Anna Stepanovna Politkovskaja: differenze tra le versioni

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'''Anna Stepanovna Politkovskaja''' (in russo А́нна Степа́новна Политко́вская; 1958 – 2006), giornalista russa.
 
*Certe volte, le persone pagano con la vita il fatto di dire ad alta voce ciò che pensano. Infatti, una persona può perfino essere uccisa semplicemente per avermi dato una informazione. Non sono la sola ad essere in pericolo e ho esempi che lo possono provare.<ref> Da (''Trois journalistes tués le jour de l'inaguration à Bayeux du Mémorial des reporters'', Reporters Sans Frontières, 7 ottobre 2006).</ref>
*L'unico dovere di un [[giornalista]] è scrivere quello che vede.<ref>Citato in Francesca Pansa, ''Donne che odiano gli uomini'', Mondadori, Milano, 2011, [http://books.google.it/books?id=GJHqMxQ2mDwC&pg=PT151 p. 151]. ISBN 9788852019623</ref>
*Sono una reietta. È questo il risultato principale del mio lavoro di giornalista in Cecenia e della pubblicazione all'estero dei miei libri sulla vita in Russia e sul conflitto ceceno. A Mosca non mi invitano alle conferenze stampa né alle iniziative in cui è prevista la partecipazione di funzionari del Cremlino: gli organizzatori non vogliono essere sospettati di avere delle simpatie per me. Eppure tutti i più alti funzionari accettano d'incontrarmi quando sto scrivendo un articolo o sto conducendo un'indagine. Ma lo fanno di nascosto, in posti dove non possono essere visti, all'aria aperta, in piazza o in luoghi segreti che raggiungiamo seguendo strade diverse, quasi fossimo delle spie. Sono felici di parlare con me. Mi danno informazioni, chiedono il mio parere e mi raccontano cosa succede ai vertici. Ma sempre in segreto. È una situazione a cui non ti abitui, ma impari a conviverci: erano queste le condizioni in cui lavoravo durante la seconda guerra in Cecenia, scoppiata nel 1999.<ref> (daDa ''[http://www.internazionale.it/il-mio-lavoro-a-ogni-costo/ Il mio lavoro a ogni costo]'', ''Internazionale'', 26 ottobre 2006).</ref>
 
==[[Incipit]] di ''Un piccolo angolo d'inferno''==
Chi sono io? E perché scrivo della Seconda guerra cecena?<br />
Sono una giornalista, un'inviata speciale del quotidiano moscovita «Novaja Gazeta», e questa è l'unica ragione per cui ho visto la guerra in Cecenia: sono stata mandata sul campo. E non perché fossi una corrispondente di guerra o conoscessi bene questo conflitto, ma al contrario, perché ero solo una «civile». lL'idea del direttore della «Novaja Gazeta» era semplice: il mero fatto che io fossi una civile mi avrebbe permesso di comprendere l'esperienza della guerra più a fondo di chi, vivendo nelle città e nei villaggi ceceni, la subiva giorno dopo giorno. Tutto qui. E così sono tornata in Cecenia ogni mese, a partire dal luglio 1999, quando l'offensiva di Basaev nel Daghestan ha spinto fiumi di profughi via dai loro villaggi montani, scatenando il conflitto.<br />
Ho viaggiato in lungo e in largo per tutto il Paese e visto tanta sofferenza; la cosa peggiore è che molte delle persone di cui ho scritto negli ultimi due anni e mezzo ora sono morte. È una guerra terribile; medievale, letteralmente, anche se la si combatte mentre il Ventesimo secolo scivola nel Ventunesimo, per giunta in Europa.
 
{{NDR|Anna Politkovskaja, ''Un piccolo angolo d'inferno'' (2003), traduzione di Isabella Aguilar, Rizzoli, Milano, 2008.}}
 
==Note==
<references />
 
==Altri progetti==