Caduta del comunismo in Albania

processo storico

Citazioni sulla caduta del comunismo in Albania.

Citazioni modifica

  • – Albania comunista era come prigione. Nessuno è entrato o uscito per cinquant'anni. Adesso gli stranieri possono entrare, ma gli albanesi non possono uscire.
    – Ma dove volete andare? Macché, voi pensate che in Germania e in Italia stanno aspettando a voi? La libertà è troppa. Tutta assieme fa male.
    – Ora qua chi è che comanda?
    – Sempre gli stessi comandano. Hanno cambiato il nome, hanno mandato via i più vecchi e più corrotti, ma il popolo ha fame, è disperato.
    – Siete stati viziati. Lo Stato ha sempre solo pensato a tutto. La verità è che adesso è il momento di rimboccarsi le maniche, darsi da fare. Per carità, con questo non voglio dire che dovete fare da soli.
    – Ma sai qual è il reddito mensile di un albanese? Quindicimila lire. Un medico guadagna ventimila. Mancano i capitali. (Lamerica)
  • Basta vedere i vecchi collaborazionisti sconfitti dai partigiani ed emigrati in America dopo la guerra: ora tornano in massa in Albania per realizzare il loro sogno di un paese asservito al capitalismo. È la stessa gente che io ed Enver abbiamo sconfitto nel '44 sulle montagne. Gli stessi che stavano dalla parte di Hitler e di Mussolini. Gli stessi che io ed Enver combattiamo da una vita. Venduti. Traditori. (Nexhmije Hoxha)
  • Enver Hoxha era un dittatore, la vita era grama sotto di lui, eppure ho la sensazione che il capitalismo stia producendo nuovi squilibri. Gli albanesi stanno accorgendosi che il toccasana occidentale ha delle controindicazioni. Oggi per fare un dollaro ci vogliono 100 Lek. (Gianni Amelio)
  • Gli studenti erano consapevoli di quello che stavano cercando. Secondo loro, volevano il cambiamento del sistema, cambiamenti politici. Così, in quel momento, ho capito che era giunta l’ora di dare all’Albania il pluralismo politico. (Ramiz Alia)
  • I serbi approfittano della situazione albanese. A loro fa comodo che noi si finisca nel caos. (Ramiz Alia)
  • Immaginiamo l'Albania sei mesi dopo la caduta del regime. C'è una specie di interregno, in cui allo sbando della gente si sovrappone lo sbando dei vertici. La confusione, ai livelli bassi e alti, regna sovrana. E i furbi ne approfittano. (Gianni Amelio)

Ismail Kadare modifica

  • Fu una grande vittoria per il popolo albanese, una prova del suo livello di civiltà. Le conseguenze di questa vittoria non si sono fatte attendere: l’Albania democratica ha preso a marciare sia nel bene che nel male. Purtroppo, quel corso naturale degli eventi non ha tardato a deteriorarsi. All’inizio sopportabile, la tensione tra la destra al potere e la sinistra che l’aveva perduto siè apocoapocoesacerbata fino a sfociare in una violenza verbale inedita nella storia di quel paese. Si sarebbe detto che gli albanesi rimpiangevano che il loro addio al comunismo fosse avvenuto così tranquillamente e che una sete di scontro si stava impadronendo di loro. In altre parole, lo scenario sinistro che non aveva avuto la possibilità di prodursi alla caduta del comunismo tentava nel presente di tornare alla luce.
  • Gli albanesi hanno dimostrato di non volere più la dittatura. Ciò che era necessario per rovesciare un regime del genere, capace di usare le armi e il crimine, poteva portare a violenze simili o peggiori di quelle rumene in quanto in Albania era più difficile cancellare le atrocità commesse dal regime. Poteva succedere così o l’esatto contrario: un distacco drastico con il vecchio regime senza violenza che poteva essere forse più efficace, ma 20 anni fa nessuno poteva prevedere l’alternativa migliore. Credo che un’opinione generale si era creata e si sono evitati spargimenti di sangue.
  • L'Albania oggi potrebbe essere felice, per via della libertà conquistata. Ma pretende di più. E se lo merita, io credo.
  • Per far fronte alle pressioni, sia interne che esterne, lo stato albanese prometteva ogni cosa senza cercare effettive soluzioni, ingannava i cittadini continuamente, ma in realtà nessuno aveva intenzione di fare qualcosa e lo dico in piena consapevolezza. Dalla corrispondenza avuta con il Capo di Stato di quel periodo, Ramiz Alia, ho saputo che erano tutte fandonie, niente di vero, per questo ho sentito il dovere di trovare una maniera per farlo sapere al popolo albanese e al mondo. Come ben sapete in Albania questo non poteva succedere, non c'era la minima libertà di stampa. La dovevano smettere con le allusioni e i doppi sensi, si doveva parlare apertamente al popolo e dirgli la verità. Era tempo di far decidere il popolo, per questo ho ritenuto indispensabile allontanarmi in ogni modo dall'Albania.
  • Quando l'Albania, paese di dittatura staliniana per eccellenza, rovesciò il comunismo senza violenza né spargimenti di sangue, fu una sorpresa per molti, in primo luogo per gli albanesi stessi. Per 45 anni due generazioni erano cresciute con l' idea che il paese potesse esistere solo come paese comunista; si pensava che se, per ipotesi, il comunismo fosse stato spazzato via, ciò avrebbe comportato un unico finale disastroso: l'Albania sarebbe stata smembrata o, peggio ancora, cancellata dalla superficie terrestre. Al vecchio slogan romantico in voga nei Balcani nel XIX secolo: "La libertà o la morte!" se ne era sostituito un altro: "Il comunismo o la morte!".
  • Se il Partito comunista avesse iniziato un vero processo di democratizzazione, in particolare l'avvicinamento all'Europa Occidentale, sarebbe sicuramente stato sostenuto dai cittadini albanesi. Invece ha usato inganni per prolungare il suo potere di una decina d’anni. Il popolo Albanese non poteva più aspettare. Se fossero stati sinceri, avvicinandosi all'Occidente, accogliendo la tanto menzionata “opportunità tedesca” sarebbe stato diverso, ma hanno rovinato tutto con le loro mani.

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