Anna Kuliscioff

anarchica, medico e rivoluzionaria russa

Anna Kuliscioff, nata Anja Moiseevna Rosenštein (1855 – 1925), anarchica, medico e rivoluzionaria russa.

Anna Kuliscioff fotografata da Mario Nunes Vais nel 1908

Il monopolio dell'uomo modifica

Incipit modifica

Signore e Signori,
Voglio anzitutto confessarvi che, pensando intorno alla inferiorità della condizione sociale della donna, una domanda mi si affacciò alla mente, che mi tenne per un momento perplessa e indecisa. Come mai – mi dissi – isolare la questione della donna da tanti altri problemi sociali, che hanno tutti origine dall'ingiustizia, che hanno tutti per base il privilegio d'un sesso o d'una classe?

Citazioni modifica

  • [...] la donna d'oggi non è più quell’essere impersonale, senza individualità e senza cultura, che una volta fu. Siamo ben lungi dai tempi che la donna si considerava come un animale domestico, da potersi maltrattare, scacciare od uccidere a capriccio del suo padrone. (p. 5)
  • La donna quindi esercitava in tal modo lavori equivalenti a quelli dell’uomo, anzi lavori non solo equivalenti, ma ben più faticosi e molteplici. Chiunque abbia letto libri di viaggiatori o missionari sui popoli primitivi nell’Africa, nell'Australia o nelle isole abitate ancora da selvaggi, sarà probabilmente rimasto addirittura atterrito dalla sorte terribile che tocca alle donne. Se per l’uomo le occupazioni principali sono la caccia e la guerra, che, del resto, non sono continue, la donna invece deve continuamente attendere ai lavori più duri. (p. 7)
  • E come vien retribuita la donna – produttrice di tante e così svariate ricchezze in tutti i paesi d'Europa? Per rispondere a questa domanda, converrebbe far di nuovo ricorso alle cifre. Basti il dire che da tutte le statistiche – per quanto ancora scarse – si desume però, con sufficiente certezza, questa conclusione: che la donna, a pari lavoro, è sempre pagata molto meno, dell’uomo. (p. 20)
  • [Riferendosi alle donne impiegate] [...] lo Stato sembra incoraggiare i privati nell'ingiusto, odioso, vergognoso sfruttamento della donna. [...] Sembrerebbe quasi che anche il lavoro abbia sesso e si trasformi per il solo fatto che è una donna che lo esegue. Forse che la donna commerciante non affronta come l'uomo tutti i pericoli e le difficoltà del commercio, forse che paga meno tasse o che ha minore responsabilità se fa bancarotta? Eppure nelle Camere di Commercio essa non ha voce. (p. 26)
  • Insomma le prime medichesse hanno avuto qualche cosa di eroico nella lotta impari coi pregiudizi e sopratutto coi loro colleghi e, se hanno vinto, bisogna pur riconoscere (e non mi si sospetterà certo di voler adulare il mio sesso dopo tutto ciò che dissi prima) che per attività ed energia il sesso debole si è mostrato più forte del sesso forte. La donna oramai si è meritata il brevetto di capacità. (p. 32)
  • E così per le donne sono rimaste leggi ed istituzioni che hanno origine dalla forza brutale,consacrate e sanzionate dalla chiesa e diventate poi anche base dei codici civili vigenti.La causa delle donne però ha intanto progredito di molto, e gli uomini stessi, per quanto avvinti dall’abitudine, da interessi e sentimenti egoistici, dovettero anch’essi velare, mitigare e trasformare la loro dominazione. (da Condizione della donna attraverso la storia, p. 36)
  • In America c’è voluto un mezzo secolo di lavoro femminile nell’industria, nell’istruzione pubblica, nelle professioni libere, nessuna esclusa, perché le donne americane ottenessero, non il diritto al voto deliberativo, che si è ottenuto in uno solo degli Stati Uniti,ma soltanto il diritto al voto consultivo nei corpi politici, nelle commissioni legislative e nelle assemblee generali.(da L'indipendenza economica condizione dei diritti civili e politici, p. 43)

Il voto alle donne modifica

Citazioni modifica

  • Direte, nella propaganda, che agli analfabeti spettano i diritti politici perché sono anch'essi produttori. Forse le donne non sono operaie, contadine, impiegate, ogni giorno più numerose? Non equivalgono,almeno, al servizio militare la funzione e il sacrificio materno, che danno i figli all'esercito e all'officina? Le imposte, i dazî di consumo, forse son pagati dai soli maschi? Quale degli argomenti, che valgono pel suffragio maschile, non potrebbe invocarsi ugualmente per il femminile? Domandate ai socialisti belgi ed austriaci se l’aiuto delle lavoratrici, nella loro campagna pel suffragio, non ebbe "alcuna influenza benefica immediata"! Vi risponderanno che proprio nelle donne trovarono i più coraggiosi entusiasmi e le maggiori abnegazioni. (da Suffragio universale?, pp. 11 -12)
  • Facciamo pure buon mercato dei Congressi e dei partiti socialisti, se così vi piace. Ma Turati non può non ricordare la esperienza nostra, i nostri tentativi, la nostra propaganda, a lungo esercitata, nel proletariato femminile; tutto quel lavoro che, se poi si arenò (e ne vedremo le cagioni), bastò però a dimostrare come il risveglio delle donne lavoratrici crescesse in ragione diretta della nostra azione, idealisticamente socialista, esercitata in mezzo a loro. (da Suffragio universale a scartamento ridotto, p. 20)
  • Ma perché le donne — al di là della solidarietà di sesso — appartengono anch'esse alle varie classi sociali, e il voto femminile, limitato alle sole classi superiori, si risolverebbe in un voto plurimo, concesso alle classi antagoniste al proletariato, ed equivarrebbe a una vera restrizione del voto proletario. (da Suffragio universale a scartamento ridotto, pp. 22-23)
  • Un'ultima parola, e questa, ed è di preghiera, alle compagne socialiste. Partecipino esse — poche o molte che siano — dappertutto, alla solennità dell'imminente primo maggio; vi sostengano, dovunque, il diritto anche delle donne alla conquista del voto; si preparino a intervenire numerose al prossimo Congresso socialista, per rivendicarvi lo stesso diritto. Confido che voci giovani e forti avranno ben maggiore efficacia della mia voce — infiacchita dal grigio tramonto! (da Suffragio universale a scartamento ridotto, pp. 24-25)

