Matteo Marangoni: differenze tra le versioni
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* Il preconcetto che l'[[arte]] sia imitazione, esteriore, della natura – di cui il Vasari fu il divulgatore per l'età moderna – è vecchio, si può dire, come il mondo. (Dico esteriore per distinguerla dalla imitazione che è l'ispirarsi alla vita di tutti i veri artisti). (p. 51)
*Ogni forma è buona se corrisponde perfettamente al suo contenuto e viceversa. Per questo i grandi trecentisti sono perfetti così e non altrimenti; mentre i [[neoclassicismo|neoclassici]] e i [[preraffaelliti|{{sic|preraffaeliti}}]] sono falsi perché ostentano contenuti e forme che non sono i loro. (pp. 59-60)
*Guardate come l'artista {{NDR|il pittore [[Jan Vermeer]]}} ha dimenticato il significato pratico delle cose per non vederle che sotto l'apparenza luminosa; come pretesto alla sua sete di luce. Guardate come per lui sono altrettanto – se non più – ''interessanti'' la tenda e gli altri oggetti, quanto il volto della figuretta; perché ogni cosa è goduta e rivissuta sotto l'aspetto luminoso nell'esaltazione lirica dell'artista. (p. 78)
*{{NDR|dopo avere esaminato un'opera di
*I rilievi dell'[[Ara Pacis]] sono quanto di più tipicamente greco-romano si possa immaginare; tanto che in quest'opera, del tempo di Augusto, si scorge ancora un riflesso del fregio fidiaco del Partenone. Non si potrebbe quindi desiderare un'opera più satura di tradizione classica di questa. Nata in uno dei periodi più luminosi della storia di Roma, ne riflette pienamente l'anima. (p. 83)
*Da essa {{NDR|riferendosi all'Ara Pacis}} traspira un senso di equilibrio di misura, d'ordine, di chiarezza; appunto perché le forme stesse, chiare, misurate, composte suggeriscono, ovviamente, impressioni e sentimenti di questa specie. Basterebbe osservare le figure, solidamente piantate sul terreno, la disinvolta loro attitudine per lo più di tre quarti anziché frontale; l'assenza assoluta di deformazioni; e, in luogo di queste, la più convinta, scrupolosa aderenza alla realtà oggettiva. (pp. 83-86)
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