Giuseppe Berto: differenze tra le versioni

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*I miei militi mi richiamano alla realtà: è meglio che torniamo indietro, essi dicono. Infatti, bisogna tornare indietro. E in fretta, anche, prima che quella battaglia di carri armati ci arrivi addosso. Però lo [[Fiat-SPA 38R|Spa 38]] ha il muso voltato verso ovest, bisogna farlo voltare dalla parte opposta. La massacciata della rotabile è larga pochi metri, non consente la manovra: bisogna uscire di strada e andare sulla sabbia. Non è una cosa straordinaria. Tante volte l'abbiamo già fatto, sotto i bengala degli aerei o per girare al largo dagli autocarri di munizioni che bruciavano. Ma ora è diverso, perché se le ruote s'insabbiano, siamo fritti. Mi accorgo di avere una paura tremenda. Sono quasi salvo, ma una schiocchezza qualsiasi potrebbe perdermi. Adagio adagio lo Spa 38 comincia la manovra e tutti i miei militi, volenterosamente, son pronti a spingerlo al minimo accenno di slittamento. Da quel lato posso star tranquillo: lo tirerebbero fuori di peso, se fosse necessario. (pp. 144-145)
*È ancora il vecchio [[Fiat-SPA 38R|Spa 38]] che deve sciogliere quel pasticcio. Prende a rimorchio uno dei grossi [[Lancia 3Ro|Lancia Ro]] per dargli uno strappo. Seguiamo l'operazione col cuore in gola: lo Spa è carico, il terreno sabbioso, e la frizione, già tanto scassata, potrebbe cedere senza rimedio. Allora sì che resteremmo tutti a terra. Ma c'è fortuna. Uno strappo, due, ed ecco che il motore del Lancia parte, fragorosamente. Il grosso autocarro messo in moto dà lo strappo agli altri due. In breve tutti e tre hanno il motore acceso, si avviano prudentemente verso la strada, la raggiungono, si mettono a carrore in direzione del paese. Io, con lo Spa e il mototriciclo, li seguo da vicino. (p. 153)
*''Dintorni di Sfax, 27 marzo 1943''. Arrivando a [[Sfax]], abbiamo trovato il comando della 1ª legione in crisi di trasferimento. Stavano caricando scrivanie, letti e materassi, montagne di scartoffie. Siccome Sfax è diventata inabitabile a causa dei continui bombardamenti aerei, il comando di legione, con palese rammarico, abbandona la palazzina che finora è stata la sua sede e si trasferisce nella campagna a nord della città. (p. 155)
*Ho percorso la [[Tunisia]], da sud a nord: è stato un fortunato caso scoprirla così, venendo dal deserto. Il paesaggio si trasforma a poco a poco, ed uno sente che ci si avvicina all'Italia. Dopo la sabbia e le oasi del sud, vengono i giovani, geometrici oliveti delle zone intorno a [[Sfax]] e a [[Susa]], interminabilmente distesi sulle pianure presso il mare. Poi, a mano a mano che si avvicina la penisola di [[Capo Bon]], la campagna diventa verde di alberi e di viti, coi vecchi olivi piantati in disordine, case coloniche sparse, e stradine affondate tra siepi di fichidindia. Una terra coltivata già da molti anni e bella, come possono esserlo le parti più belle della Calabria e della Sicilia. (p. 161)
*La somiglianza tra l'Italia Meridionale e la [[Tunisia]] è effettiva e non casuale: è un prodotto del lavoro umano, e i colonizzatori di questa terra sono in gran parte italiani, o di origine italiana. Da molti secoli, si può dire, poiché per ogni dove sono sparse rovine romane. (p. 161)
*Nessuno, conoscendo la [[Tunisia]], potrebbe definire ingiusta la nostra pretesa di legarla politicamente all'Italia. Si tratta di un diritto per lo meno più valido di quello della Francia. Veramente, per le regioni a popolazione mista, bisognerebbe trovare dopo la guerra degli statuti particolari, che consentissero una libera e pacifica convivenza alle genti di qualsiasi nazionalità o razza. (p. 161)