L'idiota: differenze tra le versioni

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*Il [[denaro]] è la cosa più volgare e odiosa che ci sia perché può tutto, perfino conferire il talento. E avrà questo potere fino alla fine del mondo. (Gànja: 1998, p. 171)
*Vedi, la gioia che prova una [[madre]] quando coglie il primo sorriso del suo bambino dev'essere proprio la stessa che prova Iddio ogni volta che, su dal cielo, vede un peccatore che gli rivolge una preghiera con tutto il suo cuore. (1998, p. 285)
*L'essenza del sentimento [[Religione|religioso]] non dipende da nessun ragionamento, da nessuna colpa o delitto, da nessuna convinzione ateistica; qui c'è qualcosa di diverso e d'indefinibile, che sarà sempre tale, qualcosa che tutte le concezioni atee non riusciranno mai a intaccare, perché sempre parleranno di ''qualcosa d'altro''. (Myskin: 1998; pp. 285-286)
*Ma l'[[anima]] altrui è solo tenebra, e l'anima russa è tenebra, è tenebra per molti. (1998, p. 295)
*La [[compassione]] era la massima e forse unica legge di vita per l'intera umanità. (1998, p. 298)
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*Un [[Morte|morto]] non ha età. (Ippolìt: 1998, p. 376)
*Sì, la [[natura]] è maligna [...] Perché mai essa crea le sue creature migliori solo per farsene poi beffa? La natura ha agito in modo tale che, dopo aver creato l'[[Gesù|unico essere]] che su questa terra è stato riconosciuto come perfetto e dopo averlo mostrato agli uomini, ha voluto che fosse destinato a dire ciò che ha fatto scorrere un mare di sangue... tanto sangue che, se fosse scorso tutto in una volta, gli uomini ne sarebbero stati soffocati! (Ippolìt: 1998, pp. 377-378)
*Non c'è dubbio che la pavidità e la totale assenza d'[[iniziativa]] personale sono state sempre considerate – e vengono considerate tuttora – come la caratteristica migliore e più essenziale di una persona [[Praticità|pratica]]. [...] È un fatto che la mancanza di [[originalità]], dovunque, in tutto il mondo e da tempo immemorabile, è stata sempre considerata come la prima ed essenziale qualità e la migliore raccomandazione per una persona attiva, efficiente e pratica, e perlomeno il novantanove per cento degli uomini (come minimo) sono stati sempre di questa opinione, e soltanto forse l'un per cento l'ha pensata e la pensa altrimenti. (1998, p. 410)
*I [[Genialità|geni]] e gli [[Inventore|inventori]], all'inizio della loro carriera (e molto spesso anche alla fine), sono stati sempre considerati dalla società nient'altro che degli imbecilli. (1998, p. 410)
*E le nostre balie, cullando i bambini, da tempo immemorabile cantano loro la stessa [[Ninna nanne dai libri|ninna-nanna]]: "Nuoterai nell'oro, diventerai un generale!". (1998, p. 411)
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*Ci sono criminali ancora più feroci di quello di cui stiamo parlando, gente che ha ucciso dieci persone e non se ne pente affatto. Ma ecco che cosa ho osservato in quelle occasioni: anche l'[[assassino]] più inveterato e più impenitente sa comunque di essere un ''criminale'', cioè ritiene in coscienza di aver agito male, anche se non prova nessun pentimento. E così la pensa ognuno di loro; ma quelli invece di cui parlava Evgènij Pàvlyč non intendono affatto considerarsi dei criminali, e pensano invece, dentro di loro, che ne avevano il diritto... e perfino che hanno agito bene, o poco ci manca. (Myskin: 1998, p. 426)
