Bramante

pittore e architetto italiano del XVI secolo

Donato "Donnino" di Angelo di Pascuccio detto il Bramante (1444 – 1514), architetto e pittore italiano.

Raffigurazione di Bramante

Citazioni di Bramante modifica

  • Qual de le forze sue si fida tanto | che vincer crede Amor, Morte o Fortuna, | tropo s'engana, e io sol per quest'una | cagion son posto a sempiterno pianto, || ché sentendome Amor dar questo vanto, | né vincerme potea con arte alcuna, | l'arme del sangue mio vaga e digiuna, | per vil, sdegnato, la getò da canto. || Poi, tra sé murmurando, in terra scese: | «Se tu il cor credi aver facto adamante, | et io del sangue arò[1] che sempre il lese[2]». || Indi m'aparve in sì gentil sembiante, | che con un guardo sol me vinse e prese, | poi tornò in cielo, et io rimase amante. [fonte 1]
  • Come el tempo se muta in un momento, | se muta el mio pensier che gli è sequace. | Or ch'io credea solcar tal mar in pace, | veggio alla vella[3] mia turbar il vento. || Silla[4] latrar non molto longe sento,| fortuna[5] ognora contra me più audace. | O mondana speranza, o ben falace, | come in un poncto fai lieto e scontento! || E quelle due lucente e vive stelle[6] | che me mostraron il porto di salute | nel dì ch'intrai nel pelago infinito, || se sono al mio nocièr[7] facte ribelle, | e in sì spietate nebole[8]involute, | ch'altro non so che desperar del lito.[fonte 2]
  • «Bramante, tu sei mo'[9] troppo scortese, | ch'ognor mi mandi calze[10] a dimandare, | e metti in parte un monte de dinare. | Te par sì puoco, se ti fuo[11] le spese?». || «Meser, a fede ch'io non ho un tornese[12]. | Deh, toim'un[13] soldo, e poi fami impicare». | «Come, da corte non ti fai pagare? | Tu hai pur là cinque ducati il mese». || «A dire el ver, le corte èn[14] come i preti, | ch'acqua e parole e fumo e frasche[15] danno. | Chi altro chiede, va contra i divieti[16]». || «Coh, el tuo Bergontio[17], Marchesin[18], che fanno? | Non hai tu i lor favor?». «Deh, stiansi cheti, | tutti siam sordi ove monete vanno. || Ma tornïamo al panno. | Se tu refai de lacca[19] i miei taloni, | butarò i bolzacchin[20] per li cantoni[21]».[fonte 3]

Citazioni su Bramante modifica

  • Egli era dunque l'uomo adatto - pittore, poeta, disposto alle cose dilettevoli - per allestir feste quali allora si volevano [presso la Corte di Milano] e per dipingere figure di eroi e di poeti; non fu certo illetterato e incapace di scrivere, come qualcuno volle, poiché abbiamo sott'occhio lettere sue firmate che ricorderemo. Anzi i suoi scritti e i suoi versi ce lo mostrano uomo arguto, dedito alle lettere, umanista d'idee e d'aspirazioni benché creatore d'opere artistiche meglio che di ben tornite frasi. (Francesco Malaguzzi Valeri)

