Ivo Andrić: differenze tra le versioni

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{{Premio|Nobel|la letteratura '''(1961)'''}}
[[Immagine:Andric Ivo.jpg|thumb|right|Ivo Andrić]]
'''Ivo Andrić''' (1892 – 1975), scrittore e diplomatico jugoslavo.
 
==''Il cortile maledetto''==
===[[Incipit]]===
====Jolanda Marchiori====
È inverno e la neve ha tutto ricoperto fino all'uscio di casa: a tutto ha tolto l'aspetto reale, stendendo uguali il colore e la forma. Sotto la bianca distesa è sparito anche il piccolo cimitero, dove solo le croci più lunghe fanno capolino dalla neve alta. A mala pena, sul manto non calpestato, si scorgono le tracce dello stretto sentiero; è stato aperto ieri durante il funerale di fra' Pietro. Alla fine de bianco alveo, un piccolo cumulo di terra scavata nella neve si allarga in un cerchio irregolare, e la neve attorno ha il colore rosso cupo dell'argilla bagnata; sembra una ferita fresca in quel diffuso biancore, che si stende in lontananza e si perde a poco a poco nel grigio deserto del cielo plumbeo.<br>
{{NDR|Ivo Andrić, ''Il cortile maledetto'' (''Prokleta Avlija''), traduzione di Jolanda Marchiori, Bompiani, 1962.}}
 
====Lionello Costantini====
È inverno, la neve ha coperto tutto fino alla soglia dell'uscio, togliendo a ogni cosa il suo aspetto reale e tutto fondendo in un unico colore.<br>
Sotto la bianca coltre, è sparito anche il piccolo cimitero e solo le croci più alte spuntano dalla massa nevosa. Sulla distesa intatta si scorgono appena le tracce dello stretto sentiero aperto ieri in occasione del funerale di fra Petar.<br>
La sottile striscia alla fine si allarga in un cerchio irregolare e la neve attorno ha il colore vermiglio dell'argilla bagnata, come una ferita fresca nel biancore diffuso che si estende all'infinito, perdendosi impercettibilmente nel grigio deserto del cielo ancor gravido di neve.<br>
{{NDR|Ivo Andrić, ''La corte del diavolo'' (''Prokleta Avlija''), traduzione di Lionello Costantini, Adelphi, 1992.}}
 
===Citazioni===
*Come sempre in ogni sventura, i primi giorni nel Cortile Maledetto furono i peggiori e i più difficili. Sopra tutto le notti erano insopportabili. Per difendersi dalle baruffe, dai litigi e dalle turpi scene notturne, fra' Pietro scelse un angolo isolato di una ampia cella, dietro un grande camino rotto, e qui si rifugiò con quelle poche robe che aveva recato con sé; qui c'erano già due bulgari, pure "di passaggio" e destinati all'esilio. Accolsero fra' Pietro senza molte parole, ma bene. Ad ogni modo furono contenti che quel posto venisse occupato da quell'uomo tranquillo della Bosnia, vestito come uno di città, del quale non sapevano né chiedevano nulla, ma intuivano che era "di passaggio" come loro, e che per lui come per loro, era penoso vivere in mezzo a quel turpe e pericoloso assembramento. (1962)
*Ćamil è un uomo di "sangue misto", raccontava Haim, di padre turco e di madre greca. La madre fu una nota bellezza. Smirne, la città delle belle greche, non aveva mai viso simile corpo, un tale portamento e degli occhi così azzurri. La sposarono a diciassette anni con un greco, ricchissimo. (Haim menzionò un lungo cognome greco, pronunciandolo nella stessa maniera come si pronuncia il nome di una dinastia assai nota.) Ebbero una sola figlioletta. Quando la bambina aveva otto anni, il ricco greco morì improvvisamente. I genitori di lui cercarono di imbrogliare la giovane vedova per toglierle il più possibile dell'eredità. La donna si difese e per questo fece un viaggio persino ad Atene, per salvare almeno i beni che aveva là. [...] Molti Greci chiesero in sposa la bella e infelice vedova, ma ella li respinse tutti uno dopo l'altro, disgustata dai suoi genitori e dai suoi connazionali. Solo dopo qualche anno, tra la comune meraviglia, sposò un Turco. (1962)
*E fu il racconto, in forma nuova e solenne, dell'antica storia dei due [[fratelli]]. (Da quando esiste il mondo e il tempo, sempre si ripete sulla terra il caso di due fratelli rivali. Uno dei due, [[Fratello maggiore|il più vecchio]], è più saggio, più forte, più vicino al mondo e alla vita reale e a tutto ciò che unisce e muove la maggior parte della gente, un uomo cui tutto riesce facile, che sa in ogni momento cosa occorre o non occorre fare e cosa si può o non si può pretendere dagli altri e da se stesso. [[Fratello minore|L'altro]] invece incarna proprio il tipo opposto: un uomo dalla vita breve, disgraziato, che sbaglia ad ogni passo, un uomo le cui aspirazioni vanno sempre oltre ciò che è lecito. Questi, in conflitto con il fratello maggiore – e il conflitto è inevitabile – perde già fin dal principio la partita.)<br>I due fratelli si trovarono di fronte, quando nel 1481, un giorno di maggio, in una spedizione di guerra, improvvisamente morì il sultano Maometto II il Conquistatore: [...]. (1962)
 
