Vittorio Giovanni Rossi

giornalista e scrittore italiano (1898-1978)

Vittorio Giovanni Rossi (1898 – 1978), scrittore e giornalista italiano.

Vittorio Giovanni Rossi, 1965

Citazioni di Vittorio Giovanni Rossi modifica

  • Cercare di capire la storia è come smontare un pianoforte per vedere dov'è una Sonata di Ludwig van Beethoven. (da Epoca; citato in Selezione dal Reader's Digest, marzo 1973)
  • Per avere una certezza, vale più una misura, che un sistema filosofico. (da Calme di luglio, Mondadori, 1973²)
  • Il tempo ha la proprietà fondamentale di scorrere sempre nel medesimo verso. (dalla prefazione a Sabbia)

Oceano modifica

Incipit modifica

- Questa carne sa di carta bagnata – dice Olsen.
– Non è né lesso né arrosto – dico io.
– È immangiabile – dice il giovane Nielsen e respinge il piatto.
(Nielsen è venuto in ritardo a mensa. Faccia cupa.
– Scusate: ero nella stazione della radio.
– Che vi è successo, Nielsen?
– Norvegia-Svezia, uno a uno. – E sotto il peso della sciagura nazionale, Nielsen s'è affocacciato sulla sedia).
Ora Nielsen se la piglia col camerotto Petersen. Petersen è l'espressione plastica della stupidità: aria ottusa da uovo sodo. Col piatto della disdegnata carne in mano, sereno e immobile ascolta Nielsen, e un sorriso ebete gli si sfoglia sulla faccia.
– Non ve la prendete, Nielsen – gli dico. – Volete sapere il menu di Magellano e della sua gente quando, passato lo Stretto, navigarono nel Pacifico? Per mesi tre e giorni venti: polvere di biscotto e vermi, più vermi che briciole di biscotto, condita d'orina di sorci; acqua gialla putrefatta; guarnizioni di cuoio degli alberi tenute a bagno nel mare per quattro o cinque giorni e poi cotte nella brace; segatura di tavole; sorci. I sorci erano pagati mezzo ducato l'uno a chi li catturava.

Citazioni modifica

  • Sotto il castello di prua i marinai cantano. Bjerke suona la fisarmonica. Una malinconica canzone, eppure le parole della canzone non sono malinconiche. Ma è che questa gente ha l'anima invernale.
    «Danziamo allegramente, pescatori, – senza pensieri e senza pena. – Verrà ben l'ora d'andare sul mare, – ma le nostre gambe saranno ancora stanche – di danzare». Così dice la canzone. E poi: «Viene la brezza dell'est – e il capitano fa alzare la randa. – Noi andiamo nel Breidifjord – e là gettiamo le reti e le lenze nel mare».
    – Bisogna ballarla con le donne – mi dice Bjerke quando la canzone è finita. – Con le donne. Allora, sì, che mette il fuoco ai piedi. Così, non c'è gusto. (p. 91)

Pelle d'uomo modifica

Incipit modifica

Chiesero a un pescatore di merluzzo dei Banchi di Terranova:
"Come lo pescate il merluzzo sui Banchi?"
"Con la nostra pelle" rispose l'uomo dei Banchi.

Citazioni modifica

  • Si può amare una nave come si ama una donna, anche di più. Certo, una nave non si ama tutti i giorni, tutt'altro: vengono giornate in cui si maledice alacremente lei, chi l'ha fatta, il giorno che ci si è messo il piede a bordo. Ma neanche una donna amata si ama tutti i giorni, e neanche lei va del tutto esente dalle maledizioni. (p. 15)
  • Finché l'uomo di mare ha nel naso l'odore della terra, è come una macchina che ha la ruggine negli ingranaggi. (p. 18)

Sabbia modifica

Incipit modifica

Hassàn viveva sulla terra dove sono sepolti i secoli della civiltà assiro-babilonese, ma era giunto all'età di cinquant'anni senza essersi mai spogliato per dormire, né mai aver visto un letto, né la luce elettrica, né un'automobile.
Veramente egli non era neanche certo d'avere cinquant'anni, perché era veramente molto difficile per lui tenere il conto delle lune che erano passate nel cielo da quando lui era nato. Il deserto aveva disseccato la sua pelle, e la sua barba s'era fatta grigia, poi bianca. Così Hassàn s'era accorto che passavano gli anni.
Hassàn, dunque, ignorava la sua vera età, e la civiltà assiro-babilonese, e la splendida civiltà del nostro tempo: ma nessuno conosceva meglio di lui i cammelli e le pecore.

Citazioni modifica

  • Nella sua onnipotenza e sapienza infinita, Allàh ha ripartito i compiti degli uomini sulla terra. C'è chi lavora il ferro, chi il legno, chi la pietra, e chi compra le pecore e chi le ruba.
    Hassàn faceva la volontà di Allàh sulla terra razziando le pecore. (p. 8)
  • Lo spirito del deserto spinge l'uomo a non star mai fermo in nessun luogo e a prender la roba dove c'è. Come il pesce nuota nel mare e l'uccello vola nel cielo. (p. 8)
  • Nessuno nel deserto ha paura di morire. Non è una cosa eroica. È il deserto. Il deserto che consuma l'uomo come il fuoco consuma un albero. (p. 8-9)
  • La castità è il dominio della volontà sull'istinto; sul più forte degli istinti umani, dopo quelli di rubare e di dire menzogne. (p. 28)
  • L'uomo comincia a non odiare il suo prossimo soltanto quando tra lui e il suo prossimo può esserci almeno un muro di mezzo. (p. 32)
  • Il pane offerto è un debito per un uomo e un'elemosina per un pelandrone. (p. 53)
  • La presenza d'un uomo occidentale nel deserto è rivelata dal volume degli escrementi. (p. 55)
  • La filosofia non è altro che nomenclatura: dar nomi alle cose che non si capiscono. (p. 82)
  • Ogni civiltà ha il suo patrimonio di sciocchezze. (p. 83)
  • L'uomo può far tutto per la sua anima, ma non può fare quasi niente per il suo corpo. Si può salvare da tutto, anche dall'inferno, ma non si può salvare dall'essere un misero, misero animale. (p. 84)
  • Dice l'uomo: « 'er reggiàl lel-harb uàl marà lel sciùgl, l'uomo per la guerra e la donna per il lavoro.» (p. 87)
  • In ogni società umana un sesso cerca sempre di organizzarsi in modo da sfruttare l'altro sesso. Nelle organizzazioni tecnicamente più evolute, la femmina sfrutta il maschio; come accade nelle api e nella società americana. (p. 87)
  • Nella terra che sta tra l'Eufrate e il Tigri c'era una volta il paradiso terrestre. C'era anche Babilonia la grande, vestita di bisso, e di porpora, e di scarlatto, e adorna d'oro, e di pietre preziose, e di perle.
    Ora il paradiso terrestre deve trovarsi in qualche altra parte del mondo; e Babilonia la tirano su a pezzi dalle sabbie. (p. 125)

Incipit di Tropici modifica

L'orizzonte laggiù, che prima era chiaro, ora è scuro, rotto da una macchia nebulosa, violacea. La macchia s'avanza, s'ingrandisce. Ma non sono nuvole: è la terra, è la costa del Senegal.[1]

Note modifica

  1. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia modifica

  • Vittorio Giovanni Rossi, Pelle d'uomo, Mondadori, 1963.
  • Vittorio Giovanni Rossi, Sabbia, Bompiani, 1944.
  • Vittorio Giovanni Rossi, Oceano, VIII° edizione, Bompiani, 1942.

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