Marco Malvaldi: differenze tra le versioni

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*Capita, talvolta, quando sei [[bambino]] piccolo, che i bimbi più grandi ti dicano di andare con loro a giocare: da soli, senza che le mamme ce li costringano. È come essere ammessi a un rito, qualsiasi puttanata facciate ti diverti tantissimo, e ti resta una giornata da ricordare. (pp. 28-29)
*Si consolava pensando che quando andava all'università, a Pisa, un suo amico siciliano, del quale tutto si poteva dire tranne che facesse distinzioni razziste, in un momento di ebrietas aveva tracciato «l'identikit del perfetto [[idiota]]»: e tra le altre caratteristiche fondamentali, che Massimo non ricordava, doveva essere [[ingegnere]], [[Juventus Football Club|juventino]] e [[Calabria|calabrese]]. (p. 36)
*[[Caffè]], ora. Meno male che c'è il caffè. Ma chi sarà stato il ganzo che ha inventato il caffè? Dev'essere cugino di quel genio che ha inventato il [[letto]]. Premio Nobel a tutti e due, altro che Dario Fo. A loro, e a quello che ha inventato la [[Nutella]]. In chiesa, al posto della statua di San Gaspare. Perlomeno si vedrebbe un po' più di devozione sincera. (p. 53)
*L'importante, quando si [[Pettegolezzo|spettegola]], è mantenere l'impianto formale. Il divulgatore deve richiedere la massima segretezza, e gli astanti accordargliela; dopo, è chiaro che faranno galoppare la notizia ovunque ci riescano. È solo questione di tempo. Se uno dice «tenetela per voi il più possibile» non intende «ditela a meno persone possibile» ma «resistete un minimo di tempo prima di esplodere, così le tracce che portano a me saranno più difficili da seguire». (p. 59)
*Altra [[Regole dai libri|regola]] fondamentale, nel farsi gli affari di persone mai viste né conosciute, è la documentazione delle proprie asserzioni con precisi riferimenti a persone, o ancor meglio a parenti di persone, la cui competenza in materia sia assicurata da qualsivoglia analogia con la persona in questione; ciò conferisce anche al più ardito sproloquio la struttura rassicurante di un sillogismo. (p. 80)