul villaggio, sparassi il maiale e poi avrei dovuto recitare queste righe direttamente alla telecamera in stile documentaristico. E io dissi "Quindi quando dici di sparare il maiale, intendi dire... cioè, sono munizioni vere?", e lui disse "Ma certo". E io dissi "Be', non vedo il senso. Possiamo semplicemente fingere, dato che questo è cinema". Ma lui disse "No, voglio che tu spari davvero a questo maiale". Ora, ero stato in barca con questo maiale, quindi avevo stabilito un piccolo rapporto col piccoletto, e io non sono il tipo di persona che sparerebbe un maiale che non mi ha fatto niente. Così dissi "No, non lo farò". E Ruggero, senza perdere un colpo, disse "Luca! In questa scena discendi sul villaggio, spari il maiale e Gabriel recita le sue righe alla telecamera". Penso che la mia relazione con Ruggero cambiò in quel momento col maiale. [...] Così Ruggero mi fece seguire ovunque dal ragazzo del copione tutto il giorno. Mi disse "Devi farlo. Ho solo un maiale, quindi devi farlo bene al primo tentativo". E io avevo questo lungo paragrafo di monologo che voleva che io recitassi di fronte alla telecamera. Così, "discendemmo" sul villaggio, lo provammo e lo feci bene. Poi lo riprovammo, e lo feci bene, e poi l'avremmo fatto per davvero. [...] Sentii lo sparo: bùm! E poi sentì lo strillo del maiale: iik! E la mia mente si annebbiò. Mi voltai verso la telecamera. [...] Ruggero era dietro la telecamera. Lui sapeva esattamente cosa stava succedendo, e agitava verso me il pugno: "Brutto stronzo!"
  • Il livello di crudeltà sul set era qualcosa di ignoto a me. Ero stato su un certo numero di set e c'era sempre un qualche tipo di controllo. Ma qui non c'era niente del genere.
  • [Sulla scena della capanna in fiamme] Era terrificante. So quant'è spaventoso guardare questo film. Vederlo mentre lo giravano era ugualmente spaventoso. Potrebbe essere stato ancora più spaventoso, perché c'erano vere persone là dentro, e non sono sicuro quanto venivano pagate, o se venivano pagate. Per quanto ne so, gli davano solo un pranzo.
  • Il contrasto tra ciò che mi era stato insegnato, chi credevo di essere e ciò che stavo facendo era così grande che era pressoché come essere in un mondo totalmente diverso e, quando vedo questo film, era davvero un mondo totalmente diverso. [...] Quando tornai a New York ero in una città totalmente diversa ed ero una persona totalmente diversa. Come ho detto, avevo una relazione quando sono partito. Un mese dopo il mio ritorno, quella relazione finì. Non ero sicuro di cosa provare dopo averlo fatto, e ciò che feci fu più o meno di cercare altre persone che erano state nei film dell'orrore e ci siamo più o meno frequentati. [...] Ci siamo frequentati un po' e parlammo di come ci si sente ad essere in un film dell'orrore e poi cercare di tornare nel mondo del cinema e del teatro, e vendersi come un attore che l'ha fatto. All'epoca non era un buono spunto per me. Innanzitutto, nessuno lo conosceva. Nessuno in New York ne aveva mai sentito parlare, e ci volle qualche anno prima che qualcuno lo conoscesse, e io non ne avevo alcun nastro, quindi non avevo alcun modo d'usarlo per fare carriera. [...] Non so se veramente mi abbia aiutato tanto come attore.
  • Sono morto? Così pare. Ma, sai, può darsi che Alan Yates non sia morto in quella scena. Può darsi che ci sia stato qualcosa di più losco in gioco. Potremmo scoprirlo presto.

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