Adelaide Ristori

attrice teatrale italiana

Adelaide Ristori (1822 – 1906), attrice teatrale italiana.

Adelaide Ristori in una litografia di Eduard Kaiser del 1856

Citazioni su Adelaide Ristori modifica

  • Accade un po' dei giornalisti come degli attori: che la loro opera, avendo carattere momentaneo e quotidiano, non sopravviva alla loro morte: e non c'è chi possa poi ricordarla e discuterla, se non tra chi n'abbia avuto in tempo diretta e personale conoscenza. Che sappiamo e che sapremo mai, noi giovani, di Gustavo Modena e d'Adelaide Ristori? Parole. (Silvio D'Amico)
  • Adelaide Ristori oltremonte ed oltremari sarà una celebrità, ma in Italia non è che una valentissima attrice. Oltremari ed oltremonte, ella si esprime con le pose e col gesto, e le basta di poter sorprendere in qualche modo, sapendo di non essere compresa, e non ignorando che l'opinione risparmia l'incomodo di pensare: in Italia ove tutti la intendono, ove le si indovinano persino le intenzioni, è troppo manierata, troppo convenzionale, e spesso non vera, come sul fiorire dell'età sua. (Francesco Regli)
  • Finora ella aveva, tranne qualche rara volta, dato saggio di talento e disinvoltura somma nella commedia e nel dramma soltanto; perocché il più delle volte eranle state affidate le parti in questi teatrali componimenti; ed anzi chi l'aveva ammirata nelle commedie singolarmente di Goldoni, d'Avelloni e di Nota, od in quelle del teatro francese, tanto era stato penetrato dall'altezza del merito suo, da ritenerla nata fatta unicamente per siffatto genere. Quella tal quale leggerezza e forza comica che spiegava, quella facilità ed incanto di sorriso, parevano quasi escludere in lei la possibilità d'una egual riuscita nella tragedia, nella più difficile arte di piangere e di indurre al pianto; ma nella novella sua posizione andava a dare una formale mentita a tal giudizio, ed a chiarire anzi come la fosse stata creata singolarmente per questi storici personaggi, per questi straordinarii caratteri, per queste straordinarie passioni della tragedia, tanto vi dimostrava le acconce disposizioni. La leggiadria greca delle forme, la mobilità della fisionomia atta alla varia espressione de' diversi affetti, la modulazione della voce facile e delicata nella tenerezza, robusta nel corruccio, e più che tutto il fascino dello sguardo, suscettibile di assumere all'uopo la terribilità, erano doti di certo che da quel giorno davano sicura malleveria di gloriosi successi anche nel tragico arringo. Lo che equivaleva dunque a ritenerla come mirabilmente sortita ad essere somma attrice nel più largo senso della parola. (Pier Ambrogio Curti)
  • Fu per universale consentimento la più grande artista del suo tempo. (Luigi Rasi)
  • Impersonò quell'arte romantica, che voleva parlare ben forte ai cuori e trascinava in vortice di alte malinconie e di fulgori la giovinezza che sogna l'amore, la virilità che combatte, tutte le anime che hanno sete d'una appassionata parola. (Raffaello Barbiera)
  • L'avete voi, lettori, veduta nella Mirra?[1]
    No?...
    È impossibile allora dipingervi degnamente la insuperabile Attrice.
    Lo scultore ed il pittore potranno bensì riprodurvi le artistiche movenze di lei, che tutte sono bellissime e squisite, potranno rendervi il ritratto di quella donna d'una avvenenza tutta artistica e tragica; ma cogliere l'espressione di tutti quegli affetti che ad ogni istante si vien cangiando sulla mobile sua fisionomia a seconda delle passioni che tenzonano il cuore di Mirra; ma tradurre questo suo sguardo ora affascinante per voluttà, ora terribile pel furore che l'agita, quando indagatore e quando languido; ma dire indegnamente del prepotere del suo accento onde scolpisce i suoi detti, della dolcezza incantevole e della terribilità della voce; non me, non altro umano intelletto, ma virtù di angelo si vorrebbe. (Pier Ambrogio Curti)
  • La scena, l'arte sua non le erano campo bastante alle investigazioni della mente. Ella studiava tutto quello che capitavale sott'occhio nelle sue peregrinazioni in Italia e in tal guisa riuscì ad acquistare una cultura superiore a quella delle attrici in genere, cultura che le facilitò lo studio delle difficili parti cui si accinse in seguito, assicurandole sempre maggiori trionfi. (Emma Perodi)
  • Quando la signora Ristori andò per la prima volta in Francia, i nostri buoni vicini d'oltre Cenisio furono d'accordo, come non sono quasi mai, nell'affermare che a loro spettava il vanto di averla tratta dalla oscurità nella quale languiva per l'infingarda noncuranza degli Italiani. Andrea Maffei, che sapeva come le cose stavano, salutando a quel tempo l'attrice illustre, ammoniva:
I plausi nostri | t'erudir nell'agone ov'ora imprimi | solitarie vestigia e siedi in trono; | no, la Senna non fu; noi fummo i primi | a cingerti, o gran donna, il serto e gli ostri | di cui l'onda superba a te fa dono. (Ferdinando Martini)
  • Questa donna non si è stancata mai. Prima Ella cercò di raggiungere la perfezione nell’arte con sforzi inauditi, poi si familiarizzò tanto con la lingua francese da poter recitare in quell’idioma e nel 1882, quando già era avanti con gli anni, affrontò la difficoltà di rappresentare in inglese i capolavori di Shakespeare. (Emma Perodi)

Note modifica

  1. Tragedia di Vittorio Alferi, scritta tra il 1784 e 1786.

Altri progetti modifica