Camilla Baresani
scrittrice italiana
Camilla Baresani (1961 – vivente), scrittrice e giornalista italiana.
Citazioni di Camilla Baresani
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- Fagioli, ossa, lacrime, stelle marine, àncore, profili di cuori, serpenti a sonagli e scorpioni. Elsa Peretti è la donna che ha introdotto nell'immaginario del lusso lo chic delle forme semplici, naturali, primitive. "Amo la natura, ma cerco di cambiarla un po', non di copiarla" ha detto. E infatti, per Tiffany, di cui è stata designer dal 1974 sino a pochi anni fa, ha plasmato l'essenza di questi oggetti tramite argento, legno, lacca, seta, vetro, bamboo, oltre ai più scontati oro e pietre preziose, usati da tutti i creatori di gioielli. Da allora, l'hanno imitata in molti, ma Elsa Peretti detiene oltre al primato un tocco personale immediatamente riconoscibile e, di fatto, irripetibile.[2]
- Greci, romani, Annibale, vandali, visigoti, bizantini, longobardi, normanni, francesi, spagnoli... È incredibile quanto "mondo" sia passato da Caggiano, prima che nel Novecento i suoi abitanti cominciassero a emigrare in America ed Europa.[3]
- Il sesso? Mannò, ormai lo fanno solo i portoricani.[4]
- Ma poi... poi è arrivato Romanzo criminale - La serie. Capita come L'albero degli zoccoli: se non si è del luogo (bergamasco là, romano qui), sfugge il significato di qualche battuta. Ma va bene così: finalmente una parlata necessaria, anzi doverosa. Non la solita inflessione trasandata, ma un calco filologico del romanesco da suburra. Perfettamente in tono con le azzeccate fisionomie degli attori (quasi tutti bravi da non credere e, essendo facce nuove, ci si chiede dove fossero rintanati sinora), ai dialoghi (decisamente ben scritti), al taglio della regia (Stefano Sollima, scaltro e contemporaneo), all'intreccio (credibile e avvincente), al montaggio (ritmato al punto giusto, senza autocompiacimenti), al lavoro di scenografi e costumisti (magnifica ricostruzione degli anni 70), alla colonna sonora (coinvolgente). Insomma, una volta tanto, siamo di fronte a un prodotto televisivo italiano di cui andar fieri, come della Ferrari e del Barolo.[5]
- «Sai» le dissi con improvvisa voglia di sdrammatizzare, «come tutti gli egoisti di buon cuore non sopporto la vista delle persone che rendo infelici.»[6]
iO Donna, dicembre 2011; ripubblicato in camillabaresani.com.
- Spesso quello che vediamo non è una verità ma un'interpretazione. Prendiamo, per esempio, la signora davanti a me. Potrei certamente dire che vedo una vecchia coi capelli grigiastri, i lineamenti aguzzi, lo sguardo incavato e smarrito – forse rivolto a ricordi confusi e a pensieri appannati. Potrei persino lamentarmi perché ho perso tempo: che senso ha andare fino a New York per incontrare una persona che quasi non comunica, per via di qualche malattia senile che le ha tolto la parola e forse anche il pensiero? Ora invece cambiamo interpretazione: potrei dire che la donna di 74 anni in piedi accanto a me è guizzante come una ragazza e che, anziché esprimersi con le parole, tende a farlo col corpo, tra l'altro spiegandosi benissimo. Potrei aggiungere che commuove la tenerezza con cui si stringe al bellissimo uomo che le è accanto, anche perché lui la cerca continuamente con lo sguardo e, accidenti, ditemi voi se non vorreste essere lei, Trisha Brown, la ballerina e coreografa che ha rivoluzionato il mondo della danza contemporanea, mano nella mano col suo allievo Lee Serle, giovane ballerino e coreografo australiano dallo sguardo sognante, uno che mentre balla (l'ho visto da meno di un metro) riesce a far guizzare ogni muscolo, persino quelli del collo e del viso.
- Ditemi voi se alla sua età non vorreste avere un corpo come il suo, che ballando è in grado di volteggiare e slungarsi e arricciarsi e snodarsi, anche se per camminare in una stanza, tra tanta gente che è lì per onorarla, ha bisogno di essere tenuta per mano. Dev'essere qualcosa di simile a quello che capita ai balbuzienti: appena si tratta di cantare si sciolgono e per miracolo gli fluiscono le parole senza inceppature.
