Teoria degli antichi astronauti

teoria che ipotizza il contatto di civiltà extraterrestri con le antiche civiltà umane

Citazioni sulla teoria degli antichi astronauti.

Petroglifi della Valcamonica, in cui alcuni ufologi vedrebbero confermata la teoria degli antichi astronauti

Citazioni

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  • Non c'è quella teoria secondo cui migliaia di anni fa uomini di altri mondi scesero sulla Terra e si accoppiarono con le scimmie per creare la razza umana? (Terrore dallo spazio profondo)
  • – Tu ci credi a questi visitatori extraterrestri?
    – Childs, Childs... Li chiamano i "Messaggeri degli Dei", hanno civilizzato il centro America, sembra che gli Incas abbiano imparato tutto da loro. (La cosa)
  • La credenza negli antichi astronauti può essere considerata l'equivalente di una moderna mitologia, che riprende gli stessi temi di quelle antiche ma li riveste con un abito più adatto a una civiltà tecnologica e spaziale come la nostra. [...] Così, i miracoli e i prodigi biblici diventano gli effetti di tecnologie incomprensibili per i nostri antenati e tutto torna.
  • L'idea comune alle teorie degli antichi astronauti è quella di alieni visti come "dèi", con poteri straordinari, che in tutto l'universo avrebbero scelto proprio noi terrestri: il che, ovviamente, ci fa sentire creature particolarmente speciali. Se mettiamo a confronto questa idea con quella decisamente meno incoraggiante fornita dalle attuali conoscenze scientifiche, ovvero che la Terra e i suoi abitanti rappresentano un insignificante granellino perso nella vastità dell'universo, (insignificante per il cosmo, naturalmente, ma preziosissimo per tutti noi), è facile capire perché la prima abbia per un certo tipo di persone, disposte a rifiutare tutta la scienza fino a oggi raccolta in favore di credenze che sanno essere marginali, un richiamo di gran lunga più potente.
  • L'unica cosa che renderebbe le storie sugli antichi astronauti interessanti, trasformandole immediatamente in materia di vastissimo studio scientifico, sarebbe trovare anche una sola prova che dimostri il passaggio di antiche civiltà sul nostro pianeta, qualcosa come il monolite di 2001: Odissea nello spazio, un oggetto che nel film di Kubrick compare nella preistoria e che poi viene ritrovato anche sulla luna, dimostrando così la sua natura inequivocabilmente extraterrestre.
  • Se ci facciamo caso, ci rendiamo conto che nei discorsi dei fantarcheologi, chiamiamoli così, è in realtà presente una forma di etnocentrismo europeo. Se fate un po' un elenco degli oggetti che sarebbero "troppo complessi" per poter essere opera delle civiltà locali, vedrete che si trovano quasi sempre al di fuori dall'Europa. I dogū sono in Asia, i jet precolombiani e le linee di Nazca in Centro America, le piramidi e la sfinge in Africa. Questa gente non si chiede mai chi aiutò i micenei a costruire il grande tempio di Cnosso, i greci antichi a costruire il Partenone o i romani a costruire il Colosseo, monumenti altrettanto grandiosi di quelli che colpiscono tanto la loro immaginazione. E come mai non se lo chiedono? Ma è semplice: perché nessuno mette in dubbio che i greci e i romani fossero in gamba e sapessero fare queste cose da soli. Invece l'Egitto e il Centro America odierni, visto che spesso sono aree povere e instabili, portano alcuni a chiedersi come potevano gli antenati di questi popoli essere così progrediti da costruire monumenti che richiedevano buone conoscenze matematiche e scientifiche senza alcun aiuto esterno. A volte questo etnocentrismo sconfina decisamente nel razzismo più o meno esposto. Nel libro Impronte degli dei, per esempio, Graham Hancock sottolinea più volte con argomenti dubbi che il dio inca Wiraqocha doveva per forza essere di aspetto caucasico con gli occhi azzurri e la pelle chiara. Von Däniken, nel libro Signs of the Gods, scrive: "Forse la razza nera fu un fallimento e gli extraterrestri ne cambiarono il DNA con l'ingegneria genetica per poi programmare una razza bianca o gialla?".
  • Un aspetto che emerge costantemente dalla lettura o dalla visione di video che si occupano di questi argomenti è la convinzione che gli antichi fossero troppo stupidi, ignoranti, ingenui e generalmente incapaci per avere pensato e costruito le opere artistiche e architettoniche che sono sopravvissute fino ai nostri giorni. Si meraviglia costantemente che miti e leggende parlino di armi divine capaci di ridurre in cenere antiche città, bombe atomiche per esempio, o che emanano dei lampi o dei raggi accecanti, i laser si immagina. E sostiene che simili descrizioni non potevano sorgere nell'immaginazione degli antichi. "Gli antichi narratori dovevano possedere un tale accumulo di cose già viste, conosciute e sperimentate per innescare la loro fantasia, perché certe cose non si possono inventare", dichiarano sicuri costoro. Questa è una frase presa proprio da un libro di von Däniken. Certo, con buona pace di gente come Leonardo da Vinci che ha immaginato macchine per volare o per andare sott'acqua, o di scrittori come Jules Vernes che ha descritto un viaggio spaziale verso la luna, un sommergibile elettrico, e immaginarono tutte queste cose molto tempo prima, decenni, secoli prima che fosse anche solo possibile e realistico immaginare il loro concretizzarsi. Ma la verità è che i nostri progenitori non erano geneticamente tanto diversi da noi. Il loro cervello era praticamente identico al nostro. Avevano sogni, speranze, aspirazioni, abilità tecniche e artistiche non dissimili dalle nostre.

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