Stefano Zecchi

scrittore, giornalista, docente e politico italiano (1945-)

Stefano Zecchi (1945 – vivente), scrittore, giornalista e docente italiano.

Stefano Zecchi nel 2017

Citazioni di Stefano Zecchi

modifica
  • Al Costanzo Show mi scambiavano per un chirurgo e mi telefonavano per chiedermi come rifarsi il seno e il naso. Rispondevo che io curo la bellezza dell'anima.[1]
  • Sono stato nel Pci dal 1972 all'83. Poi ho votato Psi, ma non ho mai preso la tessera. Craxi ha esagerato con parenti e amici, però aveva un progetto per l'Italia e per la città.[1]
  • Céline diceva che gli intellettuali di sinistra sono ignobili per il loro conformismo. Ricordo che lo citai sulla rivista Il moderno, dei "miglioristi" milanesi, cui collaboravo. Il giorno dopo, Montanelli mi chiamò al Giornale.[1]
  • Ho sempre pensato che fosse necessaria una sorta di militanza culturale. E il romanzo è un banco di prova per esprimere idee estetico-filosofiche. Così scrissi Estasi, ma ero molto incerto. Fu mia moglie Sara a incoraggiarmi alla pubblicazione. Era il 1993. Scelsi un piccolo editore, e fu un successo incredibile. Tra le varie edizioni si è superato il milione di copie. (da un'intervista di Mario Baudino[1])
  • Per una battuta su Prodi, fui allontanato dal Mulino, dov'ero stato dal 1990 al 1997 nel gruppo di lavoro per la filosofia e avevo diretto L'annuario di estetica. Un trafiletto sul Giornale. Si ricorda Gargonza? Siccome nella lista degli intervenuti c'era pure Luigi Nono, che era morto, ironizzai sulle doti di spiritista di Prodi. Mi chiamò da Bologna Evangelisti per dirmi che forse era meglio lasciassi perdere e restassi dall'altra parte. (da un'intervista di Aldo Cazzullo[1])
  • [Su Stephen Hawking] Se il grande astrofisico ricordasse un po' della filosofia studiata nel primo anno di liceo non dimenticherebbe che una delle tesi più note del materialismo classico, che ha attraversato la cultura moderna (Karl Marx, per esempio, ne è un grande estimatore), è quella del greco Democrito. La sua teoria delle klinamen, spiegava l'origine del mondo dal contatto di particelle di materia, che si incontrano a causa di una determinata inclinazione, formando il Tutto, così a caso, senza un disegno divino.[2][3]

All'età in cui i ricordi invadono la vita e l'entusiasmo è sempre più vago, Fausto Valdemar ritornava a Venezia, come un animale selvatico che, braccato dai cacciatori, è spinto impotente allo scoperto.
Oltrepassava di nuovo, dopo tanti anni, lo sguardo dei due leoni di pietra, che stanno ai lati del ponte che dalla terraferma posta alla città sulla laguna. Chi nasce lì, tra quelle case, tra quei marmi scavati dall'acqua, cresce fianco a fianco alla bellezza, ne respira il significato, vive nella sua ebbrezza. Fausto ebbe paura di quella perfezione e di quell'ordine decretato dal tempo, dove ogni cosa è splendore. Lì tutto è immutabile, tutto ha un'eternità sublime e niente di nuovo può esistere: non c'è più spazio per lasciare un segno, neppure l'innocente fragilità di un filo d'erba può essere accolta. Così aveva creduto che continuare a crescere significasse lasciarsi per sempre quei leoni di pietra alle spalle. Davanti c'era il suo tempo. Oltre la laguna, sui primi lembi della terraferma, brillavano le perfette geometrie metalliche delle cisterne cilindriche, gli esili archi sospesi nel vuoto che collegano i serbatoi di petrolio, le ciminiere e le gru di Porto Marghera.

Citazioni

modifica
  • «L'armonia e la quiete non resistono un istante. Sono soltanto un nostro desiderio. È sufficiente una piccola onda e sembra di assistere impotenti alla disgregazione. È quasi uno spettacolo doloroso.»
    «Perché doloroso? Hai visto: c'è un principio interno alle cose che sa ridare equilibrio. Dobbiamo solo attendere. È l'estasi di fronte al divenire. Noi la incontriamo come una consueta presenza.» (dialogo tra Fausto Valdemar e Madìl, p. 54)
  1. a b c d e Citato in Giorgio Dell'Arti e Massimo Parrini. Catalogo dei viventi 2009, Marsilio, Venezia, 2009.
  2. In merito a questa citazione venne pubblicato un commento su L'espresso: «Se il grande filosofo Zecchi ricordasse un po' della filosofia studiata al liceo non dimenticherebbe che la teoria del clinamen non è di Democrito bensì di Epicuro e il clinamen viene nominato come tale da Lucrezio (De rerum natura II, 29), con la c e non con la k, e naturalmente al singolare (il clinamen è il fenomeno dell'inclinazione) e non al plurale come lo mette lui come se "le klinamen" fossero tante cose.» Cfr. L'espresso, rubrica Riservato, a cura di Enrico Arosio e Primo di Nicola, n. 37 anno LVI, 16 settembre 2010, p. 13.
  3. Da Stephen Hawking ci dice com'è nato l'universo Ma non affronta il perché, il Giornale.it, 3 settembre 2010.

Bibliografia

modifica
  • Stefano Zecchi, Estasi, in Oscar Best Sellers n. 390, Milano, Mondadori, 1994. ISBN 88-04-38440-9.

Altri progetti

modifica