- Trisha Brown è tra i grandi coreografi del '900 quella che più ha reso estreme le possibilità del corpo, rivoluzionando la concezione di spazio, gravità, fluidità. "Sto cercando di raggiungere la danza perfetta, è questo che mi spinge a innovare", ha dichiarato per spiegare la continua evoluzione del suo percorso coreografico. Arrivata a New York nel '61, ha iniziato sguinzagliando la propria immaginazione con improvvisazioni, teatro d'avanguardia, pittura astratta, studio delle danze afro-americane. Erano anni di gran fervore avanguardistico, tra il Greenwich Village e SoHo, e la Brown diede il suo contributo portando la danza fuori dai teatri, sui tetti, nei giardini, nelle zone postindustriali di Manhattan. Coreografie astratte, antinarrative, spesso in assenza di musica, per le quali è stata coniata la definizione di postmodern dance.
Sette, marzo 2013; ripubblicato in camillabaresani.com.
- Partiamo dal numero di ore dormite: quattro e mezza al giorno, ogni giorno. Questo per dire che, certo, potenzialmente tutti possiamo farcela, ma non tutti abbiamo il rigore e l’energia fisica e mentale di Cristina Bowerman. A 46 anni, Cristina ha un compagno, un figlio di 5 anni, due cucine di ristorante, una stella Michelin, e una serie di titoli di studio che le sono serviti per vincere sfide con se stessa più che per svolgere il suo attuale lavoro. Per chi non la conoscesse, è un vanto nazionale, la donna dei due mondi, una “case history” da raccontare. [...] Nasce a Cerignola, provincia della provincia (di fatto, il nostro Midwest), studia al linguistico a Bari, si laurea in Giurisprudenza ("Un ripiego momentaneo"), lavora in uno studio legale per un paio d'anni, poi decide di fare un viaggio da sola attraverso gli Stati Uniti. Il terzo giorno, da New York, chiama la madre e le dice: "Mi trasferisco qui". Finita la vacanza, vende tutto quello che possiede e riparte per gli USA. Tornerà in Italia solo cinque anni più tardi.
- Diventa menu production manager di una catena di 16 ristoranti californiani. Si appassiona al design, alla grafica, al marketing, li studia in corsi universitari, si sposa con un americano (il signor Bowerman, da cui divorzierà mantenendo il cognome, per mimetizzarsi meglio). Non basta: si trasferisce ad Austin, Texas, "la città più hippy e all'avanguardia dell'America". Fa la grafica, compra casa coi soldi che ha guadagnato, divorzia, e a un certo punto decide di cambiare vita e iscriversi nella neo-università locale di Cordon Bleu, dove in due anni si laurea col massimo dei voti, lavorando di notte da Starbucks. [...] A questo punto la nostra eroina ha 32 anni. "Mi dò dieci anni per sfondare", si ripromette. E quindi fa la gavetta nella cucina di un ristorante "5 diamonds" e decide di aprire un suo locale ad Austin.
- Nuove peripezie, finché il 9 gennaio 2006 inizia l'avventura di Glass Hostaria, a Trastevere. Niente più America: Cristina ha deciso per una sfida diversa. Si tratta di risollevare le sorti di un locale con una bella posizione, un design innovativo, ma privo di "un'identità di cibo". Detto, fatto... Con lei Glass conquista nel 2010 una stella Michelin. Non basta. Diventa socia di Fabio Spada nella gestione del ristorante, con lui si fidanza e decidono di avere un figlio ("Ho visto in Fabio un padre perfetto"). Non basta ancora: con i fratelli Roscioli, lei e Fabio hanno aperto da pochi mesi Romeo, un innovativo ristorante-caffè-negozio nel quartiere Prati.
Note
modifica- ↑ Da Se il sapere di Wikipedia è al 91% degli uomini, Corriere della Sera.it, 20 luglio 2012.
- ↑ Da Elsa Peretti, iO Donna, gennaio 2016; ripubblicato in camillabaresani.com.
- ↑ Da Ristorante Panorama – Caggiano (SA), Sette, Corriere della Sera, marzo 2013; riportato su CamillaBaresani.it.
- ↑ Da Porco Agosto, articolo per Il Foglio, agosto 2002.
- ↑ Da Romanzo d'autore, Il Sole 24 Ore, 23 novembre 2008; citata su Cattleya.it.
- ↑ Da Sbadatamente ho fatto l'amore.
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