Nikita Sergeevič Chruščёv: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Su [[Nelson Rockefeller]]}} Per quanto potevo dire, non c'era in lui niente di straordinario. Vestiva abbastanza democraticamente ed era il tipo d'uomo che non faceva una grande impressione, né positiva né negativa. (p. 425)
*{{NDR|Su [[Elisabetta II del Regno Unito]]}} La regina mi fece una grande impressione. Aveva una voce gentile, calma. Era assolutamente priva di pretese e di quell'alterigia che uno si aspetta di trovare in un monarca. Poteva essere la regina d'Inghilterra, ma ai nostri occhi era prima di tutto e soprattutto la moglie di suo marito e la madre dei suoi figli. (p. 434)
*{{NDR|Sulla [[rivoluzione ungherese del 1956]]}} Ricorrendo all'inganno e all'intimidazione, [[Imre Nagy]] trascinò il popolo alla rivolta e a una guerra fratricida. Fece parlare alla radio cittadini autorevoli, costringendoli a dichiararsi favorevoli alla sua guida e a denunciare il regime di Rakosi. Alcuni cedettero alle richieste di Nagy per paura, altri perché non si resero conto di quanto stava accadendo. Agli attivisti del partito e in particolare ai membri della polizia politica veniva data la caccia per le strade. I comitati di partito e le organizzazioni della polizia politica venivano fatti a pezzi. Si assassinava la gente impiccandola per i piedi ai lampioni. Si commettevano atrocità di ogni genere. In un primo tempo al movimento controrivoluzionario parteciparono soprattutto ragazzi. Erano bene armati perché avevano saccheggiato magazzini militari e depositi di munizioni. Poi ad essi si unirono reparti militari e nelle strade di Budapest cominciarono gli scontri. Alcuni reparti militari si impadronirono di pezzi d'artiglieria, per lo più cannoni antiaerei, e aprirono il fuoco sulla città. A Budapest cominciarono a tornare gli emigrati politichepolitici che erano stati costretti a fuggire dopo la sconfitta di Hitler e l'instaurazione del regime socialista. I paesi della NATO cominciavano già a mettere il naso nella faccenda. Versavano olio sul fuoco della guerra civile nella speranza che fosse rovesciato il governo rivoluzionario, liquidate le conquiste della rivoluzione e restaurato il capitalismo. (p. 445)
*Pur essendo comunista, Nagy non parlava più a nome del Partito comunista ungherese. Parlava solo a nome di se stesso e di una piccola cerchia di emigrati che erano tornati in Ungheria per sostenere la controrivoluzione. (p. 446)
*Era un momento storico. Dinanzi a noi stava una scelta cruciale: dovevamo far rientrare le nostre truppe nella capitale e schiacciare la rivolta, o dovevamo stare a vedere se le forze progressiste ungheresi sarebbero riuscite a liberarsi da sole sventando la controrivoluzione? Se decidevamo per quest'ultima linea di condotta, c'era il pericolo di un temporaneo prevalere della controrivoluzione, il che avrebbe provocato lo spargimento di molto sangue proletario. Inoltre, se la controrivoluzione avesse vinto e la NATO avesse messo radici nel cuore del campo socialista, una seria minaccia si sarebbe profilata per la Cecoslovacchia, la Jugoslavia e la Romania, per non parlare dell'Unione Sovietica. (pp. 446-447)