Igor' Fëdorovič Stravinskij

musicista russo naturalizzato francese (1882-1971)

Igor' Fëdorovič Stravinskij (1882 – 1971), compositore russo.

Igor' Fëdorovič Stravinskij, 1921.

Citazioni di Igor' Fëdorovič Stravinskij

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  • Ho ascoltato, e ho scritto ciò che ho ascoltato. Sono stato il recipiente attraverso cui è passata Le sacre.[1]
  • Il veleno del dramma lirico doveva essere proprio sottile e tenace per potersi insinuare fin nelle vene di quel gigante che è Verdi! Come non rammaricarci che il grande maestro dell'opera tradizionale, giunto al termine di una lunga vita costellata da tanti autentici capolavori, abbia coronato la sua carriera con quel Falstaff che, se non è la migliore opera di Wagner, non è nemmeno la migliore opera di Verdi?[2]
  • Più l'arte è controllata, limitata, lavorata, e più è libera.[3]
  • Se, come quasi sempre accade, la musica sembra esprimere qualcosa, si tratta di un'illusione e non di una realtà.[4]

Attribuite

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  • Un buon compositore non imita; egli copia.[5]
[Erroneamente attribuita] La citazione viene spesso erroneamente attribuita a Stravinskij. Fu Peter Yates il primo a sostenere questa attribuzione nel 1967, ma in realtà non ci sono molte evidenze a supporto di questa tesi. Una prima frase simile risale al 1892, William Henry Davenport Adams in quell'occasione però si riferì ai poeti e non agli artisti in senso lato: «i grandi poeti imitano e migliorano, mentre quelli piccoli rubano e si rovinano.» Poi nel 1920 Thomas Stearns Eliot scrisse (riferendosi sempre ai poeti): «I poeti immaturi imitano; i maturi rubano.» Nel 1959 comparve per la prima volta una frase simile in cui si faceva riferimento agli artisti e non ai poeti nello specifico: «Gli artisti immaturi prendono in prestito; gli artisti maturi rubano.» Versioni leggermente diverse di questa citazione sono state in seguito attribuite a Picasso (1988), Stravinskij (1967) e Faulkner (1974).[6]

Citazioni su Igor' Fëdorovič Stravinskij

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  • Ci sono primavere | che solo Stravinskij | riesce a comprendere. (Alberto Casiraghi)
  • Dirà che il "Falstaff" è opera perfetta in ogni suo elemento. Stravinskij, da vero Petruska, mutava spesso di umore e di idee, ma alla fine trovava sempre il pensiero giusto, come accadde poco dopo aver fatto la prima affermazione, allorché asserì che "Falstaff" era senz'altro un capolavoro assoluto. (Mario Rinaldi)
  • La nostra epoca talvolta è riuscita a stravolgere e a estraniare il significato dei più noti capolavori di Beethoven, ma basterebbe ascoltare con animo vergine la «Grande Fuga» op. 133 per quartetto d'archi per domandarsi stupiti come si sia potuto ancora scrivere della musica. Stravinskij afferma che «se la musica [della Grande Fuga] fosse riuscita a penetrare nella coscienza del suo tempo la Musica moderna avrebbe perso, molto prima, parte del suo mordente, e ora dove saremmo?». (Gianfranco Maselli)
  • La prima idea della Sagra[7] apparsa a Stravinskij fu quella della danza «sacrale» della fanciulla eletta, che danza fino ad estinzione delle proprie forze davanti ad un cerchio di savî prodigiosamente vecchi e come pietrificati. Immagine plastica quindi codesta prima visione, che doveva maturare per più anni nel cervello del Maestro sino al giorno della realizzazione. Immagine però che conteneva in sé tutto il dramma del grandioso fenomeno primaverile, ove – come dice Schaeffner – il simbolo della nuova vita si fa strada a traverso la più dura corteccia dell'albero, così come la danza dell'Eletta ridà forza e vigore agli esseri inanimati che la circondano. (Alfredo Casella)
  • La Summer sequence, che risentiva un poco dell'influenza ellingtoniana ed era la migliore delle due, ebbe il suo battesimo ufficiale al concerto dato dall'orchestra alla Carnegie Hall di New York il 25 marzo 1946. In quella occasione Herman e i suoi uomini presentarono anche, con legittimo orgoglio, mettendosi disciplinatamente agli ordini di Walter Hendl, direttore della Filarmonica di New York, quel'Ebony concerto che Igor Stravinskij, impressionato dall'ascolto di alcuni suoi dischi, aveva voluto scrivere per quell'orchestra. (Arrigo Polillo)
  1. Citato in AA.VV., Il libro della musica classica, traduzione di Anna Fontebuoni, Gribaudo, 2019, p. 251. ISBN 9788858022894
  2. Citato in Mario Rinaldi, Una lezione da un disco, La Fiera Letteraria, n. 17, aprile 1973.
  3. Da Poetica musicale; citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894
  4. Da Cronache della mia vita, p. 59.
  5. Citato in Peter Yates, Three Songs from William Shakespeare, 1967, p. 41; citato in La frase sugli artisti che rubano, ilPost.it, 23 dicembre 2017.
  6. Cfr.
  7. La sagra della primavera.

Bibliografia

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  • Igor Stravinskij, Cronache della mia vita, traduzione di Alberto Mantelli, SE, Milano, 1999. ISBN 88-7710-411-2

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