Explicit modifica

  • Il partito socialista italiano non deve, non può, rinunziare ad aumentare le forze proletarie. Il reclutamento contemporaneo, per la conquista del suffragio universale, degli uomini e delle donne del lavoro, non nasconde alcuna ingrata sorpresa, e sarà, ne ho ferma fede, ricco di vantaggi incalcolabili, economici e politici, per tutto il proletariato. — All’opera, dunque!

Proletariato Femminile modifica

Incipit modifica

Invitata da varie società femminili per fare una chiacchiera sulla questione della donna, accettai l’invito di gran cuore, perché anche le disgrazie servono a qualche cosa di buono. L’inferiorità della posizione sociale della donna a qualunque classe essa appartenga fa sì che la collaborazione che la donna professionista può prestare alle donne operaie non potrebbe mai essere sospettata di secondi fini.

Citazioni modifica

  • Altro che le otto ore di lavoro! Una donna sola ne lavora abitualmente per due uomini e non ha per consigliere morale che il prete e la comara. (p. 72)
  • La nostra via sarà aspra e lunga passeranno anni ed anni, come lo fu in America, prima che la donna conquisterà quei diritti elementari di cui godono gli uomini. Il tempo non deve sgomentare: se i frutti del nostro lavoro non li goderemo noi saranno le nostre figlie [...]. Non voglio essere uccello di cattivo augurio ma credo fermamente che neppure una repubblica socialista semmai venisse presto ci avrebbe reso quella giustizia che ci spetta. La donna, avvenisse anche una rivoluzione economica sarà sempre considerata dalla maggioranza degli uomini come ignorante, un cervello di paglia, che potrebbe essere un inciampo alla loro opera rinnovatrice e ci lascerebbero per un gran pezzo a sorvegliare la pentola e fare la calza. (p. 74)

Citazioni su Anna Kuliscioff modifica

  • A Milano non c'è che un uomo, che viceversa è donna, la Kuliscioff. (Antonio Labriola)
  • Fatta di poca carne martoriata, [...], e di una grande anima. Obiettrice di coscienza nata: perennemente alle prese con i dubbi di tutti e specialmente con i propri. (Antonio Greppi)
  • Si sa: talora il medico può suggestionare l'ammalato, ma Anna Kuliscioff suggestionava tutti, ammalati o sani, e forse più i sani degli ammalati. Io non so donde venisse il suo fascino: ma nessuno poteva sottrarvisi. Non era possibile nasconderle nulla. Quei suoi occhi celesti – tutto era celeste e biondo e chiaro, così chiaro in lei! – penetravano, cercavano, frugavano, scoprivano. Avvicinandola la prima volta si provava quasi un senso di disagio. Certo chi aveva qualche cosa da nascondere non si faceva più vedere. (Mario Borsa)

Claudia Mancina modifica

  • Aveva qualcosa di profondo in comune con la sua infelice omonima, la Karenina[1]. Come lei – sebbene così diversa negli interessi, nelle attività, nelle scelte – malata d'amore, affetta da una nevrosi sentimentale che le dettava un bisogno d'affetto incolmabile, irrimediabile, che neanche la passione politica poté mai alleviare.
    E anche lei incontrò il suo Vronskij[2], nella persona di Andrea Costa, socialista romagnolo, che l'amava sì ma in modo troppo prosaico e tradizionale per poter rispondere alla sua richiesta di amore assoluto, di totale e completa appartenenza delle anime, e insieme di intimo rispetto.
  • Bellissima e dolce, la lunga treccia bionda, gli occhi cerulei che sembravano investigare l'anima dell'interlocutore, la figura minuta ed elegante, sempre vestita con cura, tra cappelli piumati e pizzi neri, sin dall'inizio della sua bruciante vicenda politica la giovane russa somigliava, più che ad una severa nichilista, all'eroina di un romanzo di Tolstoj.
  • Il segno politico lasciato dalla Kuliscioff è relativo alla questione femminile; anzi al legame tra questione femminile e movimento socialista. Rispetto a questo problema aveva una netta impostazione teorica, e una strategia politica conseguente. Con ispirazione marxista ortodossa, pensava che la questione femminile fosse un aspetto di quella sociale, che si sarebbe risolta con l'emancipazione del proletariato.
  • La Kuliscioff pensava che le donne avessero un enorme potenziale di lotta: il Partito doveva legarle a sé inserendo i loro obiettivi nel suo programma. E su questo criticava ferocemente il Partito socialista italiano, che a differenza di quello tedesco tardava a capire che le donne erano la metà del proletariato.

Note modifica

  1. Anna Karenina, protagonista dell'omonimo romanzo di Tolstoj.
  2. Amante di Anna Karenina.

Bibliografia modifica

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