Alfred Edmund Brehm: differenze tra le versioni

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*Rapisce tutto quello a cui arriva, ed agguaglia perfettamente in scaltrezza i nostri lupi e le volpi. Di notte penetra sovente nei villaggi indiani, e nell'inverno non è raro vederlo trottare di giorno appunto come il nostro lupo per la neve ed il freddo. Al tempo della riproduzione dimora in tane che si scava da sè ed in caverne, ove nell'aprile la femmina partorisce da sei a dieci figli. Il tempo degli amori ricorre in gennaio e febbraio e sovraeccita in sommo grado il lupo delle praterie, come tutti i cani. In quel tempo si ode la sua voce nella prateria: è un latrato particolare, alquanto prolungato al fine, che ricorda il grido della nostra volpe. (p. 467)
*Il lupo delle praterie cade in trappola più raramente del lupo o della volpe, e quando ciò avviene il cacciatore ne ha poca gioia, perchè la sua pelle non ha valore e non è punto pregiata dal pellicciaio. (p. 467)
*Il [[licaone]] ha circa la mola d'un piccolo lupo, o d'un cane da macellaio di mole media, e presenta la maggior somiglianza con quest'ultimo per la forma, la quale malgrado la sua elegante sveltezza e leggerezza appare come d'un animale forte e robusto: in tutto ciò le osservazioni concodrano. (p. 495)
*Il licaone anche agli occhi del profano appare quale perfetto prodotto della luce, mentre la [[iena]] è una figlia delle tenebre per ogni riguardo. (p. 499)
*Pochi sono gli animali la cui storia sia stata adorna di tante favole, di tante straordinarie dicerie, come quella delle iene. Gli antichi stessi narravano di esse le più incredibili cose. Si asseriva che il cane il quale vedeva l'ombra d'una iena ne perdesse incontanente la voce ed i sensi; si assicurava che l'odiosa belva sapeva imitare la voce dell'uomo per meglio adescarlo, poi d'un tratto aggredirlo ed ucciderlo; si credeva che il medesimo individuo radunasse in sè i due sessi, e persino mutasse a piacimento di sesso, ora presentandosi come essere maschio, ora come femmina. Il più notevole si è che siffatte fiabe trovarono credito presso tutte le popolazioni che conebbero le iene. Gli Arabi principalmente sono ricchi di leggende sopra questi animali. Si crede da essi solamente che l'uomo diventi furioso mangiando cervella di iena; si sottera il capo della belva uccisa per togliere malvagi stregoni il mezzo di fare soprannaturali sortilegi. Persino si crede dai più, e con certezza, che le iene non son altro che stregoni travestiti, che di giorno vanno attorno in figura umana, ma di notte pigliano la maschera di iena e danno di ogni giustizia. Io stesso fui varie volte ammonito dai miei servi arabi con premura di non isparare sulle iene, e mi vennero narrate spaventose storie sulla potenza degli spiriti infernali mascherati. (p. 500)