:Vi sono delinquenti terribili, che hanno ucciso finanche dieci persone e non se ne pentono affatto. Ma ecco che cosa ho notato: anche l'assassino più incallito ed immune dai rimorsi sa tuttavia di essere un delinquente, cioè reputa in coscienza d'aver agito male, pur non conoscendo resipiscenza alcuna. Questi, invece, non vogliono nemmeno considerarsi delinquenti, e pensano invece, nel loro intimo, di aver avuto ragione, di averne avuto il diritto... e persino che hanno agito bene, o poco ci manca. (3, II; 1995)
*Ogni fatto [[Realtà|reale]], per quanto obbedisca a proprie, immutabili leggi, ci appare quasi sempre incredibile e inverosimile. E quanto più è reale, tanto più talora ci appare inverosimile. (Lèbedev: 1998, p. 472)
*"È vero, principe, che lei una volta ha detto che la '[[bellezza]]' salverà il mondo? State a sentire, signori," gridò ad alta voce, rivolgendosi a tutti, "il principe sostiene che la bellezza salverà il mondo! E io sostengo che questi giocondi pensieri gli vengono in testa perché è innamorato. Signori, il principe è innamorato [...] Ma quale bellezza salverà il mondo? (Ippolìt: 1998, p. 479)
:"È vero, principe, che lei una volta ha detto che la '[[bellezza]]' salverà il mondo? State a sentire, signori," esclamò con voce stentorea, rivolgendosi a tutti, "il principe sostiene che il mondo sarà salvato dalla bellezza! E io sostengo che questi pensieri gioiosi gli vengono in testa perché è innamorato. Signori, il principe è innamorato [...] Ma quale bellezza salverà il mondo?...". (III, 5; 1995)
*Potete star sicuri che [[Cristoforo Colombo|Colombo]] era felice non nel momento in cui [[scoperta|scoprì]] l'America, bensì quando era in viaggio per scoprirla; potete star sicuri che il momento della sua massima felicità fu forse quando, proprio tre giorni prima della scoperta del Nuovo Mondo, l'equipaggio disperato si ribellò, e per poco non lo costrinse a volgere indietro, verso l'Europa, la prua del vascello! L'importante non era quel Nuovo Mondo, che magari poteva anche inabissarsi. Colombo infatti morì senza quasi averlo visto, e in pratica senza sapere che cosa aveva scoperto. L'importante sta nella [[vita]], soltanto nella vita, nel processo della sua scoperta, in questo processo continuo e ininterrotto, e non nella scoperta stessa! [...] Tuttavia, voglio aggiungere che in ogni [[idea]] nuova o geniale concepita da un uomo, o anche semplicemente in ogni idea seria germogliata nella mente di qualcuno, resta sempre qualcosa che è assolutamente impossibile trasmettere agli altri uomini, anche se si scrivessero interi volumi e si impiegassero magari trentacinque anni nel tentativo d'interpretarlo; rimarrà sempre qualcosa che si rifiuterà comunque di uscire dal vostro cervello e resterà per sempre chiuso in voi; andrà a finire che morirete senza aver potuto comunicare ad altri ciò che forse vi era di essenziale nella vostra idea. (Ippolìt: 1998, p. 492)
:Potete star certi che Colombo non era felice nel momento in cui [[scoperta|scoperse]] l'America, bensì quando era in viaggio per scoprirla [...] L'importante non era quel Nuovo Mondo, che magari poteva anche inabissarsi. [...] L'importante sta nella vita, solo nella vita, nel processo della sua scoperta, in questo processo continuo ed ininterrotto, e non nella scoperta stessa! [...] Del resto, voglio aggiungere che ogni [[idea]] nuova o geniale concepita da un uomo, o anche, semplicemente, ogni idea seria gemmata nella mente di qualcuno, resta sempre qualcosa che è impossibile trasmettere agli altri uomini, anche se si scrivessero interi volumi e si impiegassero anche trentacinque anni nell'intento di interpretarli; rimarrà sempre qualcosa che si rifiuterà in ogni modo di uscire dalla vostra testa e resterà sempre chiuso in voi... (3, V; 1995)