== ''Il ponte sulla Drina'' ==
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*Fra le diverse [[religione|religioni]] le distanze sono talvolta così grandi che solo l'odio ogni tanto riesce a superarle. (p. 32)
 
==[[Incipit]] dide alcune''La cronaca di opereTravnik''==
===''La corte del diavolo''===
È inverno, la neve ha coperto tutto fino alla soglia dell'uscio, togliendo a ogni cosa il suo aspetto reale e tutto fondendo in un unico colore.<br>
Sotto la bianca coltre, è sparito anche il piccolo cimitero e solo le croci più alte spuntano dalla massa nevosa. Sulla distesa intatta si scorgono appena le tracce dello stretto sentiero aperto ieri in occasione del funerale di fra Petar.<br>
La sottile striscia alla fine si allarga in un cerchio irregolare e la neve attorno ha il colore vermiglio dell'argilla bagnata, come una ferita fresca nel biancore diffuso che si estende all'infinito, perdendosi impercettibilmente nel grigio deserto del cielo ancor gravido di neve.
 
===''La cronaca di Travnik''===
In fondo al mercato di Travnik, sotto la sorgente fresca e gorgogliante del fiume Šumeć, è sempre esistito, da che mondo è mondo, il piccolo Caffè di Lutvo. Ormai neanche gli anziani ricordano Lutvo, il suo proprietario; da almeno cento anni egli riposa in uno dei cimiteri intorno alla città. Tuttavia si va sempre a "prendere un caffè da Lutvo", e così ancora oggi il suo nome ricorre spesso nelle conversazioni, mentre quello di tanti sultani, visir e bey è da tempo sepolto nell'oblio.
 
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*Ivo Andrić, ''Il cortile maledetto'' (''Prokleta Avlija''), traduzione di Jolanda Marchiori, I delfini, Bompiani 1962.
*Ivo Andrić, ''Il ponte sulla Drina'' (''Na Drini Ćuprija''), Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1960.
*Ivo Andrić, ''La corte del diavolo'' (''Prokleta Avlija''), traduzione di Lionello Costantini, Adelphi, 1992.
*Ivo Andrić, ''La cronaca di Travnik'' (''Travnička hronica''), traduzione di Dunja Badnjević Orazi, Oscar Mondadori, Milano 2007. ISBN 9788804569367
*Ivo Andrić, ''Racconti di Sarajevo'', a cura di Dunja Badnjević Orazi, TEN, 1993.
 
==Altri progetti==
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===Opere===
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{{DEFAULTSORT:Andric, Ivo}}
[[Categoria:Diplomatici]]
[[Categoria:Premi Nobel]]
[[Categoria:Scrittori jugoslavi]]