Attentati di Nāṣiriya
attacchi terroristici in Iraq dal 2003 al 2006 contro le forze armate italiane
Citazioni sugli attentati di Nāṣiriya.
Citazioni
modifica- Da 19 anni, commozione e rabbia si fondono e si confondono; rabbia, perché una ferita del genere, per un evento così crudele e assurdo, non si può e non si deve rimarginare; commozione, perché - come disse l'allora Ministro della Difesa, Antonio Martino, nel riferire alle Camere i fatti di quel giorno terribile - vogliamo continuare a credere nella missione di pace, stabilità e solidarietà per la quale essi sono caduti. (Pino Bicchielli)
- Da questi scranni ricordiamo che, neanche venti anni fa, i nostri ragazzi cadevano nella trincea della libertà, in un Medio Oriente ancora avvolto dalla furia oscurantista. (Pino Bicchielli)
- È in questa parola - sacrificio - che c'è la grandezza di un'azione insieme normale ed eroica, compiuta dalle vittime di quell'attentato. Compirono un'azione che, in quanto tale, celebra il sacro, celebra ciò che importa, celebra il valore che dà un senso alla vita. Che cosa c'era di sacro in quella missione in terra irachena? C'era l'adesione al giuramento che ognuno di loro aveva prestato alla Repubblica, il sigillo estremo al vincolo indissolubile di fedeltà alla Costituzione e a quell'articolo 52 che impone come sacro il dovere del cittadino di difendere la Patria. (Giorgio Mulè)
- L'attentato portò tutti noi a valutare le difficoltà di quelle missioni e i pericoli per i nostri militari; una valutazione che dobbiamo continuare a fare a fronte delle missioni di pace che i nostri contingenti continuano a svolgere in numerosi teatri di guerra e lo dobbiamo, soprattutto, fare noi che sediamo in Parlamento. (Benedetto Della Vedova)
- L'orrore di quella strage e la perdita di tante vite innocenti, sacrificate nel nome della pace e della libertà, ci fa capire ancor di più quanto sia difficile tentare di ricostruire un Paese dopo o nel corso di un conflitto e ci ammonisce sull'importanza, durante qualsiasi guerra, di perseguire con tutte le forze i tentativi diplomatici per il cessate il fuoco, per una tregua e, in prospettiva, per la pace e per la cooperazione tra i popoli. (Marco Pellegrini)
- Nonostante tutto quello che il nostro contingente aveva fatto, la nostra base purtroppo venne attaccata e si verificò quella che probabilmente fu la più grande strage che ha coinvolto i militari italiani dalla fine della Seconda Guerra mondiale, una strage che, per le modalità esecutive e per le ragioni che avevano portato lì il nostro contingente, colpì moltissimo l'opinione pubblica e indusse decine di migliaia di cittadini a sfilare davanti alle bare dei caduti esposte al Sacrario delle Bandiere del Vittoriano nel giorno dei funerali di Stato. (Marco Pellegrini)
- Ricordo bene quel 12 novembre 2003, ricordo bene anche i giorni successivi. Mentre una piccola parte di anti italiani si divertiva a scrivere sui muri la vergognosa scritta “dieci, cento, mille Nassiriya”, italiani perbene chiamavano i nostri caduti eroi. Sì, sono eroi, eroi non per essere caduti, eroi per essere partiti, eroi per aver scelto una vita non facile, una vita lontana da casa, dalle comodità, dagli effetti più cari. Sì, sono stati e sono eroi, uomini coraggiosi, uomini liberi, uomini con sogni, speranze, paure, orgogliosi di indossare la divisa e fieri di essere italiani. (Paola Maria Chiesa)
- L'attentato di Nassiriya è stato il più grave attacco alle truppe militari italiane dalla fine della Seconda guerra mondiale. La guerra entrò nelle case degli italiani alle 8,45 del mattino - a Nassiriya erano le 10,45 - come un lampo abbagliante. Il Paese rimase talmente turbato che la commozione pervase subito grandi e bambini. Tantissimi furono gli attestati di solidarietà nei confronti dell'Arma dei carabinieri e dell'Esercito italiano. Ricordiamo ancora le immagini struggenti dei fiori lasciati davanti alle caserme in moltissime città d'Italia.
- I caduti di Nassiriya - lo ricordo a tutti noi - erano in Iraq nell'ambito di una missione di peacekeeping volta a garantire l'incolumità della popolazione civile e a vigilare sulla ripresa della vita sociale in quel Paese.
- Dopo 19 anni Nassiriya diventa un monito per tutti e un onere al tempo stesso: mai abbassare la soglia di attenzione nei confronti del terrorismo internazionale, che si cela spesso dietro Governi nazionali impastati con il verbo della violenza e del sopruso.
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