Franz Krauspenhaar: differenze tra le versioni

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*Sono un ragazzo di [[trentanovenne|trentanove anni]]. Trentanove primavere più le estati, gli inverni, gli autunni. Autunni in tinta, sempre malinconici. Ho due dita di barba nera, alla nerone, a incattivirmi il viso, magrone già di per sé; sono un tanghero di media statura, segaligno ma poco segaiolo, ho occhi neri rapaci e sopracciglioni che esclamano sesso. (da ''Avanzi di balera'', cap. 1, p. 1)
 
*"La [[solitudine]] mi ha perseguitato tutta la vita. Dappertutto."<ref>Citando il personaggio Travis Bickle nel film [[Taxi driver]].</ref> Sono qui per rappresentare anche quella solitudine. Per andarla a scovare, dove c'è stata, attraverso i ricordi e le sensazioni. Come fosse la solitudine di ogni uomo. La mia, oggi, di un uomo ormai maturo che ha nel suo cuore ancora questo lutto scosceso che passa per il suo sterno, e talvolta prova ancora dolore. (da ''Era mio padre'', cap. 2, p. 33)
 
*Un fantastico nulla<br />Il 1 gennaio del 2000 fu l'alba del nuovo millennio. Col cadavere di Kubrick ancora caldo, il primo giorno del tuo nuovo, ultimo millennio di vita ti pareva sospeso, sottovuoto spinto. (da ''L'inquieto vivere segreto'', cap. XVI, p. 55)
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*''Non ci sono parole, ormai, credo'', | ''per descrivere quanto immenso'' | ''io sia, nella mia immodestia amorosa'', | ''nell'essere amante di me''. | ''Ergo sum, io solo soltanto posso'' | ''fare, dire al mondo'' | ''impasto cosmico di fango,'' | ''che l'uomo immenso'' | ''d'immodestia che sono, ama'' | ''infinitamente quel che gli pare''. (da ''Franzwolf, un'autobiografia in versi'', p. 12)
 
*''Cupo tempo. Quando [[Infanzia|bimbo]] | guardavo la tivù. Ero bimbo come | un uccello pallido, nel sole scuro. | I capelli di mia madre, di quel biondo | per dolciumi di miele. Era tempo vero.'' (da ''Franzwolf, un'autobiografia in versi'', p. 59)
 
*Mantenere una disperazione tutto sommato funzionale. A quello che si scrive. Siamo tutti infelici, per me è chiaro. La [[Felicità e infelicità|felicità]] è un prodotto dell'entertainment, come il cinema 3D. Quanto si può essere felici? Per poco: diciamo per il tempo necessario a [[eiaculazione|eiaculare]] dentro la donna che ami. Per il resto Dio ci ha scampati di una felicità perdurante. Sarebbe insostenibile, lo sappiamo anche se non possiamo provarlo. È sciocca la felicità, e ancor più sciocca è la sua ricerca. (da ''1975'', cap. 1, p. 1)
 
*''Nel pomeriggio d'estate sei scomparsa'', | ''capelli, ossa, carne, occhi ridenti, lampo'' | ''di genio di essere vivi insieme.'' | ''Soltanto il sogno costruisce per noi'' | ''mobili duraturi per un'ora, lo spazio'' | ''di una felicità, di un incanto e di te.'' (da ''Effekappa'' "I mobili", p. 73)
 
*Contro la vita, contro l'umanità, contro la fragilità demenziale dell'esistenza, contro la micidialità estrema che ci vuole combattenti senza un vero motivo e alla fine morti senza vera redenzione, perché questa la si può prendere in considerazione soltanto se si dà una patina di sacralità a tutto il tremendo carnaio fatto a immagine e somiglianza del nulla, ecco che mi attaccavo con tutto il mio povero corpo (l'unica cosa che, per me, esisteva di me) alla [[pittura]]. (da ''Le monetine del Raphaël'', cap. 9, p. 87)
 
*''La vita, dice mia madre, è sofferenza'' | ''grazie lo sapevo, il calice è bevuto'' | ''dall'orlo fino alla goccia del trabocco,'' | ''eppure soffia una specie di balena'' | ''senza fine, un cetaceo detto [[speranza]],'' | ''che insinua e pretende attenzione,'' | ''credere e in suo nome attendere'' | ''e vivere da falchi senza zampe,'' | ''samaritani d'ingombrante nulla.'' (da ''Biscotti Selvaggi'', p. 21)
 
