Giuseppe Berto: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 34:
*''Bengasi, 9 settembre 1942''. L'autobus ha fatto tappa a [[Bengasi]] per la notte e ho avuto modo di visitare la città. Mi ha fatto un'impressione tristissima. Certo, è molto più danneggiata di [[Tripoli]], ma le rovine da sole non bastano a spiegare la desolazione che l'opprime. Gli abitanti nazionali se ne sono andati o hanno già esperimentato, al tempo della prima ritirata, l'occupazione inglese ed è rimasto in loro un senso d'avvilimento, come se non riuscissero più a sentirsi in casa propria in questa città che è pur italiana. Quanto agli arabi, non si capisce che pensino. Per loro, sia noi che gli inglesi siamo stranieri, cioè nemici. (pp. 18-19)
*''Misurata, 11 settembre 1942''. [...] Quindi siamo andati a casa di un funzionario della residenza, dove abbiamo giocato e ascoltato [[radio Londra]]. Il commentatore di radio Londra, col tono indisponente che gli è abituale, ha parlato delle batoste che abbiamo prese ai primi di settembre, e di quelle molto più grosse che prenderemo tra poco, quando l'8ª armata sferrerà l'attacco decisivo. Certo, ci può essere del vero in quanto va dicendo la radio nemica, ma per lo più si tratta di propaganda, che non influisce sul nostro morale. Per questo possiamo permetterci di ascoltarla, anche se è proibito. (pp. 19 e 21)
*Gli ho chiesto che ci fosse da fare qui, e mi ha risposto: i bagni. E poi, più seriamente: mimetizzati. Pare infatti che i superiori comandi siano piuttosto pignoli in fatto di [[camuffamento militare|mimetizzazioni]]. Il mio predecessore ha dovuto rifare cinque volte la mimetizzazione della piazzola sul promontorio, con criteri sempre nuovi e, almeno dal punto di vista dei superiori, sempre sbagliati. Bisogna ottenere una assoluta invisibilità sia dal mare che dal cielo, però succede che se si copre la piazzola per nasconderla agli aerei, la vedono dal mare, e viceversa. A me sembrano tutte cretinerie. (p. 24)
*Ora siamo accampati presso l'[[Arco dei Fileni]], uno strano monumento in pieno deserto, che segna il confine tra la Cirenaica e la Tripolitania. (p. 49)
*''Sud di Zuara, 23 gennaio 1943''. [...] Ricordo vagamente d'aver passato [[Zawiya (città)|Zavia]]: un viale di enormi alberi scuri, forse eucaliptus, e quell'impressione di civiltà e pulizia che almeno di notte, danno le nostre cittadine della Libia. (pp. 82 e 84)