Federico De Roberto: differenze tra le versioni

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'''Federico De Roberto''' (1861 – 1927), scrittore italiano.
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==''I Viceré''==
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===Citazioni sull'opera===
*Questi Viceré sono a uno a uno scolpiti e colpiti: sono arroganti ed ignoranti, in passato sapevano al massimo fare la firma, donna Ferdinanda tiene come un vangelo la prosa bolsa del ''Teatro genologico di Sicilia'' del Mugnòs, don Eugenio concepisce un ''Araldo Sicolo'' con ridicole innovazioni di ortografia e di fonetica, Ferdinando poi – figuriamoci, il Babbeo! – è fulminato dalla lettura di ''Robinson Crosue'', che gli ha regalato il retorico don Cono Canalà, e il neodeputato duca d' Oragua non è in grado di articolare motto affacciandosi al balcone davanti alla folla che lo acclama. Una sola cosa resiste, nella caduta di ogni valore e nel conflitto universale degli interessi: la passione comune per la roba, l'orgoglio di appartenere a una casta e a un clan. ([[Sergio Campailla]])
 
==''Documenti umani''==
===[[Incipit]]===
"Quando voi leggerete queste pagine, io sarò morto. Non voglio, non voglio andarmene nel silenzio e nell'ombra, senza dirvi tutto quello che ho in cuore, senza mostrarvi tutta l'opera spaventevole compita da voi, senza lasciarvi – ultimo ricordo della nostra tenera amicizia – l'eterno rimorso del male che voi avete commesso.<br /> "Io non sono generoso?... Ah! bisognava che apprendessi alla vostra scuola la generosità!... Sentite: la mamma mia dorme di là, nella camera attigua; ella riposa un istante dopo una giornata d'inquietudine, passata a spiare ogni mio movimento, quasi presaga della sciagura che le pende sul capo. Domani, a quest'ora, ella non riposerà.
 
===Citazioni===
*Andammo soli, fuori Grotta, a [[Pozzuoli]], a [[Baia|Baja]].... Che cielo! che mare!... Conosci tu il boschetto che sta dietro il lago Lucrino, sulla via della grotta della Sibilla? Il terreno è in pendenza; si procede a caso, scostando i rami che vi sfiorano il viso. Attraverso il fogliame del castagneto filtra una luce verde, fantastica, da féerie; par di nuotare in mezzo allo smeraldo fluido.... Il 20 maggio!...<br /> ''Era de maggio e te cadeano 'nzino<br /> A schiocche a schiocche le cerase rosse....''.<br /> Le rosse, le dolci, le fresche ciriegie erano le sue labbra....
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==''L'imperio''==
 
===[[Incipit]]===
Quando Ranaldi s'affacciò dal parapetto della tribuna, appoggiandovi la destra armata del cannocchiale, l'aula era spopolata. Scoccavano le due, e per aver salito più che in fretta le scale, dalla paura di perdere il principio dello spettacolo, il giovane ansava. Era anche un poco confuso e intimidito. Il bersagliere di guardia, al portone; più su, al primo piano, l'usciere che lo aveva avvertito di dover la sciare la mazza; l'altro usciere che, ancora più in alto, nella saletta già popolata di giornalisti vociferanti, gli aveva chiesto di mostrare la tessera, quasi sospettando in lui un intruso; quell'apparato, quella diffidenza, i visi sconosciuti, l'ignoranza della via, l'errore d'essere entrato nella sala del telegrafo prima di fare l'ultimo tratto di scale, lo avevano impacciato e quasi intimorito.
 
===Citazioni===
*Chi dice che i beni promessi dai [[Socialismo|socialisti]], saranno, se ottenuti, tanto apprezzati da non esser posti a rischio mai più? La tradizione religiosa dice che l'uomo fu creato nel paradiso terrestre; poteva goderselo tranquillamente, ma tanto fece che lo perdette. Il paradiso che ci promettono sarà perduto un'altra volta, tranne che i socialisti posseggano il segreto di levarci il gusto del pomo.
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– Basterà per oggi.<br />
Appena uscito nel corridoio, in compagnia degli alunni più diligenti che gli rivolgevano ancora domande intorno alle cose udite, si vide accostare da Baldassare, il bidello.<br />
– Signor professore, c'è un signore che lo aspetta.
 
