John Powell: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
m Automa: sistemo alcuni degli errori comuni...
Riga 50:
 
==='''''Ray Charles e la cecità'''''===
Ray Charles era un grande pianista e cantante non vedente. Ho assistito a una sua intervista che vale la pena di riportare. L'intervistatore gli chiese: "Ho sentito dire che se Dio le volesse restituire la vista, lei non accetterebbe. E'È vero?" Il pianista-cantante confermò che si trattava della verità. Disse: "Quando non si vede, si apprezzano di più gli altri e talvolta la tua vita viene toccata da persone meravigliose, che magari non sono confezionate meravigliosamente, ma se sei cieco non lo sai. Ad esempio, quando uno dei miei figli mi sale in grembo, io sento solo che c'è qualcuno lì che mi ama e che io amo. Se vedessi, probabilmente noterei lo sporco sui suoi vestiti o sulle sue scarpe. E forse direi: ''Vai a pulirti, prima di venirmi in braccio''. Ma io non lo vedo come bianco o negro, pulito o sporco. Sento solo su di me 33 chili d'amore".
 
Forse non mi sarei ricordato di questa intervista, se un medico oculista non mi avesse detto anni fa: "Ci sono probabilità che lei diventi cieco, un giorno". Infatti, oggi lo sono. Sto già curando con attenzione la poca vista che mi è rimasta. Cerco di imprimere bene nella mia mente il cielo, le foglie, i laghi, e penso al giorno in cui questi panorami potranno non esserci più. Questo pensiero mi rende triste. Poi ricordo le parole di Ray Charles.
Riga 66:
 
==='''''L'ultimo capitolo'''''===
Nel 1995 mi sono ritirato dall'insegnamento. La mia intenzione era di continuare a parlare pubblicamente e a scrivere. Benché avessi avuto alcuni impedimenti fisici, non ritenevo che avrebbero potuto rallentarmi molto. Chi mi conosce mi ha sempre considerato come una persona dall'energia illimitata. Intorno ai vent'anni, mi fu diagnosticata una malformazione genetica che comportava una graduale perdita della vista. Dalla diagnosi iniziale, non avevo notato rilevanti cambiamenti con il passare degli anni. Pensavo di essere fortunato. Ho anche avuto episodi di perdita dell'equilibrio, ma riuscivo a compensare abbastanza bene questa situazione, ogni volta che avveniva. Facevo ancora delle vasche in piscina e andavo in ufficio a scrivere. Ma i miei anni sfortunati stavano per cominciare: l'udito iniziò a diminuire; avevo bisogno di una protesi all'anca; mi dissero che avevo il diabete; sia gli occhi sia l'equilibrio peggiorarono. Uno dei medici che consultai disse che la carne al fuoco era talmente tanta che avrebbe potuto definire il mio caso "Sindrome di Powell". Durante questi anni difficili, mi mantenevo attivo. Non credo che qualcuno di noi smetta mai di pensare a se stesso come giovane, eppure prima o poi la fantasia e la realtà non coincidono più. Me ne resi conto nel 2000, quando arrivò per me il momento di ritirarmi in una casa di cura per gesuiti. E'È stata dura per me lasciare la mia famiglia e gli amici di Chicago, ma l'addio più duro è stato alla mia idea di essere ancora giovane e indipendente. Per anni avevo fatto terapia alle persone parafrasando Viktor Frankl: "Non chiedete alla vita, lasciate che la vita chieda a voi". Così, adesso sto seguendo i miei stessi consigli. Ora chiedo a Dio che cosa quest'ultimo capitolo della vita abbia da insegnarmi. Comincio a vedermi gradualmente ritornare al primo capitolo della mia vita. E ascolto le storie di Dio su quanto siamo amati tutti i giorni della nostra vita.<br>John Powell, s.j.
 
==Altri progetti==