Villa del Principe
museo di Genova
Citazioni sulla Villa del Principe a Genova.
- Come costruzione di libera fantasia, senza composizione rigida, con le sue logge ariose alle estremità e con le terrazze pensili sui portici sporgenti nel giardino, esso ha un fascino meridionale non superato forse da alcun altro palazzo italiano. (Jacob Burckhardt)
- Dopo essere tornati in città, abbiamo voluto vedere il Palazzo del Principe Doria. È una vecchia costruzione a un solo piano, troppo lunga che ora sembra orrenda e che non ha mai potuto essere bella. Il giardino non è che un grande parterre. Al centro v'è una vasca con un Nettuno nel suo carro. Mai visto nulla di più brutto come scultura. Vi sono, però, belle terrazze di pietra l'una sorretta dall'altra. Sono tutte affacciate sul mare e ci hanno dato un bellissimo spettacolo della città e del porto. (Edward Gibbon)
- Il giardino del principe Doria è piccolo, ma in una posizione incantevole: si vede tutta la città, i due moli e il mare.
Al centro del giardino c'è un laghetto degno di Versailles, con un Nettuno trainato da tre cavalli marini che lancia il tridente: è un bel gruppo. Tutt'intorno ci sono degli uccelli, arrampicati su tartarughe, delfini, tritoni, dai quali l'acqua zampilla. (Montesquieu) - Il vecchio palazzo Doria, fuori della città, un tempo era la cosa più bella che ci fosse, e per certi aspetti lo è ancora, per quanto sia trascurato. Il suo giardino costituisce la pubblica passeggiata. Ha una grandissima vasca di marmo da dove partono zampilli in tutte le direzioni, e in mezzo, un gran diavolone di Nettuno che raffigura il famoso Doria marinaio. Ma questo è ancora niente a paragone delle magnifiche terrazze di marmo di Carrara, che costeggiano su diversi ripiani tutta la riva del mare, vuote di sotto e sorrette da colonne dello stesso marmo. Di là si gode la veduta del porto, delle navi, della città disposta ad anfiteatro, delle montagne, dei giardini e delle ville, infinitamente più bella che da qualunque altro punto. (Charles de Brosses)
- Non bisognò molto persuader Perino, il quale, e dal bisogno oppresso e dalla voglia di uscir di Roma appassionato, deliberò con Niccola [Nicola Veneziano] partire. E dato ordine di lasciar la sua donna e la figliuola bene acompagnata a sua parenti in Roma, assettato il tutto, se ne andò a Genova. Dove arrivato, e per mezzo di Niccola fatto noto a quel principe [Andrea Doria], fu tanto grato a Sua Eccellenzia la sua venuta, quanto cosa che in sua vita per trattenimento avessi mai avuta. Fattogli dunque accoglienze e carezze infinite, dopo molti ragionamenti e discorsi, alla fine diedero ordine di cominciare il lavoro, e conchiusono dovere fare un palazzo ornato di stucchi e di pitture a fresco, a olio e d'ogni sorte, il quale piú brevemente che io potrò mi ingegnerò di descrivere con le stanze e le pitture e l'ordine suo, lasciando stare dove cominciò prima Perino a lavorar, acciò non confonda nel dire questa opera, che di tutte le sue è la meglio. (Giorgio Vasari)
- Palazzo Doria Panfili. Fuori della porta di s. Tomaso tra le due cerchie di Genova trovasi questo palazzo; e ognuno resta sorpreso allorchè entra nel medesimo, reso già celebre per la dimora del grande ammiraglio Andrea Doria, chiamato il terrore dei mari. Questo palazzo è una regia la più magnifica, la più suntuosa per la sua estensione, per la sua situazione, per le sue grandiose costruzioni, per i suoi dipinti, per i preziosi e ricchi ornamenti, per le ben disposte gallerie foggiate a colonnato per ben duecentocinquanta piedi in lunghezza, per il terreno aggiardinato, per la bella collina e per la prospettiva estesissima, attraente che lascia ognora in chi va a visitarla vivo desiderio di presto rivederla. (Giacinto Amati)
- Verso sera andammo a vedere la villa d'Oria. È questo palazzo fuori apena d'una Porta della città. [...] La vista s'estende quanto s'estende il mare, da man manca Genova in anfiteatro fa una superba mostra di sè, a dritta ha i monti altissimi, verdi, caseggiati, che inamorano; sparse per tutto belle statue di bianco marmo, purissime fontane dovunque, e sui lati amabilissimi boschetti di cedri, a traverso i quali, tra foglia e foglia, vegonsi gli alberi delle navi e le diverse svolazzanti bandiere delle nazioni. Qui riunisconsi le bellezze tutte della creazione sotto il cielo più bello, ritrovansi insieme monte, pianura, marina, bosco, città ed uno è in solitudine o nella folla se si volga a una finestra verso giardino o ad una verso la strada. (Giovanni Battista Biffi)
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