Cristina Campo: differenze tra le versioni

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*Se ci muoviamo nel cerchio della ricerca [[Simone Weil|weiliana]] – che in fondo è la «lettura multipla» di ogni spirito attento – mi sembra che veramente il primo cristiano implicito nel senso della coscienza pura e non solo della pietà istintiva, sia [[Sofocle]]. Anche mi sembra che non sia possibile parlare a fondo di Antigone (proprio in questo senso «multiplo» senza riportarla ad Elettra. Perché qui il passaggio spirituale è chiarissimo: dalla pietà relativa, individuata, religione del sangue configurata in un nome come riscatto della stirpe (quindi morte come castigo, equilibrio ristabilito ecc.), alla pietà assoluta, anonima (Edipo, Polinice o chiunque altro ne sia degno nel momento) e perfettamente fine a sé stessa – quindi morte come incidente, già scontato anzi subito. («Io morii da tempo – forse per meglio accudire ai morti»). Insomma una sorta di passaggio dal Vecchio al Nuovo Testamento: lo pseudo-giusto che vince su questa terra, il vero giusto che su questa terra è vinto.<ref>Da ''Lettera a Leone Traverso del 7 maggio [1954]'', pp.&nbsp;14–15.</ref>
*Caro Bul, solo in questo momento (ore 18 del 27 dicembre) ricevo il tuo [[Friedrich Hölderlin|Hölderlin]]. È ME-RA-VI-GLIO-SO – non si può quasi reggere. Ti dirò il resto quando avrò letto tutto (dunque in un'altra vita?...) ma subito questo:<br/>«Hai lavorato bene, vecchio Lev.» <br/> Raggi d'oro saettano da testo e versione — specchio ustorio che rischia di mandarmi a fuoco.<ref>Da ''Lettera a Leone Traverso, [Roma, 27 dicembre 1955]'', p.&nbsp;31.</ref>
*{{NDR|In ''[[Thomas Edward Lawrence|Laurence]] by his friends''}} ci sono ad apertura di pagina, storie come questa (raccontata dalla madre, ancora vivente):<br />Ragazzo appassionato di archeologia, Lawrence porta all'Ashmolean Museum il fratellino di 3 anni. Il piccolo vede le statue, le crede vive e si spaventa. Tornato a casa, Ned<ref>Così Lawrence era chiamato in famiglia.</ref> gli scolpisce una testina, per mostragli che anche un sasso può vivere; ma poi gli mette in mano un martello perché ''la mandi in pezzi se gli dovesse far paura.''<br/>In questa storia c'è tutto ciò che m'incanta di Lawrence; e mi sembra la più bella parabola – sull'arte – e su tante altre cose.<ref>Da ''Lettera a Leone Traverso'', [Roma, 19 febbraio 1956]'', pp. 45-46.</ref>
*Il nostro tempo, che ho conosciuto pienamente solo venendo qui, mi avrebbe travolta, e non nutrita, se non avessi avuto dietro di me le basi semplici e solide delle mie vecchie letture.<ref>Bibbia, favole, Mille e una notte, lette nell'adolescenza. L'autrice, inoltre, ricorda in modo particolare una poesia di Emily Dickinson: ''A wife at the daybreak'', letta a tredici anni in una rivista inglese. {{cfr}} ''Caro Bul'', p. 83.</ref> Ancora oggi tutto quello che vivo mi si traduce in termini che in qualche modo sono ancora di favola: è strano come la vita d'oggi vi si presti più di ogni altra – o forse io mi muovo con incoscienza, come il bambino che ha in mano lo smeraldo...<ref>Da ''Lettera a Leone Traverso da [Roma, 20 gennaio 1957]'', p. 84.</ref>
*Io non prego mai per i [[morti]], io prego ''i'' morti. L'infinita sapienza e clemenza dei loro volti – come si può pensare che abbiano ancora bisogno di noi? – Ad ogni amico che se ne va io racconto di un amico che resta; a quella infinita cortesia senza rughe ricordo un volto di quaggiù, torturato, oscillante.<ref>Da ''Lettera a Leone Traverso da [Roma, 20 gennaio 1957]'', p.&nbsp;85.</ref>