XVIII secolo

anni che vanno dal 1701 al 1800 incluso

Citazioni sul XVIII secolo.

  • È secolo questo sì ridondante di luce, che tu non trovi, non che paese, ma né cantuccio forse d'Europa, ove i raggi non s'incrocicchino e vicendevolmente non si permutino – Il sapere, in molte sue derivazioni e in più incontri, è come la musica per le vie dell'Italia ove può goderne chi nulla paga. (Laurence Sterne)
  • Fu solo nel corso del Settecento che le cose iniziarono a cambiare. Le molte, orribili miserie causate in Europa dai conflitti di religione portarono alcuni uomini a riflettere: è davvero così determinante a quale articolo del catechismo si creda? Non è più importante che uno sia buono e onesto? Non sarebbe meglio se gli uomini riuscissero ad andare d'accordo, anche quelli che hanno opinioni e fedi diverse? Se si rispettassero a vicenda e tollerassero le convinzioni del prossimo? Fu proprio questo il primo e più importante principio che venne allora formulato: il principio della tolleranza. La differenza di opinioni, così dicevano i sostenitori di questa tesi, può esserci solo nelle questioni di fede. Ma sul fatto che 2 + 2 = 4 sono d'accordo tutti gli esseri umani ragionevoli. E perciò è la ragione (o il buon senso, come anche si diceva) ciò che potrebbe e dovrebbe unire tutti gli uomini. Nel regno della ragione si può litigare a suon di motivazioni cercando di convincere l'avversario, ma la fede dell'altro, che è al di là della razionalità, va solo rispettata e tollerata. (Ernst Gombrich)
  • Il sec. XVIII era stato «una grande crisi d'orgoglio». Negata la trascendenza, s'era cercato di costituire un'etica, fondata sulla natura dell'uomo, creduta istintivamente buona e sul dovere e l'utilità sociale. Ma ormai si era constatato a che cosa si riducesse la presunta bontà naturale dei nostri simili, quando vi siano abbandonati, senza un freno etico. (Antonio Anzilotti)
  • La civiltà del Settecento riuscì a far prevalere il Superfluo sul Necessario. È il punto più alto raggiunto finora dalla civiltà. (Alberto Savinio)
  • La scienza si faceva pratica, e scendeva in mezzo al popolo. Non s'investigava più, si applicava e si divulgava. La forma usciva dalla calma scientifica, e diveniva letteraria; le lingue volgari cacciavano via gli ultimi avanzi del latino. Il trattato e la dissertazione divenivano memorie, lettere, racconti, articoli, dialoghi, aneddoti; forme scolastiche e forme geometriche davano luogo al discorso naturale, imitatore del linguaggio parlato. La scienza prendeva aria di conversazione, anche negli scrittori più solenni come Buffon e Montesquieu, conversazione di uomini colti in sale eleganti. (Francesco De Sanctis)
  • Si sono conosciute le vere relazioni fra il sovrano e i sudditi, e fralle diverse nazioni; il commercio si è animato all'aspetto delle verità filosofiche rese comuni colla stampa, e si è accesa fralle nazioni una tacita guerra d'industria la più umana e la più degna di uomini ragionevoli. Questi sono frutti che si debbono alla luce di questo secolo. (Cesare Beccaria)
  • Vero Leviatan fra i secoli, che ha voluto divorarli tutti, ebbe proporzioni colossali in tutte le sue ambizioni. Riempito d'un orgoglio gigantesco e perciò nemico degli dei. (Joseph Joubert)
  • L'uomo nei rapporti col suo Creatore è sublime, e la sua azione è creatrice: all'opposto, dacché si separa da Iddio e che agisce solo, non cessa di essere potente, perché è un privilegio della sua natura; ma la sua azione è negativa, e non ha per risultato che la distruzione.
    Non havvi nell'istoria di tutti i secoli un fatto solo che contraddica queste massime. Alcuna instituzione umana non può durare se non è sostenuta dalla mano che tutto sostiene; vale a dire se non l'è specialmente consacrata nella sua origine. Più ella sarà penetrata dal principio divino, più ella sarà permanente. Strano acciecamento delli uomini del nostro secolo! Essi si vantano dei loro lumi, ed ignorano tutto, poiché ignorano loro stessi. Non sanno né ciò che sono, né ciò che possono. Un orgoglio indomabile li spinge sempre a distruggere tuttociò che non hanno creato; e per operare delle nuove creazioni, si separano dal principio di ogni esistenza. Gian-Giacomo Rousseau lui stesso ha nondimeno detto assai bene: Uomo piccolo e vano, mostrami la lua potenza, io ti mostrerò la tua debolezza. Si potrebbe dire ancora con altrettanta verità e più profitto: Uomo piccolo e vano, confessami la tua debolezza, io ti mostrerò la tua potenza.
  • Sempre vi sono state delle religioni sulla terra, e sempre vi sono stati delli empj che le hanno combattute: sempre egualmente l'empietà fu un delitto; perché, siccome non può darsi religione falsa senza una qualche mescolanza di vero, così non può darsi empietà che non combatta qualche verità divina più o meno sfigurata; ma non può esservi vera empietà che quella che combatte la vera religione; e, per una conseguenza necessaria, giammai l'empietà non ha potuto produrre nei tempi passati i mali che ha arrecati ai giorni nostri; perché ella è sempre colpevole in ragione dei lumi che la circondano. È con questa regola che conviene giudicare il secolo XVIII°; perché è sotto questo aspetto che non rassomiglia ad alcun altro.
  • Uno dei grandi errori di un secolo il che li professò tutti, fu di credere che una costituzione politica potesse essere scritta e creata a priori, nel mentre che la ragione e l'esperienza si riuniscono per stabilire che una costituzione è un'opera divina e che ciò che havvi precisamente di più fondamentale e di più essenzialmente costituzionale nelle leggi di una nazione non potrebbe essere scritto.

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