Bione di Boristene

filosofo greco antico

Bione di Boristene (III sec. a.C.), filosofo greco antico.

  • Bisogna conservare gli amici qualunque essi siano, perché non si pensi che abbiamo avuto amici cattivi o abbiamo rinunziato ai buoni.[1]
  • Chi è giovine usa la forza, ma invecchiando vale per la prudenza.[2]
  • Come i pretendenti, non riuscendo a entrare in intimità con Penelope, se la facevano con le sue ancelle, così pure chi non è in grado di raggiungere la filosofia inaridisce nello studio delle altre discipline, che al confronto non valgono nulla.[3]
  • [A proposito di un ricco spilorcio] Costui non possiede la roba, ma la roba lui.[2]
  • È impossibile piacere alla moltitudine, se non diventando un pasticcio, o del vino dolce.[4]
  • È preferibile largire ad un altro la propria giovanile bellezza anzi che cogliere quella altrui: ciò infatti si risolve in un danno del corpo e dell'anima.[5]
  • Facile la via dell'inferno, perché vi si va a chiusi occhi.[6]
  • Gran male il non poter sopportare il male.[7]
  • I micragnosi si curano della proprietà come se appartenesse a loro, e non ne traggono utilità come se appartenesse ad altri.[8]
  • I più travagliati di tutti, sono quelli che cercano le maggiori felicità.[9]
  • I ragazzini tirano pietre alle rane per divertimento, ma le rane muoiono veramente, e non per divertimento.[10]
  • Istoltissima cosa è che il Re, nel pianto, a sé i capelli isvelga, come se il dolore si alleggerisse pel farsi calvo.[11]
  • La gloria è madre di affanni.[12]
  • [Sulla ricchezza] Nerbo degli affari.[7]
  • Non bisogna sparlare della vecchiaia, alla quale tutti desideriamo giungere.[13]
  • [Sulle perdite patrimoniali] Non è meno doloroso ai calvi che ai ben chiomati il sentirsi strappare i capelli.[14]
  • [Biasimato di non procacciarsi un giovane da istruire] Non si può prendere coll'amo il cacio molle.[15]
  • Supponiamo che si possa rendere fertile il proprio campo lodandolo: credo che sarebbe un errore [se], anziché lodarlo, [si] insistesse a lavorarlo. Sicché neanche lodare un uomo è cosa assurda, se solo in virtù delle lodi diventa utile e fertile.[16]
Se per lodare il campo potessi renderlo fruttuoso e fertile, non farei errore ad usar più tosto la lode che la zappa, ed ora non prenderei in coltivarlo travaglio. Così non fallirebbe l'uomo nel lodare altrui, se con le laudi portasse giovamento e gran profitto al lodato.[17]
  • Tanto la prudenza vince l'altre virtù, quanto la vista gli altri sensi.[18]
  • Tutte le faccende degli uomini sono somigliantissime agli inizi (che essi hanno avuto), e la loro vita non è più santa o più seria dell'atto del loro concepimento, <sono ricondotti al nulla> coloro che dal nulla sono nati.[19]
  • [Sulla presunzione] Un impedimento al progresso.[2]
  1. Citato in 1962, IV, 51.
  2. a b c Citato in 1842, IV, 50.
  3. Citato in Plutarco, De liberis educandis, cap. 10, in Tutti i Moralia.
  4. Citato in Giacomo Leopardi, Pensieri, cap. LIII, a cura di Marilena Salvarezza, Biblioteca Italiana Tascabile, Milano, 1995.
  5. Citato in 1962, IV, 49.
  6. Citato in 1842, IV, 49.
  7. a b Citato in 1842, IV, 48.
  8. Citato in 1962, IV, 50.
  9. Citato in Giacomo Leopardi, Detti memorabili di Filippo Ottonieri, cap. VI, in Operette morali, a cura di Alessandro Donati, Laterza, Bari, 1928, p. 140.
  10. Citato in Plutarco, De sollertia animalium, cap. 7, in Tutti i Moralia.
  11. Citato in Marco Tullio Cicerone, Quistioni tusculane, traduzione di anonimo toscano cinquecentesco, a cura di Michele dello Russo, Stamperia del Diogene, Napoli, 1851, p. 123.
  12. Citato in 1962, IV, 48.
  13. Citato in 1962, IV, 51.
  14. Citato in Lucio Anneo Seneca, Della tranquillità dell'animaDella brevità della vita, a cura di Luigi Castiglioni, Paravia, Torino, 1930, p. 39.
  15. Citato in 1842, IV, 47.
  16. Citato in Plutarco, Quomodo adulator ab amico internoscatur, cap. 16, in Tutti i Moralia.
  17. Come si possa distinguere l'amico dall'adulatore, cap. XXIII, in Opuscoli di Plutarco, traduzione di Marcello Adriani il giovane, a cura di Francesco Ambrosoli, Nobile, Napoli, 1841.
  18. Citato in 1842, IV, 51.
  19. Citato in Lucio Anneo Seneca, La pace dell'animo, 15,4, a cura di Paola Raimondetti, UTET, Torino, 2016. ISBN 88-511-3884-4.

Bibliografia

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  • Diogene Laerzio, Le vite dei filosofi, traduzione di Luigi Lechi, Molina, Milano, 1842.
  • Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, a cura di Marcello Gigante, Laterza, Bari, 1962.
  • Plutarco, Tutti i Moralia, coordinamento di Emanuele Lelli e Giuliano Pisani, Bompiani, Milano, 2017. ISBN 88-587-7742-8.

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