*Non stava nel mezzo, non a centrocampo; era un centravanti della vita, spesso buttato fuori dall'arbitro, o sostituito senza un vero motivo dall'allenatore cialtrone. [...] La perdita viene come diluita, sono passati giorni e me ne rendo sempre più conto, che [[Franco Califano|Franco]] non è più tra noi, lo guardo spesso in tv o su vecchi filmati di YouTube e non mi pare ancora vero, tutto mi sembra grossomodo invariato e non è vero che tutto finisce o invecchia. Perché tutto il resto è noia, la musica è finita, e gli amici se ne vanno. Ma lo stesso, nonostante tutto, la serata non è stata inutile, almeno questa volta.<ref>Da ''[http://www.tornogiovedi.it/2013/04/nato-in-aeroplano/ Nato in aeroplano. In memoria di Franco Califano]''. ''tornogiovedi.it'', 4 aprile 2013.</ref>
 
*Oggi mi sono svegliato con una nausea capillare. Dovrei andare a farmi cavare il sangue come al solito. Poi penso a [[Orongo]], il non paradiso che riesce a strapparmi un sorriso. I paradisi sono diventati tutti artificiali, fanno ridere nervosamente, come in chi è stato drogato. Penso a Orongo, che c'è. E posso uscire nel freddo con la speranza di sognarlo ancora.<ref>Da ''[http://www.tornogiovedi.it/2013/04/orongo-4/ Una nausea capillare]''. ''tornogiovedi.it'', 11 aprile 2013.</ref>
 
*Ascolto il vociare di tutti gli stranieri che mi circondano. Lingue differenti si sovrappongono in una specie di concerto fortuito, simile a certi esperimenti di Stockhausen degli anni Cinquanta. È la piccola babele di [[Milano]] che dispiega il suo canto policromatico, casuale e lo stesso armonico, un vociare di bassi, baritoni, soprano, un uso d'aria sotto l'accompagnamento del rumore del treno, della voce metallica che, ad intervalli prevedibili, annuncia il nome della stazione che arriva. E così per magia, mi rendo conto che il mondo è tutto uguale. Che non esistono differenze fra gli uomini. Siamo tutti vittime di questa vita. Agnelli sacrificali di una Pasqua che, ad ogni insorgere, ci trova soli, incapaci di renderci felici. (da ''Grandi Momenti'', cap. 15, p. 74)
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==''La passione del calcio''==
*È sempre il caso di appassionarsi a qualcosa. Il nostro strano mondo ha bisogno di passione, che si chiama così non solo perché passa, ma anche perché soffre. In questo, nella fine e nella sofferenza c'è il vulnus, il centro. Qualcosa che riesce a nominarsi amore, qualche volta. Se non passa così velocemente, se progredisce, se dura. (da ''La passione del calcio'', cap. 1, p. 1)
*{{NDR|[[Diego Armando Maradona|Maradona]]}} *A [[Napoli]] divenne napoletano espanso, portò la follia del tango e di un paese troppo esteso e svariato in una rocca antica, piena di contraddizioni e frustrazioni temperate da una tragica allegria; a Napoli divenne [[Masaniello]] d'un sogno, conquistador d'una isola nella quale la [[Curzio Malaparte#La pelle|pelle di Malaparte]] s'era seccata da decenni attendendo una sutura. (da ''Maradona Sketches''<ref name=Diego>Citato in ''[https://www.nazioneindiana.com/2010/02/05/maradona-sketches/ Maradona Sketches]'', ''nazioneindiana.com'', 5 febbraio 2010.</ref>
*[[Araba fenice]] d'una ''favela'' grande come il mondo, o di un mondo tutto riassunto in favela: ricco come pochi sportivi, Maradona manteneva dentro di sé la fame delle origini scassate, come se la sua anima fosse rimasta povera e disperata, con nulla da perdere. Perciò, arrivò a perdere quasi tutto: l'anima, il corpo, la vita; prima di risorgere all'ultimo minuto. (da ''Maradona Sketches''<ref name=Diego>Citato in ''[https://www.nazioneindiana.com/2010/02/05/maradona-sketches/ Maradona Sketches]'', ''nazioneindiana.com'', 5 febbraio 2010.</ref>)
*Il grande, lungo canto a [[Campionato mondiale di calcio 1986|Messico 86]], contro l'Inghilterra detestata, quel mezzo giro di trottola a metà campo e la lunga corsa, il saltello continuato del sinistro a sfiorare la sfera, dentro il dribbling di cerveza ubriacante, mezza Inghilterra lasciata col sedere per terra, fino al gol, il capolavoro d’azione, il grande, lungo canto di Maradona [...]. (da ''Maradona Sketches''<ref name=Diego>Citato in ''[https://www.nazioneindiana.com/2010/02/05/maradona-sketches/ Maradona Sketches]'', ''nazioneindiana.com'', 5 febbraio 2010.</ref>)