Joel Elias Spingarn: differenze tra le versioni

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==La critica letteraria nel Rinascimento==
*Nel ''De Poeta'' del [[Antonio Minturno|Minturno]] (1559), i principii sono gli stessi, e lo stesso anche il metodo. Egli comincia col mettere in luce l'ambito vasto della poesia, che si può dire abbracci tutto lo scibile umano, e col dimostrare che non è dato scorgere traccia di dottrina prima che i poeti apparissero sulla terra, che nessuna nazione per quanto barbara è stata mai contro la poesia: gli Ebrei lodavano Dio in versi; i Greci, gli Italiani, i Tedeschi, gli Inglesi l'hanno avuta tutti in pregio; i Persiani contano i loro Magi e i Galli i loro bardi. Il verso, pur non essendo dell'essenza della poesia, contribuisce per molto alla sua vaghezza; e, se gli Dei dovessero parlare, niun dubbio che parlerebbero in versi; nei tempi primitivi, infatti, fa in versi che si scrissero tutte le scienze, la storia e la filosofia. (cap. I, p. 26)
 
*Il [[Girolamo Fracastoro|Fracastoro]] [...] afferma che la poesia può imitare anche altro fuori della vita umana; o Empedocle e Lucrezio non sarebbero poeti; e Virgilio sarebbe poeta nell'''Eneide'' e non nelle ''Georgiche''! Tutto è poetico, come dice Orazio, quando sia poeticamente trattato; e benché l'imitazione degli uomini possa parere di maggiore importanza a noi che siamo uomini, l'imitazione della vita umana, non più che quella di qualsiasi altra cosa, è compito proprio del poeta. (cap. II, p. 44)
 
*Se ufficio principale del poeta è di insegnare la virtù, occorre che sia egli medesimo un uomo virtuoso; e, ciò affermando, il Minturno, primo nei tempi moderni, presenta in forma completa la teoria della missione sacra del poeta. Concesso che né cognizione né qualità morale di sorta gli manchi, il poeta in fondo sarà l'uomo veramente savio e buono; infatti si può definirlo un uomo dabbene, esperto nell'arte del dire e dell'imitare; e non sarà buon poeta se non sia già buono come uomo. (cap. II, p. 56)