===''La morte dell'amore''===
Il tramonto d’una scura giornata di novembre, col cielo coperto di tediose caligini fra le quali l’ultima luce filtrava livida e triste; l’agonia del giorno e dell’anno, un senso di freddo in tutte le cose, nella campagna silenziosa e deserta, negli alberi dai rami sfrondati, nel mare d’un grigio metallico flagellato dal vento, nel cuore degli uomini che avevano visto cadere ad una ad una tutte le loro illusioni...<br>
– Pensate voi – diceva Ludwig –, alle primavere future?… Quante anime nuove esulteranno! Quante speranze fioriranno nelle vergini fantasie? Quante mai vite si schiuderanno ai sorrisi del sole!
 
===''Processi verbali''===
====''Il rosario''====
Un leggiero colpo di martello all'uscio del giardino: tanto leggiero, da non poter essere udito se non dalle donne che stavano ad aspettare lì dietro.<br>
- Chi è?<br>
- Io, Angela...<br>
Aprirono.
 
====''Il convegno''====
- Alla tua salute!
E la donna, alzato il bicchiere ricolmo, lo vuotò d'un fiato. Michele Cardullo non rispose. Ripuliva la sua pipa col coltello da tasca dalla lama acuminata e ogni tanto sollevava gli occhi, girando uno sguardo per la corte dell'osteria, dove un crocchio di curiosi, intorno ai giuocatori di boccie, stavano intenti ai colpi.
 
====''I vecchi''====
Erano seduti sulla panchetta a strisce gialle e rosse, sotto i platani nudi, e il viale del giardino si allungava dinanzi, allagato dal sole, tra due file di statue sulle basi delle quali l'edera s'abbarbicava. In fondo, la montagna tutta candida di neve, come una campana di zucchero.
 
====''Donna di casa''====
Nella notte, la carrozzella venne a fermarsi dinanzi alla Questura. La guardia di piantone chiamava, verso la scala:<br>
- Trovato!<br>
- Vengo!<br>
Il brigadiere, intanto che Trovato finiva di passarsi, in un angolo della camerata, al lume d'un mozzicone di candela, un abito mezzo da borghese e mezzo da operaio, gli ripeteva:<br>
- Prendi qualcun altro!... È un'operazione delicata, potresti aver bisogno d'aiuto!...<br>
- Brigadiere, non lo dite neppure - rispose Trovato, annodandosi una cravatta verde.
 
====''Lupetto''====
- Il figliuolo della Lupa!<br>
Vedendolo passare, i mulattieri raccolti nell'osteria di Mazzaglia, sotto il pergolato, lo chiamavano ad una voce: «Lupetto!... Lupetto!... Vieni un po' qui!» e si mettevano a strapazzarlo, buttandogli giù il berretto con uno scappellotto, fingendo di dargli un pezzo di pane: «To', prendi!...» e ficcandoselo invece in tasca; aizzandogli contro il cane e allungandogli delle pedate, come egli si voltava per difendersi dalla bestia.
 
==Bibliografia==
*Federico de Roberto, ''Documenti umani'', Fratelli Treves Editori, Milano 1888.
*Federico de Roberto, ''I Viceré'', Garzanti, 1959.
*Federico De Roberto, ''I Viceré'', prefazione di Sergio Campailla, BEN, 1995.
*Federico de Roberto, ''Documenti umani'', Fratelli Treves Editori, Milano 1888.
*Federico de Roberto, ''L'imperio'', Oscar Mondadori, Milano 1981.
*Federico De Roberto, ''La morte dell'amore'', editore Maia, Milano, 1928. ([http://www.liberliber.it www.liberliber.it])
*Federico De Roberto, ''Processi verbali'', Sellerio Editore, 1990. ([http://www.liberliber.it www.liberliber.it])
 
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