Gwynne Dyer: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Sulla [[Guerra civile siriana]]}} È facile definire la strategia statunitense in Siria, anche se è più una lista dei desideri che una vera strategia. Si tratta di "contenere" il terribile gruppo Stato islamico che controlla ormai la Siria orientale e l'Iraq occidentale, oltre che rovesciare la brutale dittatura di Bashar al Assad e sostituirla con delle forze ribelli "moderate".<ref>Da ''[http://www.internazionale.it/opinione/gwynne-dyer/2015/10/28/russia-siria-trattative Il futuro della Siria secondo la Russia]'', ''Internazionale.it'', traduzione di Federico Ferrone, 28 ottobre 2015.</ref>
*[[Abu Muhammad al-Jawlani|Abu Muhammad al Golani]] è un fanatico islamista, un tagliatore di teste (anche se moderato) e leader del Fronte al nusra, una filiale di Al Qaeda classificata dagli Stati Uniti come organizzazione terroristica. Ha trascorso quasi un decennio a uccidere le truppe d'occupazione statunitensi e i civili sciiti in Iraq quando faceva parte dell'organizzazione estremista sunnita nota oggi come Stato islamico (Is), prima di tornare in Siria nel 2011.<ref>Da ''[http://www.internazionale.it/opinione/gwynne-dyer/2015/12/18/siria-cessate-il-fuoco In Siria un cessate il fuoco è meglio di niente]'', ''Internazionale.it'', traduzione di Federico Ferrone, 18 dicembre 2015.</ref>
*Lasciamo perdere il fatto che la decisione d’invadere l’Iraq sia stata o meno un crimine di guerra (anche se tale fu, stando al diritto internazionale). Lasciamo stare il fatto che i motivi degli invasori fosse buoni o cattivi (come al solito erano un misto delle due cose). La cosa più evidente è l’assoluta arroganza e ignoranza di chi ha inflitto una simile catastrofe agli iracheni, che sono condannati a vivere nella miseria e nel terrore. Grazie, ragazzi.<ref>Da ''[https://www.internazionale.it/opinione/gwynne-dyer/2016/07/08/la-rovina-dell-iraq-si-poteva-evitare La rovina dell’Iraq si poteva evitare]'', ''Internazionale.it'', traduzione di Federico Ferrone, 8 luglio 2016.</ref>
*La [[verità]] è più strana della [[finzione]], perché la finzione deve essere plausibile. La realtà non ha questo tipo di vincoli e produce spesso eventi che in un [[romanzo]] non sarebbero mai credibili.<ref>Da ''[https://www.internazionale.it/opinione/gwynne-dyer/2017/10/25/mugabe-oms Mugabe non può rappresentare la buona volontà dell’Oms]'', ''Internazionale.it'', traduzione di Giusy Muzzopappa, 25 ottobre 2017.</ref>
*Le Filippine hanno ancora la forma di una democrazia, ma il presidente [[Rodrigo Duterte]] è un pagliaccio assassino.<ref>Da ''[https://www.internazionale.it/opinione/gwynne-dyer/2018/08/03/sudest-asiatico-democrazia La primavera asiatica è rimasta incompiuta]'', ''Internazionale.it''; traduzione di Andrea Sparacino, 3 agosto 2018.</ref>
 
{{Int|1=Da [https://www.internazionale.it/opinione/gwynne-dyer/20182016/0607/0814/etiopiasud-possibilitasudan-paceguerra-eritreaafrica ''UnaLa possibilitàlunga diguerra pace perdel l’EtiopiaSud Sudan non rappresenta l’Africa'']|2=''Internazionale.it'', 814 giugnoluglio 20182016}}
*A parte un po’ di petrolio, il paese non può contare su praticamente nessuna esportazione, e lo scorso anno ha sofferto duramente per il crollo del prezzo del greggio. Il vero motivo della sua povertà, tuttavia, è la guerra: il paese oggi noto come Sud Sudan è stato in guerra per 42 degli ultimi 60 anni. I colonialisti britannici l’avevano accorpato al Sudan per convenienza amministrativa, ma al nord la popolazione era in maggioranza musulmana e parlava arabo, mentre a sud era perlopiù cristiana e di cultura, etnia e lingua africana.
*Quando il Sud Sudan ha ottenuto l’indipendenza, nel 2011, era ormai una società completamente militarizzata.
*È improbabile che il Sud Sudan riesca a raggiungere un accordo di pace duraturo nel prossimo futuro. Ma il Sud Sudan non è rappresentativo di tutta l’Africa subsahariana. Dei 48 paesi a sud del Sahara solo la Somalia, il Burundi e il Sud Sudan sono attualmente afflitti da una violenza interna su larga scala.
*Il Sud Sudan è stato sfortunato con la sua storia e i suoi leader, ma non rappresenta l’Africa più di quanto l’Ucraina rappresenti l’Europa.
 
