Varvàra Dolgorouki: differenze tra le versioni

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*È triste ricordare lo stato di effervescenza che dall'inizio del 1915 si diffuse nell'animo del popolo come si diffonde un contagio. Tutto appariva sbagliato, tutto era criticato. È vero che la [[intelligencija|''intellighentsia'']] russa era stata educata nell'idea di dover combattere per qualcosa, specialmente, per il "popolo". Poco prima c'era stata la moda, per le ragazze, di mettersi occhiali scuri, tagliarsi i capelli e andare in campagna, tra i contadini, insinuando idee di rivolta nelle loro semplici menti. Anche tra le classi dirigenti correva uno spirito critico, non costruttivo, che accresceva soltanto lo sconforto generale. (p. 87)
*Viaggiando all'estero, spesso [[Aleksandr Sergeevič Dolgorukov|mio padre]] prendeva un letto per mia madre, ma noi si viaggiava in seconda, proprio per la nostra educazione. Ricordo anche che, per la stessa ragione, a Parigi, scesi al raffinato Hôtel Vendôme, mio padre mi portava apposta in ristoranti a buon mercato, che appena allora cominciavano a sorgere. Dovevo imparare e comprendere che la vita può esser vissuta molto dimessamente. Contrariamente ad affermazioni inesatte stampate sui miei genitori, devo dichiarare che nella loro casa mai vi fu eccesso di pompa, come cosacchi in alta o altra qualsiasi uniforme; né altri lussi assolutamente fantastici. (p. 89)
*Belle steppe della Piccola Russia! Il cielo d'estate, con quelle specialissime nuvole bianche, in forma di rotoli o di riccioli. Spesso un salice mezzo spezzato, cresciuto accanto a un vecchio ponte di legno, dava grazia al paesaggio. Profilo verde scuro di boschi remoti. Qua e là, bestiame al pascolo. Uccelli spiccavano il volo all'avvicinarsi dell'uomo, a volte il lontano ritornello di una canzone giungeva all'orecchio in uno sbuffo di vento: una canzone cantata da donne al lavoro nei campi lontani, solitamente in costumi che sebbene vecchi e indossati solo al lavoro, erano leggiadri e ricchi di colore. (p. 99)
*All'inizio del 1912 [[Aleksandr Sergeevič Dolgorukov|mio padre]] cominciò a soffrire di ulcera allo stomaco; spesso doveva restare a letto per un pio di settimane, con forti dolori. Cercava di dare il minimo di importanza alla sua malattia, continuando a mostrare il massimo interesse a tutto quello che accadeva nel mondo. [...] Nella primavera del 1912 vi furono a Mosca celebrazioni per commemorare la vittoria del 1812 su [[Napoleone]]. Mio padre, sentendosi meglio, poté adempiere per l'ultima volta ai suoi doveri di Gran Maresciallo della Coerte imperiale. Ebbe la forza di prendere parte a tutte le cerimonie, ma ciò fu troppo per lui, nel suo stato di salute. Tornò stanchissimo e dovette presto rimettersi a letto per non alzarsi mai più. Il 7 di giugno del 1912, un'ora dopo che era stato chiamato il prete, mio padre trapassò in pace. (pp. 118-119)
*Povera [[Russia]] "arretrata", come la definiva l'Occidente! Eppure, in quella Russia arretrata, fin dalla fine del secolo XIX lo ''zemstvo'' manteneva e sosteneva gli ospedali per i contadini; questi, che costituivano la più grande parte della popolazione russa, vi erano curati gratuitamente. [...] In effetti la povera Russia arretrata aveva liberato i servi della gleba nel 1861, parecchi anni prima che gli [[Stati Uniti]] concedessero ai negri i diritti civili. (p. 121)