Gustavo Giovannoni modifica

  • Con Bramante l'architetto ritorna padrone della sua opera, e dei grandi spazi prima della superficie; dell'organismo prima che dell'epidermide. In questo veramente Bramante raccoglie e ravviva la eredità di Roma. Tutta la magnifica tradizione costruttiva e spaziale, che gli architetti dei monumenti sorti nel periodo imperiale romano avevano sostituito alla mirabilmente gelida ed infeconda perfezione greca, rivive nell'opera bramantesca; da cui poi deriva, come stirpe di un antico patriarca, una serie di schemi e di forme architettoniche che in breve tempo sbaraglia tutta la nordica invasione gotica e riconquista tutta l'Architettura al pensiero latino. Il vero stile della Rinascenza come fiume che raccoglie i piccoli affluenti ma che principalmente deriva da un'unica chiara fonte, con Bramante diviene essenzialmente italiano, soltanto italiano; per diventare poi stile universale, pur rimanendo italiano.
  • Non è esagerato dire che [per Bramante] l'unico paragone possibile che si presenterà alla mente sarà quello con Dante Alighieri. Nel nome della latinità e sotto le insegne dell'impero, Dante ha rinnovato il linguaggio, ha plasmato il pensiero italiano, ed è oggi dopo sei secoli più vivo che mai. Bramante, nella modesta formula del risuscitare «la buona Architettura antica », ha dato alla tradizione una cosi possente dinamica da rielevarla ad una vasta funzione di vita nuova, ed ha riassunto in sé l'Architettura italiana portandola a divenire dominatrice Architettura mondiale.
  • Se l'Architettura italiana, considerata quale documento permanente e quale espressione augusta della nostra civiltà, assumerà finalmente negli studi di estetica e di storia, nella coscienza del pubblico e delle persone còlte, il posto che risponda alla sua continuità ed alla sua importanza nella vita nazionale, una figura altissima, veramente titanica, di eroe apparirà tra gli spiriti magni del nostro paese: quella di Bramante di Urbino, il più grande ed il più italiano degli architetti italiani.

Note modifica

  1. Avrò. Cfr. nota a p. 78 di Sonetti e altri scritti.
  2. Il lece, il lice, è sempre possibile. Cfr. nota a p. 78 di Sonetti e altri scritti.
  3. Vela. Cfr. nota a p. 80.
  4. Scilla. Cfr. nota a p. 80.
  5. Nel duplice significato di fortuna e tempesta.
  6. Gli occhi della donna amata che guidano come stelle il navigante. Cfr. nota a p. 80.
  7. Amore. Cfr. nota a p. 80.
  8. Nebbie. Cfr. nota a p. 81.
  9. Ora. Cfr. nota a p. 93.
  10. Calze da uomo lunghe, aderenti che si indossavano nel Rinascimento, sovente tirate fino alla vita per mezzo di lacci e stringhe. Cfr. nota a p. 88.
  11. Pago. Cfr. nota a p. 94.
  12. Moneta antica di scarso valore. Cfr. nota a p. 93.
  13. Dammi. Cfr. nota a p. 94.
  14. Sono. Cfr. nota a p. 94.
  15. Raggiri, inganni Cfr. nota a p. 94.
  16. Divieti, norme che regolano la vita di corte. Cfr. nota a p. 94.
  17. Bergonzio Botta, regolatore delle entrate del Duca, appassionato cultore di antichità. Cfr. nota a p. 94.
  18. Marchesino Stanga, patrizio e segretario ducale, ricoprì inoltre la carica di sovrintendente all'erario e di provveditore dell'annona; come il Bergonzio fu collezionista di antichità ed epigrafi. Cfr. nota a p. 94.
  19. Pelle lucida di pregio, verniciata. Cfr. nota a p. 94.
  20. Stivaletti da uomo, alti fino a mezza gamba, usati per cavalcare e nella cattiva stagione. Cfr. nota a p. 68.
  21. Via. Gli stivaletti erano calzati solo per nascondere i buchi delle calze vecchie. Cfr. Nota a p. 94.

Fonti modifica

  1. Sonetto VIII, in Donato Bramante, Sonetti e altri scritti, a cura di Carlo Vecce, Salerno editrice, Roma, 1995, pp. 42-43. ISBN 8884021707
  2. Sonetto XII, in Donato Bramante, Sonetti e altri scritti, a cura di Carlo Vecce, Salerno editrice, Roma, 1995, pp. 45-46. ISBN 8884021707
  3. Sonetto XXI, in Donato Bramante, Sonetti e altri scritti, a cura di Carlo Vecce, Salerno editrice, Roma, 1995, p. 53. ISBN 8884021707.

Opere modifica

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