*Vi sono persone che trovano una straordinaria soddisfazione nella propria permalosa [[irritabilità]], e ciò specialmente quando un tale stato raggiunge l'estremo limite (il che avviene sempre molto rapidamente); si direbbe che in quegl'istanti essi preferiscano e addirittura godano a venire offesi. Queste persone così irritabili provano poi terribili rimorsi per essersi lasciate andare, se, naturalmente, sono intelligenti e se sono in grado di rendersi conto di essersi riscaldate dieci volte più del necessario. (Ippolìt: 1998, p. 496)
*Chi svaluta l'[[Buona azione|atto di carità individuale]], per ciò stesso disconosce l'autentica natura dell'uomo e ne disprezza la dignità personale. (Ippolìt: 1998, p. 501)
*La buona azione individuale rimarrà per sempre, giacché essa costituisce un'esigenza dell'individuo, una viva esigenza che ha origine dalla reciproca e diretta influenza di un individuo sull'altro. (Ippolìt: 1998, p. 501)
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*Quando si dice una [[bugia]], se lo si fa con una certa abilità, mettendoci dentro qualcosa di poco comune o di eccentrico, voglio dire qualcosa che capita assai di rado, o addirittura mai, ebbene, la bugia diventa molto più verosimile. (Aglàja: 1998, p. 534)
*Non è possibile amare la [[perfezione]]; la perfezione può essere solo contemplata come tale, non è forse vero? (Natasja Filippovna ad Aglàja: 1998, p. 559)
*Un [[angelo]] non può odiare e non può neppure fare a meno di amare. Ma si può forse [[Amore|amare]] tutti, tutti gli uomini, tutti i propri simili? Mi sono posta più volte questa domanda. Naturalmente è impossibile, e sarebbe addirittura innaturale. Chi ama l'umanità di un amore astratto quasi sempre ama soltanto se stesso. (Natasja Filippovna ad Aglàja: 1998, p. 559)
:Nell'amore astratto per l'umanità quasi sempre si finisce per amare solo se stessi. (Natasja Filippovna ad Aglàja; III, 10; 1995, p. 617)
*È meglio essere [[Felicità e infelicità|infelici]], ma ''[[Conoscenza|sapere]]'', piuttosto che vivere felici... in una sciocca incoscienza. (1998, p. 639)
*Per la prima volta nella sua vita, egli vedeva un angoletto di ciò che viene solitamente chiamato con il terribile epiteto di "[[alta società]]". [...] Il fascino che emanava dal loro modo di fare distinto, semplice e apparentemente cordiale aveva per lui qualcosa di addirittura magico. Non gli poteva neppure venire in mente che tutta quella manifestazione di cordiale signorilità, di spiritosa arguzia e di un così eletto senso di dignità personale potesse non essere altro che una magnifica costruzione artificiale. La maggioranza degli ospiti, nonostante quella loro così imponente apparenza, era costituita da persone piuttosto vuote che, nella loro soddisfatta presunzione, ignoravano perfino che molto di quel che c'era di buono in loro era appunto soltanto una costruzione artificiale, della quale peraltro essi non avevano alcun merito, giacché l'avevano ricevuta inconsciamente per eredità. (1998, pp. 654-655)
:Per la prima volta in vita sua, vedeva una parte di ciò che viene designato con il terribile termine di «mondo». [...] Il fascino dei loro modi distinti, della loro semplicità, della loro apparente sincerità era magico. Non gli sarebbe mai venuto in mente che tutta quella semplicità, quei nobili sentimenti, quell'intelligenza, quella profonda conoscenza della propria dignità altro non fossero che una meravigliosa, artistica messinscena. La maggior parte degli invitati era composta da persone piuttosto futili, malgrado il loro aspetto altero, che, nella loro presunzione, non si rendevano neppure conto che la maggior parte delle loro qualità erano solo apparenti: erano state trasmesse loro per ereditarietà ed esse non ne avevano alcun merito. (1995)