{{Int|1=Da [https://www.internazionale.it/opinione/gwynne-dyer/2017/03/02/africa-carestia ''Perché in Africa si soffre ancora la fame'']|2=''Internazionale.it'', 2 marzo 2017}}
*La caratteristica principale che distingue l’Africa dal resto del mondo è la sua popolazione in rapida crescita: nel continente il tasso medio di fertilità è di 4,6 figli per donna. Era il tasso medio di fertilità dell’intera umanità nel 1960, in pieno boom della popolazione mondiale. Ma da allora il tasso globale si è dimezzato, mentre quello africano è rimasto più o meno uguale.
*Il punto non è che l’Africa è cresciuta troppo rispetto alla sua disponibilità di cibo. Nel continente ci sono abbastanza terreni fertili per nutrire più del doppio della popolazione attuale. Il riscaldamento globale danneggerà la produttività dell’agricoltura africana a lungo termine, ma non siamo ancora arrivati a tanto.<br>Negli ultimi cinquant’anni, però, la popolazione dell’Africa è cresciuta alla stessa velocità, o più rapidamente, della sua economia. La maggior parte degli africani è ancora povera e i poveri, soprattutto quelli nelle aree rurali, tendono ad avere tassi di natalità più alti. E siccome non possono permettersi d’investire molto denaro nelle coltivazioni e negli allevamenti, nell’istruzione dei figli o in qualunque altra cosa, i problemi e i conflitti peggiorano e s’inaspriscono.
*All’origine delle sue guerre c’è quasi sempre la spartizione delle risorse (come in Sud Sudan) in economie dove semplicemente non c’è abbastanza ricchezza per tutti. Se l’Africa non troverà il modo di fermare la crescita della sua popolazione, le cose potranno solo peggiorare.
 
{{Int|1=Da [https://www.internazionale.it/opinione/gwynne-dyer/2018/06/08/etiopia-possibilita-pace-eritrea ''Il Pakistan compie settant’anni tra grandi difficoltà'']|2=''Internazionale.it'', 14 agosto 2017}}
*Il Pakistan non è uno "stato fallito". Offre una vita piena di agi a circa cinque milioni di persone privilegiate, compresa la ricchissima famiglia Sharif (il fratello di Nawaz Sharif, Shahbaz, subentrerà alla carica di primo ministro non appena potrà lasciare il posto di governatore dello stato del Punjab ed essere eletto dal parlamento). Altri 30 o 40 milioni di persone conducono una vita modesta, ma tutto sommato tollerabile e altre 150 milioni di persone vivono nella povertà.
*La proporzione di musulmani nella popolazione di un’India non divisa sarebbe stata talmente alta da non poter essere ignorata dal punto di vista politico. Se il Pakistan e il Bangladesh, che si è separato dal Pakistan nel 1971, facessero ancora parte dell’India, i musulmani non rappresenterebbero il 13 per cento di quell’India non divisa. Sarebbero più del 30 per cento.
*Senza la partizione con ogni probabilità il subcontinente non avrebbe subìto colpi di stato militari. L’India è da settant’anni la più grande democrazia del mondo, mentre il Pakistan e il Bangladesh sono stati governati da generali per quasi la metà delle loro storie indipendenti.
 
{{Int|1=Da [https://www.internazionale.it/opinione/gwynne-dyer/2017/08/14/pakistan-anniversario ''Una possibilità di pace per l’Etiopia'']|2=''Internazionale.it'', 8 giugno 2018}}
*Al di fuori del partito al governo nessuno sa molto di [[Abiy Ahmed Ali|Abiy Ahmed]], a parte quello che recita la biografia ufficiale di partito. Al momento però il nuovo primo ministro dell’Etiopia somiglia molto a un mago. Tre anni di proteste sempre più forti si sono concluse all’improvviso, lo stato di emergenza è stato revocato e con un solo annuncio a effetto ha messo fine a vent’anni di guerra calda e fredda con la vicina Eritrea.
*Almeno ottantamila tra soldati e civili sono stati uccisi nella guerra con l’Eritrea (1998-2000) e diversi milioni di solati hanno sprecato anni delle loro vite sul confine nella successiva guerra fredda (che si è brevemente surriscaldata di nuovo nel 2016). Abiy Ahmed ha messo fine a tutto ciò con un semplice cenno della mano.