J. R. R. Tolkien: differenze tra le versioni
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*Nessuno mi crede quando dico che il mio lungo libro è un tentativo di creare un mondo in cui una forma di linguaggio accettabile dal mio personale senso estetico possa sembrare reale. Ma è vero (La realtà in trasparenza, lettera n. 205)
*È stato come scoprire un'enorme enoteca riempita con bottiglie di un vino straordinario di tipo e sapore mai assaggiato prima. Ne fui decisamente preso. (La realtà in trasparenza, lettera n. 163)
*Mio caro Rob (il gesuita Robert Murray ndr), mi ha specialmente rallegrato quello che tu hai detto […] e hai rivelato persino a me stesso alcune cose del mio lavoro. Penso di sapere esattamente che cosa intendi con dottrina della Grazia; e naturalmente con il tuo riferimento a Nostra Signora, su cui si basa tutta la mia piccola percezione di bellezza sia come maestà sia come semplicità. Il Signore degli Anelli è fondamentalmente
*L'inizio del legendarium di cui la Trilogia è la conclusione, è stato nel tentativo di rielaborare alcuni testi del Kelevala, in particolare il racconto di Kullervo lo sventurato, in forma personalizzata. (La realtà in trasparenza, lettera n. 163)
*Sono innamorato dell'italiano, e mi sento alquanto sperduto senza la possibilità di provare a parlarlo. (La realtà in trasparenza, lettera n. 163)
*Io trovo la creazione dei linguaggi e la relazione tra di essi un piacere estetico in sé, a prescindere dal Signore degli Anelli che era ed è tutt'ora una creazione dipendente da questi. (lettera pubblicata su Parma Eldalamberon n. 17, pag. 61)
*Gli ingredienti del Quenya sono molti, ma elaborati in una lingua propria non precisamente uguale a nessun altro linguaggio che io conosca. Mi sono imbattuto nel finlandese quando avevo cominciato a costruire una "mitologia", era un'influenza pressante, ma che tuttora è stata ridotta di molto (ora nel tardo Quenya). Sopravvive in alcune caratteristiche: come l'assenza di gruppi consonantici iniziali, l'assenza delle occlusive b, d, g (eccetto che in mb, nd, ng, ld, rd che formano gruppi propri) e la passione per il finale in -inen, -ainen, -oinen, ed anche in alcune caratteristiche grammaticali, come la flessione in -sse (restare fermi in), -nna (movimento a, verso), e -llo (movimento da), anche i pronomi personali possessivi sono espressi da suffissi; non ha genere. (lettera pubblicata su Parma Eldalamberon n. 17, pag. 135)
*Veniamo da Dio e, inevitabilmente, i miti da noi tessuti, pur contenendo errori, rifletteranno anche una scintilla della luce vera: la verità eterna che è con Dio. Infatti solo creando miti, solo diventando un sub-creatore di storia,
==''Il Signore degli Anelli''==
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===''Il ritorno del re''===
*"Nella Contea diremmo che sono le nove. L'ora giusta per una deliziosa prima [[colazione]] presso una finestra aperta sul sole di primavera" (Pipino)
*''Opera del nemico'' disse Gandalf ''Ama molto questo genere di azioni: amico contro amico e lealtà trasformata in confusione''. (Gandalf: p. 1022, ''Rusconi''
*''Dal dubbio e dalle tenebre verso il giorno galoppai,<br />E cantando al sole la spada sguainai,<br />Svanita ogni speme, lacero è il cuore:<br />Ci attende la collera, la rovina e il notturno bagliore!''<br />Recitò queste strofe, eppure le disse ridendo. Perché il desiderio di combattere si era nuovamente impadronito di lui, ed egli era illeso, ed era giovane, ed era Re: sovrano di un popolo spietato. E mentre rideva, nella disperazione mirò ancora le navi nere e alzò la spada in segno di sfida. {{NDR|riferito a Eomer che guida la cavalcata dei Rohirrim dopo la morte di Re Théoden}}
*Ma ricordi le parole di Gandalf: Persino Gollum potrebbe avere ancora qualcosa da fare? Se non fosse stato per lui, Sam, non avrei distrutto
*È triste incontrarsi soltanto in questo modo, alla fine. Perché il mondo sta cambiando; lo sento nell'acqua, lo sento nella terra, e l'odoro nell'aria. Credo che non ci rivedremo più. (Barbalbero)
*Non tocca a noi dominare tutte le maree del mondo; il nostro compito è di fare il possibile per la salvezza degli anni nei quali viviamo, sradicando il male dai campi che conosciamo, al fine di lasciare a coloro che verranno dopo terra sana e pulita da coltivare. (Gandalf: p. 1054, ''Rusconi'')
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