Vigilio Inama

filologo classico, storico ed epigrafista italiano

Vigilio Inama (1835 – 1912), filologo classico, storico ed epigrafista italiano.

Vigilio Inama

Il teatro antico greco e romano

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  • Da questi cori ditirambici nacque, secondo l'affermazione esplicita di Aristotile e di altri antichi scrittori, il drama e più precisamente la tragedia. Ma in qual modo ciò sia propriamente avvenuto non ci è detto, e noi dobbiamo imaginarlo, congetturando su le poche e non sempre chiare notizie e sulle brevi dichiarazioni che ce ne lasciarono gli antichi grammatici e commentatori. (cap. I, p. 2)
  • La tragedia greca, nella sua forma primitiva e classica, rassomigliava assai più al nostro drama lirico, o, come più comunemente suol dirsi, all'Opera in musica, che non alla tragedia nostra; appunto perché essa si venne svolgendo da un canto lirico corale. (cap. I, p. 2)
  • Che cosa fosse realmente il Ditirambo, sia nella sua forma metrica sia nel suo contenuto, al tempo nel quale da esso si venne svolgendo la tragedia noi non sappiamo, ché nessun esempio ce n'è pervenuto.
    Abbiamo bensì, scoperta recente e per più rispetti interessantissima, i ditirambi di Bacchilide, che un lacero papiro ritrovato presso una mummia egiziana, da venti e più secoli rinchiusa nell'oscuro suo sarcofago, riportò, pochi anni or sono, alla luce del sole e alla ammirazione dei dotti e di quanti apprezzano le grazie schiette ed ingenue della poesia greca.
    Questi ditirambi contengono tutti il racconto in forma lirica, or più or meno svolto e particolareggiato, di qualche mito o di leggende eroiche, cantato dall'intero coro. (cap. I, p. 3)
  • Il ditirambo era cantato a voce spiegata tutto intero sia dal coro sia dal capo-coro, ed era componimento esclusivamente e del tutto lirico. Ma il giorno in cui un poeta di genio, nella seconda metà del secolo sesto a. G. C. ottenne in Atene di poter rappresentare una forma di ditirambo alquanto diversa da quella usuale, facendo che il capo-coro rappresentasse, assecondato da' suoi coristi, un personaggio imaginario, e aggiungendo ad esso un attore, che ne rappresentasse un altro e potesse sostenere direttamente il dialogo con questo, o con tutto intero il coro, quel giorno il drama era nato. (cap. I, pp. 7-8)
  • Grande fu in ogni tempo la passione per gli spettacoli teatrali presso gli antichi greci e romani, ma il gusto mutò naturalmente col mutare dei tempi e dei costumi. La tragedia fu preferita nel quinto secolo a. G. C. (500-400); in sulla fine di questo secolo fiorì accanto ad essa la comedia, la quale prese assoluto sopravento nel quarto secolo sulla tragedia, che sempre più di rado comparve sulle scene, finché nel terzo e nel secondo secolo dei tempi ellenistici la comedia tenne quasi da sola il campo. (cap. VIII, p. 243)

Letteratura greca

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  • Alcuni capolavori [...] dell'antica letteratura greca sono riguardati, ancora oggidì, per la loro eccellenza come esempi insuperati di genialità artistica. I poemi d'Omero, le tragedie di Eschilo e di Sofocle, le odi di Pindaro non temono il confronto con le opere dei più grandi poeti d'ogni età e d'ogni nazione, ed unica ancora nel suo genere, prodigio sorprendente di vis comica inesauribile, resta la musa di Aristofane. (Introduzione, p. 3)
  • L'enorme influenza esercitata dalla letteratura greca sulla latina, e più tardi poi, o direttamente o per mezzo di questa, su tutte quante le letterature moderne accresce di gran lunga l'interesse e l'importanza della sua storia. Chi non abbia infatti una piena conoscenza della letteratura greca non potrà mai intendere o apprezzare in modo davvero conveniente né la letteratura dell'antica Roma né la nostra né quella di ogni altra colta e civile nazione moderna. (Introduzione, p. 4)
  • Popolo di mente sottile e prontissima, di fantasia mobile e vivace, operoso e avveduto, ardito e intraprendente, amante della libertà e della patria, avido di gloria e di lode, il Greco sentì più di ogni altro vivo nell'animo l'amore del bello e il culto per l'arte, e nulla seppe mai o volle fare o pensare, che non aspirasse ad avere l'impronta della più schietta bellezza. (Introduzione, p. 9)
  • Ai Greci l'Europa moderna é debitrice della sua civiltà e cultura, poiché queste o non sarebbero sorte mai o sarebbero ben diverse da quelle che sono, se sulle rive del Bosforo o sulle spiagge dell'Egeo la greve uniforme civiltà dell'Oriente, col suo assolutismo religioso e politico, non si fosse fermata dinanzi alla bandiera della libertà e della ragione inalzata per la prima volta dal popolo greco. (Introduzione, p. 9)

Bibliografia

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