Genova: differenze tra le versioni

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*La dolcezza della morbida primavera si addice a [[Venezia]], come il sole abbacinante d'estate si addice alla splendida Genova, e l'oro e la porpora dell'autunno a [[Roma]], grande e antica. ([[Ivan Sergeevič Turgenev‎]])
*La genialità dell'uomo sembra qui ingrandire grazie agli ostacoli, e il suo talento non si manifesta mai che di fronte alle difficoltà che sembrano frapporsi ad un libero sviluppo. Se gli architetti che hanno costruito Genova avessero avuto spazio, se avessero potuto abbandonarsi alla fantasia e senza ostacoli ai loro capricci, non avrebbero potuto trovare le infinite risorse e la multipla varietà di motivi, di disegni e disposizioni ai quali la facciata dei loro palazzi deve un'originalità di carattere, e che introduce in ogni anfratto l'inatteso della grandezza. Essi non sarebbero arrivati a queste ingegnose e brillanti combinazioni di portici, di scalinate, di terrazze e di gallerie che offrono al trepidare delle arti il carattere dell'imprevista fantasia e alla più modesta delle materie l'aurea sobrietà. ([[Louis Énault‎]])
*La realtà e la storia di Genova possono essere una chiave per capire qualche carattere di fondo che è di tutta la Liguria: suo limite e insieme sua forza. Se è decadentismo volgersi al passato per assaporarne l'agonia, Genova è una città così poco decadente da tenersi stretto il proprio passato fin quasi a non vederlo, portandolo con sé nel presente, che è la sua vera dimensione. Se è narcisismo non sapersi staccare dalla contemplazione della propria immagine, Genova è così poco narcisista che della propria immagine non sa né se ne cura, tutta presa com'è da quello che fa e mette insieme e moltiplica. ([[Italo Calvino]])
*Lodarono i Legati Genovesi la prudenza degli altri Popoli italiani; però faceano conoscere non dover eglino seguitare l'esempio degli stessi, ed anzi tanto non potersi pretendere dal Comune di Genova «imperocchè, dicevano essi, «gli antichi Imperatori Romani e Re d'Italia concedevano e confermavano agli abitatori di Genova il dritto d'osservare le loro consuetudini, onde dovean in perpetuo essere liberi da ogni ''angaria'' e ''perangaria'', e solo potevano essere obbligati alla fedeltà verso l'Imperatore ed alla difesa del littorale contro i ''Barbareschi'', nè potevano avere altro gravamento. I Genovesi avevano compiuto ogni loro dovere, coll'aiuto Divino cacciati i Barbari che senza posa infestavano i luoghi marittimi da Roma infino a Barcellona, operato in modo che in oggi ciascuno riposa tranquillo in mezzo alle sue proprietà, fatte tutte queste cose, per l'ottenimento delle quali l'Impero avrebbe spese in ogni anno oltre diecimila marche d'argento, col solo danaro del Comune di Genova. I Genovesi inoltre abitano terre sterili ed incapaci di somministrar loro il necessario al sostentamento, sono costretti di procacciarsi dagli esteri paesi quanto loro abbisogna per vivere, e per conservare l'onore dell'Impero; quanto posseggono tutto è frutto della loro industria e del commercio tenuto colle terre straniere, appò cui già pagarono molti dazii, o comprarono col proprio danaro la libertà delle loro mercatanzie. Quindi è che il pretendere dai Genovesi nuovi sacrifizi sarebbe ingiustizia; ed essendo decreto degli antichi Romani che niuno possa pretendere, e niuno possa essere obbligato a pagare un tributo già soddisfatto, l'Imperatore non debbe volere dal Comune di Genova altra cosa che la fedeltà, cui i Consoli sono pronti a promettere.» ([[Caffaro di Rustico da Caschifellone]])
*– Mi consenta di chiederle, dottore, quale città straniera le è piaciuta di più?<br />– Genova.<br />– Perché Genova?<br />– C'è una meravigliosa folla nelle sue strade. Quando esci, la sera, dall'albergo, sono tutte gremite di gente. Ti muovi in mezzo alla folla senza una mèta, su e giù, a zig zag, vivi della sua vita, ti fondi con essa psichicamente e cominci a credere che in realtà sia possibile un'unica anima universale. ([[Anton Čechov]])
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*Questa straordinaria città divorante il mondo è la più grande avventura umana del secolo XVI. Genova sembra allora la città dei miracoli.
*Se mai esiste una città diabolicamente capitalistica assai prima dell'età capitalistica europea e mondiale è proprio Genova, opulenta e sordida al tempo stesso.
 
===[[Italo Calvino]]===
*Genova digerisce e supera tutte le sue crisi, attaccandosi tenacemente al presente. [...] Città che sembra chiusa, incapace di slanci, e poi reagisce sempre nel modo più diretto alle occasioni decisive: supera il declino della Repubblica marinara mettendosi alla testa del movimento risorgimentale per l'unità italiana; supera la crisi della sua industria pesante protezionistica ritrovando l'efficienza con l'industria a partecipazione statale; al termine della guerra disastrosa salva il suo porto con una delle più riuscite insurrezioni partigiane d'Europa, costringendo — fatto unico nella storia — un'armata tedesca di 30 mila uomini ad arrendersi a un comitato di cittadini; questa città che oggi è un campo di lotte sociali in cui le forze opposte si fronteggiano con meno mediazioni e sfumature che altrove; questa città che è difficile da capire, perché parla poco, ma certo non gira a vuoto.
*Genova è una metropoli che si è tanto allargata da tendere a diventare una città-regione di per se stessa, quasi una megalopoli all'americana, pur senza quel processo di sovrapopolazione che ha congestionato le altre grandi città italiane, e senza allontanarsi di molto dalle sue caratteristiche ambientali. Come ai tempi gloriosi della Repubblica marinara, Genova è molto di più e qualcosa di meno d'una capitale regionale. Molto di più perché come allora guardava soprattutto oltremare così ora guarda soprattutto al grande contesto economico generale di cui è parte. Qualcosa di meno perché — come già abbiamo accennato — durante tutta la sua storia di Repubblica la sua vocazione di capitale fu continuamente contrastata dalle spinta centrifuga che ha sempre animato il suo territorio, e oggi ancora lo spirito ligure è ostile a ogni predominio accentratore.
*La realtà e la storia di Genova possono essere una chiave per capire qualche carattere di fondo che è di tutta la Liguria: suo limite e insieme sua forza. Se è decadentismo volgersi al passato per assaporarne l'agonia, Genova è una città così poco decadente da tenersi stretto il proprio passato fin quasi a non vederlo, portandolo con sé nel presente, che è la sua vera dimensione. Se è narcisismo non sapersi staccare dalla contemplazione della propria immagine, Genova è così poco narcisista che della propria immagine non sa né se ne cura, tutta presa com'è da quello che fa e mette insieme e moltiplica. ([[Italo Calvino]])
 
===[[Giorgio Caproni]]===