Eugenio Garin: differenze tra le versioni

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→‎Dal Rinascimento alla Controriforma: somiglianze tra Guicciardi e Machiavelli
→‎Dal Rinascimento alla Controriforma: ancora sui Guicciardini e Machiavelli
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*[...], Telesio non contrastava tanto con Aristotele, quanto con certo platonismo vivo nell'aristotelismo e già presente in Aristotele; con la tendenza, cioè, a isolare e a rendere trascendenti le essenze e i principi esplicativi delle cose, trasferendoli su un piano separato dal piano naturale, rendendoli estrinseci alle cose che dovrebbero spiegare, e di cui costituiscono l'essenza. (vol. 2, parte terza, cap. 4, p. 156)
 
*Le profonde somiglianze del pensiero del [[Francesco Guicciardini|Guicciardini]] con quello del [[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]] sono state rilevate così di frequente che vana sarebbe ogni insistenza in proposito: non inutile, invece, notare quanto il consueto paragone fra i due nuoccia piuttosto che giovare alla comprensione dell'atteggiamento guicciardiniano, a proposito del quale troppo si è insistito sulla valutazione del «particulare» quasi segno di mentalità analitica e scarsamente costruttiva. (vol. 2, parte terza, cap. 5, p. 232 )
 
*In Guicciardini è costante il timore di quel teorizzare che per essere troppo generale scivola nell'astrattezza e non riesce più a connettere la realtà con i {{sic|principî}}. Machiavelli, nonostante il suo richiamo alla «realtà effettuale» aveva troppo amato la generalizzazione astratta; Guicciardini è preoccupato di conservare l'umiltà di fronte ai fatti, che sono gli unici a noi cogniti e rappresentano per noi l'unico mezzo di orientamento. (vol. 2, parte terza, cap. 5, p. 232)
 
*{{NDR|Sull'affermazione di Aristotele che la poesia, più della storia, è vicina all'universale proprio della filosofia}} [...] il [[Lodovico Castelvetro|Castelvetro]] ritrovava la maggiore universalità della poesia nel fatto che questa ha riferimento al possibile, invece che al reale, con l'aggiunta che, secondo il Castelvetro, la materia dell'imitazione poetica dev'essere tale da colpire l'immaginazione penetrandola di stupore. (vol. 2, parte terza, cap. 6, p. 252)