John Ruskin: differenze tra le versioni

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[[ImmagineFile:John Ruskin.jpg|thumb|John Ruskin]]
'''John Ruskin''' (1819 – 1900), scrittore, pittore, poeta e critico d'arte inglese.
 
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*Quando dico che la [[guerra]] è la fonte di tutte le arti: con ciò voglio dire che è la fonte di tutte le grandi virtù e di tutte le facoltà degli uomini; che tutte le nazioni hanno appreso in guerra la precisione dei termini del pensiero; che hanno tratto profitto durante la guerra e sono decadute durante la pace; che sono state istruite dalla guerra e tradite dalla pace; in una parola, che sono nate nella guerra e grazie alla guerra e che sono morte nella pace e a causa della pace.<ref>Da ''La corona di olivo selvatico''; citato in Henry de Montherlant, ''Il solstizio di giugno'', traduzione di Claudio Vinti, Akropolis, Napoli, 1983, pp. 139-140.</ref>
*Questa è la vera natura della [[casa]]: il luogo della pace; il rifugio, non soltanto da ogni torto, ma anche da ogni paura, dubbio e discordia.<ref>Da ''Sesamo e gigli''.</ref>
 
==''Diario italiano 1840-1841''==
*[[Genova]], al nostro entrarvi, sì e no visibile in un crepuscolo foriero di tempesta, con i lampi che balenavano dietro il Faro e le navi che rollavano paurosamente sull'onda lunga del golfo. Eccomi di nuovo, dopo sette anni, a contemplare da sopra queste balconate di marmo il golfo di Genova, ma con più pena che piacere: molto di entrambi. Vi sono alcune belle imbarcazioni all'ancora in porto, come quella in margine, {{NDR|a margine è disegnata a matita una barca}} e il cielo è marezzato da linee luminose di frammenti di nuvole, rottami di una tremenda tempesta che mi ha svegliato prima dell'alba, abbattendosi con fragore lungo la stretta via oltre la mia finestra: la pioggia, da quel momento, è caduta a cateratte. (lettera del 31 ottobre 1840, p. 19)
*Ieri in quattro palazzi, a mo' di penitenza; visto un solo [[Raffaello Sanzio|Raffaello]],<ref>Secondo il curatore potrebbe essere la ''Madonna della Colonna'' nel Palazzo Pallavicini</ref> ma valeva la pena fare mille miglia. Sempre un cortile aperto, dentro, con archi e grandiosa concezione dell'effetto all'interno. (lettera del 1° novembre 1840, pp. 19-20)
*[...] eseguito qualche schizzo della [[Cattedrale di San Lorenzo (Genova)|Cattedrale]]: devo prendere nota con cura, domani. Per ora, ho solo un'impressione generale di cose marmoree. (lettera del 1° novembre 1840, pp. 19-20)
*Le donne {{NDR|di [[Genova]]}} quasi tutte di una bruttezza incredibile, ma qualche volto grazioso, quando c'era, messo in risalto dal velo bianco. Una ragazza vendeva castagne, profilo nobile e capelli biondi, bellissima; ma giallognole, per la maggior parte, e mal fatte. Tuttavia, l'effetto del costume, per la strada, veramente delizioso. (lettera del 1° novembre 1840, pp. 19-20)
*Nel ritornare, veduta dal molo della città, {{NDR|[[Genova]]}} raggruppata in modo massiccio, sostenuta da archi sopra neri strati verticali di calcare, contro i quali si abbatte l'onda lunga e pesante del mare. Gli Appennini di un blu livido alle spalle, con frammenti di luce dorata fra i crinali, e l'intera parte occidentale del golfo fosca di tempesta. Buio pesto nelle strette viuzze mentre rientriamo, ma aria mite come fossimo in giugno, e una falce di luna che ora splende sulle onde del porto, in un cielo buio e perfettamente sereno. (lettera del 1° novembre 1840, pp. 19-20)
*Il [[Sacro Catino|vaso verde smeraldo]] un falso anche più falso di quanto avessi immaginato: misero vetro. (lettera del 2 novembre 1840, pp. 20-21)
*{{NDR|Su [[Genova]]}} Di nuovo a disegnare sul molo; tratto caratteristico dei portici, che corrono lungo l'intera città, bui come la pece e sudici, e in alto madonne in tutti gli angoli. Per tutta la città, questa è una cosa che colpisce: al di sotto dei portici, angoli di linea squisitamente morbida, ricchissima di ornamenti, con piccole immagini delicate; e immagini sopra quasi tutte le porte. Qui le strade, strettissime, mancano di effetto, bianche con semplici finestre quadrate. Di tanto in tanto una caditoia che sporge, o un bello stipite di marmo tutto arabescato, ma niente di sontuoso sulle facciate vere e proprie. (lettera del 2 novembre 1840, pp. 20-21)
*{{NDR|Su [[Genova]]}} Tutti veli bianchi, e un immenso contrasto tra gli uomini e le donne: spesso una signora ben vestita, o qualcosa di apparentemente tale, appoggiata al braccio di uno sciatto ciabattino con un'aria da vagabondo. Moltissimi begli occhi, e labbra, ogni tanto, ma niente altro: brutto incarnato, tutte. (lettera del 2 novembre 1840, pp. 20-21)
*[...] la [[Cattedrale di San Lorenzo (Genova)|Cattedrale]] all'esterno è orribile. Sopportabile il portico — in un grazioso alternarsi di marmo bianco e nero — ma la parte superiore di pessimo gusto, tutta a strisce come una zebra: detestabile. Sempre meglio di Orléans, tuttavia; brutta soltanto, ma non volgare. Molto imponente l'interno: il bianco e nero confinato a coronare due file di archi: bassa e a tutto sesto la superiore, su piccole colonne corinzie; l'inferiore ogivale, con grandi capitelli corinzi e colonne di marmo rosso. Tra gli archi, nervature nere, ma c'è ben poca luce, per cui non disturbano. Sopra l'altar maggiore, un gruppo bronzeo di grande potenza; dietro, finestre di un cupo cremisi: cinque, rotonde, e la parete fra l'una e l'altra riccamente scolpita. (lettera del 2 novembre 1840, pp. 20-21)
*La [[Basilica della Santissima Annunziata del Vastato|Chiesa dell'Annunciazione]] colpisce per il soffitto affrescato, e per le colonne di marmo bianco scanalate in rosso. (lettera del 2 novembre 1840, pp. 20-21)
 
== ''Sulla ricchezza'' ==
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==Bibliografia==
*John Ruskin, ''Diario italiano 1840-1841'', traduzione di Hilia Brinis, Mursia, Milano, 1992
*John Ruskin, ''Le pietre di Venezia'' (''The Stones of Venice''), traduzione di A. Tomei, Vallecchi, 1974.
*John Ruskin, ''Mattinate fiorentine'' (''Mornings in Florence''), traduzione di O.H. Giglioli, Vallecchi, 1974.