Angelica Balabanoff: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Angelica Balabanoff==
*Malgrado la violenza del suo odio per ogni privilegio, {{NDR|[[Benito Mussolini]]|Mussolini}} non si considerava un proletario; si credeva un intellettuale, un capo; e il contrasto fra il concetto che aveva di sé e l'umiltà della sua vita quotidiana aveva come effetto una esagerata commiserazione di se stesso e un senso di ingiustizia personale.<ref>Citato in [[Paolo Monelli]], ''Mussolini piccolo borghese'', II edizione della collezione «I Garzanti», Aldo Garzanti Editore, Milano, 1974, pp. 28-29.</ref>
*{{NDR|A Lugano, Balabanoff e un'amica accompagnano Mussolini che prende il battello per tornare in Italia}} Mentre aspettavamo al pontile, levò un braccio verso gli alberghi ed i ristoranti lungo la riva. "Guardate," disse. "Gente che mangia, che beve, che se la spassa. Ed io viaggio in terza classe, e mi sfamo alla peggio." E qui una bestemmia. "Come odio i ricchi! Perché debbo essere vittima di tanta ingiustizia? Quanto ancora dovrò attendere?".<ref>Citato in [[Paolo Monelli]], ''Mussolini piccolo borghese'', II edizione della collezione «I Garzanti», Aldo Garzanti Editore, Milano, 1974, p. 47.</ref>
*Ogni volta che Mussolini {{NDR|direttore dell'''Avanti!''}} doveva risolvere una situazione spiacevole, rifiutare un articolo, licenziare un collaboratore, affrontare lo sdegno di gente a cui aveva fatto promesse non mantenute, mi chiedeva di prendere il suo posto. Se c'era da scrivere un articolo che potesse suscitare contrasti, era compito mio. Se un articolo di fondo non piaceva ai compagni, dovevo spiegare io i motivi davanti alla direzione del partito; o addirittura marcava visita e lasciava che me la sbrigassi da sola.<ref>Citato in [[Paolo Monelli]], ''Mussolini piccolo borghese'', II edizione della collezione «I Garzanti», Aldo Garzanti Editore, Milano, 1974, p. 66.</ref>