Antonio Cabrini: differenze tra le versioni

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{{Intestazione2|''[http://www.gazzetta.it/Calcio/Primo_Piano/2008/04_Aprile/19/cabrini.shtml Cabrini, il campione antidivo]''|Dall'intervista di Giuseppe Bagnati, ''Gazzetta.it'', 19 aprile 2008}}
*{{NDR|Su [[Gianni Agnelli]]}} Il carisma dell<nowiki>'</nowiki>''Avvocato'' [...] lo percepivi in lontananza. Stava sempre vicino alla squadra {{NDR|la [[Juventus Football Club|Juventus]]}}, era informatissimo. E quando parlavi con lui ti accorgevi che di calcio ne capiva tantissimo.
*Da piccolo tifavo per il [[Associazione Calcio Milan|Milan]]. Il mio idolo era [[Pierino Prati]], ala sinistra, il ruolo che ricoprivo da ragazzino.
* Nella Juve non ero ancora titolare, ma [[Enzo Bearzot|Bearzot]] {{NDR|commissario tecnico della [[Nazionale di calcio dell'Italia|nazionale]]}} volle vedermi all'opera prima del [[Campionato mondiale di calcio|Mondiale]] in Argentina del '78. Giocai un'amichevole a Verona contro la Scozia (0-0) e dopo la partita Bearzot mi dice: "ti porto ai mondialiMondiali".
*{{NDR|Sull'approdo alla [[Juventus Football Club|Juventus]]}} Forse non mi rendevo conto di essere lì. Non sono uno di quelli che dice: oddio, e se non ce la faccio? Fatto sta che essere alla Juventus non mi pesava più di tanto. [...] Probabilmente mi ha agevolato non avere addosso i riflettori: era il primo anno di [[Giovanni Trapattoni|Trapattoni]], erano arrivati [[Roberto Boninsegna|Boninsegna]] e [[Romeo Benetti|Benetti]]. Giusto che l'attenzione fosse tutta per loro.
*{{NDR|Su [[Gianni Agnelli]]}} Il carisma dell<nowiki>'</nowiki>''Avvocato'' [...] lo percepivi in lontananza. Stava sempre vicino alla squadra, era informatissimo. E quando parlavi con lui ti accorgevi che di calcio ne capiva tantissimo.
* Nella Juve non ero ancora titolare, ma [[Enzo Bearzot|Bearzot]] {{NDR|commissario tecnico della [[Nazionale di calcio dell'Italia|nazionale]]}} volle vedermi all'opera prima del mondiale in Argentina del '78. Giocai un'amichevole a Verona contro la Scozia (0-0) e dopo la partita Bearzot mi dice: "ti porto ai mondiali".
*{{NDR|Su [[Michel Platini]]}} Michel era un personaggio anche fuori dal calcio. Noi gli dicevamo che era più italiano di un italiano. Capiva immediatamente la situazione in campo e fuori. E prima degli altri sapeva cosa doveva fare.
 
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*{{NDR|«Perché [[Dino Zoff|Zoff]]-[[Claudio Gentile|Gentile]]-Cabrini-[[Gaetano Scirea|Scirea]] è stata la difesa azzurra più forte di sempre?»}} Perché eravamo affiatati già nella Juventus, dove ciascuno era leader nel suo ruolo. Il ''Mundial'' '82 ci diede un'aura speciale. Ma quella fu un'epoca irripetibile del nostro calcio.
*{{NDR|«Il ricordo di Juve più forte»}} [[Strage dell'Heysel|L'Heysel]]. Salendo in mezzo ai tifosi per calmarli lessi la disperazione nei loro occhi. Non sapevo ancora niente, c'era una confusione pazzesca. Mi rammarico di non aver capito quegli sguardi, ecco.
 
