Lion Feuchtwanger: differenze tra le versioni

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La fine di Gerusalemme
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*Io stesso ho vissuto improvvisi rovesciamenti di fortuna dagli esiti straordinari, e se ci ripenso con calma mi rimane il senso di stupore per la rapidità con cui ogni volta io abbia saputo adattarmi alle nuove condizioni. (pag. 70)
*La maggior parte degli avvenimenti intorno a noi sono prodotti da tante cause diverse, di cui riusciamo a identificare, di volta in volta, appena una piccola parte. Della catena noi vediamo solo qualche anello, mai la catena per intero. Nè riusciamo a sapere dove abbia inizio e dove finisca. Faremo dunque bene a non identificare una singola concausa come la causa generale, ma piuttosto, malgrado il nostro presuntuoso intelletto opponga resistenza, riconoscere al caso il ruolo principale nell'esistenza di tutti noi. Einstein ha dovuto rassegnarsi a confessare come la scienza non abbia trovato spiegazione migliore, per i fenomeni che avvengono nell'universo, che un'analogia con il gioco d'azzardo. Ora, però, lo spirito umano è fatto in modo tale da esigere comunque una spiegazione per questo gioco inspiegabile: la vita, il destino. Non riusciamo ad accettare che la nostra vita sia governata dal caso, ovvero da leggi da noi ignote. E poiché una spiegazione che soddisfi la ragione non la si può trovare, tendiamo a cercare al di là della ragione, nella superstizione, nel misticismo, nella religione. (pag. 106)
 
==''La fine di Gerusalemme''==
===[[Incipit]]===
Sei ponti attraversavano il Tevere. Chi rimaneva sulla riva destra poteva dirsi al sicuro; lì le strade erano piene di uomini che si riconoscevano per giudei già dalla barba; dovunque si vedevano iscrizioni giudaiche e aramaiche e con un po' di greco si poteva cavarsela facilmente. Ma passando uno dei ponti e avventurandosi sulla spiaggia sinistra del Tevere, ci si trovava nella vera città di Roma, grande e tumultuosa, e si era forestieri, disperatamente soli.
 
===[[Explicit]]===
Quello stesso giorno Giuseppe incominciò il lavoro. «Probabilmente» dettò «più d'uno si proverà a descrivere la guerra dei giudei contro i romani, ma saranno autori che non erano testimoni degli avvenimenti e dovranno accontentarsi di dicerie stolte e contraddittorie. Io, Giuseppe, figlio di Mattia, sacerdote del Primo Ordine di Gerusalemme, testimone oculare fin dal principio, mi sono risolto a scrivere la storia di questa guerra, così com'è stata veramente, ricordo ai contemporanei, monito ai posteri.»
 
==''Jefte e sua figlia''==
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==Bibliografia==
*Lion Feuchtwanger, ''Jefte e sua figlia'', traduzione di [[Ervino Pocar]], Club degli Editori, Milano, 1965.
*Lion Feuchtwanger, ''La fine di Gerusalemme'', traduzione di Ervino Pocar, Mondadori, Milano, 1970.
*Lion Feuchtwanger, ''Il diavolo in Francia'', traduzione di E. Arosio, Einaudi, Milano, 2020, ISBN 978-8806242602