{{Intestazione2|''[http://www.corriere.it/extra-per-voi/2016/09/25/mi-chiamavano-bell-antonio-ma-amore-ho-fatto-pure-casalingo-eef76354-8283-11e6-8b8a-358967193929.shtml «Mi chiamavano Bell'Antonio, ma per amore ho fatto pure il casalingo»]''|Dall'intervista di Candida Morvillo, ''Corriere.it'', 25 settembre 2016}}
*{{NDR|Sulle calciatrici}} Le donne, in allenamento, se le convinci, sono più concentrate e danno più degli uomini.
*Quel soprannome {{NDR|il Bell'Antonio}}... Quello... mi imbarazzava. [...] Si era diffuso con i Mondiali del 1978, io ero un ragazzino sconosciuto. Volevo nascondermi.
*{{NDR|«Le prime scene isteriche delle donne per un calciatore sono state per lei»}} Me le trovavo ovunque. La ressa era tale che ne uscivo con i vestiti strappati. [...] Al Sud, dove la folla era ancora più calorosa, non potevo scendere neanche dal pullman. Bloccavo tutta la squadra. Allora, [[Marco Tardelli]], [[Paolo Rossi]], [[Roberto Tavola]], [[Cesare Prandelli]], [[Domenico Marocchino]] mi scaraventavano fuori e se ne uscivano dietro di me tranquilli. Però qualcosa "raccoglievano" anche loro.
*{{NDR|Su [[Sônia Braga]]}} Ero con la squadra a [[New York]], primi anni alla [[Juventus Football Club|Juve]], la vidi a una cena di gala. Era bellissima, ma a tavola quasi non parlammo [...]. Rientrato in hotel, dove dividevo la camera con Prandelli, all'una di notte, squilla il telefono e lui risponde mezzo addormentato. Era Sonia, per me. Io, da pischello, non potevo immaginare che volesse. E lei: "Ho voglia di vederti, vorrei venire da te". [Prandelli] Non voleva saperne [di lasciarmi la stanza]. Per fortuna, Tardelli dormiva da solo e accettò di prestarmi la camera e andare da Cesare. [...] Davvero non mi capacitavo che avesse scelto me. Continuavo a chiedermi: perché io?
*{{NDR|Sugli inizi}} [Da bambino] passavo le giornate a tirare il pallone contro un muro. Il muro mi restituiva sempre la palla e quello che succedeva dipendeva solo da me. Ho capito, anni dopo, che quel muro si comportava come la vita. Comunque, feci il provino per le giovanili della [[Unione Sportiva Cremonese|Cremonese]]. A casa mia ne sapevano così poco di [[Calcio (sport)|calcio]] che mamma, per l'occasione, mi comprò un completo da [[Pallacanestro|basket]]. Scesi in campo e tutti gli altri ragazzini ridevano.
*[La] Juve [...] ti inculcava nel [[DNA]] la necessità di essere il più forte e di vincere. [...] T'insegnava che l'avversario è il tuo nemico e che, se facevi una scelta, non dovevi girarti indietro, ma andare per la tua strada. [...] Quando ho lasciato la Juve, non ho fatto neanche un giro di campo. Sono uscito e sono andato via. Senza un saluto, una festa, niente. Lo [[Stile Juventus|stile Juve]] include anche questa freddezza dei rapporti. La Juve non si lega agli atleti.
*{{NDR|«Che pensava leggendo di [[Calciopoli]] e della Juve di [[Luciano Moggi]] e [[Antonio Giraudo]]?»}} Mi ha colpito quanto quella fosse una guerra non per vincere o far soldi ma per avere potere.
*{{NDR|«Che cosa ha imparato da [[Giovanni Trapattoni|Trapattoni]]?»}} A non cullarmi sugli allori. Era uno che, se vincevi una partita importante, ti faceva esultare cinque minuti e subito ti ricordava che la domenica successiva ce n'era un'altra. E poi, era bravo a gestire il gruppo. Aveva giocatori che erano stati suoi avversari in campo e sapeva calibrare il peso dei senatori della squadra.
 
==Citazioni su Antonio Cabrini==