Alfred Edmund Brehm: differenze tra le versioni

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*Il [[leone]] preferisce gli animali più grossi ai piccoli, sebbene non dispregi nemmeno questi, quando gli passano vicino. Si dice che talvolta si debba contentare di locuste. Tutti gli animali che vivono coll'uomo, le zebre selvatiche, e tutte le antilopi, ed il cinghiale, sono in ogni circostanza il suo principale cibo. (p. 241)
*Il [[Leone asiatico|Leone di Persia]] (''LEO PERSICUS'') è più piccolo {{NDR|del leone africano}} e porta una criniera mista di peli neri e bruni. È quel medesimo che nell'antichità si trovava non solo in Palestina ma ancora in Grecia, od almeno nella penisola greca. Erodoto racconta che nel passaggio dell'armata di Serse in Macedonia i leoni si scagliavano sui camelli che portavano il bagaglio. Uscivano di notte tempo dai loro ripostigli, ma aggredivano soltanto i camelli, risparmiando gli uomini e gli altri animali. Molti si meravigliavano di quel fatto, che finora non si era osservato colà. (p. 254)
*La [[tigre]] ed il giaguaro sono più compiutamente felini del leone, ma pello stesso motivo più carnivori, più avidi di sangue di lui. Malgrado che sia un predone, il leone è un nobile e generoso animale, un oppressore schietto; ma la tigre e il giaguaro sono striscianti, ipocriti, e perciò doppiamente pericolosi nemici di tutti i mammiferi, compreso l'uomo. (p. 264)
*La tigre è un vero felino senza criniera, con fedine alquanto folte, e con striscie trasversali sullo screziato pelame. Ma è il più terribile dei felini, un animale in faccia a cui l'uomo sta quasi impotente. Nessuna creatura può congiungere tanta perfidia a tanta bellezza, nessuna meglio confermare la vecchia favola dell'inesperto topolino che ammira nel gatto un sì bello ed amabile animale. (p. 264)
*La [[Tigre e leone|tigre]] è il re dei felini dell'Asia perché il leone che in alcuni siti abita le medesime steppe è molto più debole di essa, e non può in nessun modo misurarsi con lei. Per opporre re a re, bisognerebbe pigliare il leone africano; ma tuttavia sarebbe dubbio se il signore dell'Africa potrebbe vincere il suo caro, ma odiatissimo, secondo l'uso reale, cugino d'Asia. (p. 265)
*Ha tutte le costumanze, tutti i modi del gatto, ma proporzionati alla sua statura. Le sue movenze sono graziose come quelle del gattino, e straordinariamente rapide, agili, ed anche durevoli. Striscia senza rumore, sa fare salti poderosi, si arrampica snella sopra gli alberi malgrado la sua mole, nuota maestrevolmente sopra larghi torrenti, e dimostra sempre una sicurezza ammirabile nell'eseguire ogni movimento. (p. 266)
*Molti fra i penitenti che temporaneamente vivono presso fiumi sacri vengono uccisi dalla tigre. Nessun animale è veramente sicuro da essa; aggredisce persino il giovano elefante e il rinoceronte, benché non osi aggredire i vecchi, e debba soccombere nella lotta con un elefante adulto. Tutti i mammiferi, eccetto forse gli altri predatori e felini, diventano sua preda; si precipita sui più forti come sui più deboli. Inoltre non si fa scrupolo di ghermire talvolta un uccello, od un rettile. (p. 266)
*L'utile che ricava dalla sua caccia un abile cacciatore di tigri non è per nulla insignificante. Astrazione fatta del premio dato al felice colpo, egli può godere quasi tutte le parti dell'animale. La carne non vien mangiata, come si potrebbe supporre, tenendo conto delle abitudini di molti popoli che ritengono buona preda tutti i felini uccisi: ma si utilizzano la pelle, gli artigli, i denti, il grasso. Le pelli conciate con qualche sostanze che le preservi dal tarlo, passano per la maggior parte nelle mani di Europei, o vengono spedite in Cina. Sono meno stimate di quelle di pantera, e si adoperano a farne coperte di cavalli, di selle, di slitte, ed in Cina se ne fanno i cuscini. In Europa è passata di moda da poco tempo; per contro i Kirgis l'apprezzano di molto: la adoperano per ornare i loro turcassi, e generalmente ne pagano una pelle intera come un cavallo. I denti e gli artigli servono ai Scikari non solo come speciali e preziosi trofei, ma anche come amuleto contro gli assalti della tigre, in perfetta conformità coll'assioma omeopatico. «Guarire il simile col simile». La lingua ed il fegato hanno pure un gran valore. Sono preparati dai cultori della medicina nell'India con molte cerimonie, come richiede sopratutto la scienza salutare, e dopo venduti come farmaci infallibili a caro prezzo al credulo compratore. Il grasso ha fama di potente curativo contro la podgara, ed è perciò accuratamente conservato. Ma il calore dei paesi abitati dalla tigre farebbe si che in breve fattosi rancido si guasterebbe se gli indigeni trascurassero di chiarificarlo a modo loro e renderlo così atto a serbarsi parecchi anni. Appena dunque una tigre è scorticata, i cacciatori levano con somma cura il grasso dalla carne e lo depongono in fiaschi a ciò destinati, che si portano seco. Questi, turati per bene, sono esposti per tutto il giorno al calore solare, e quando il contenuto si è liquefatto il grasso si chiarifica facilmente e si serba per lungo tempo. Gli Europei pure lo adoperano, ben inteso, ad altro fine: lo adoperano principalmente ad ungere le loro armi. (pp. 274-275)
*Rispetto alla mole il [[giaguaro]] sta appena al disotto della tigre ed è superiore a tutte le altre specie della famiglia, eccetto solo il leone. (p. 279)
*I grossi vertebrati che gli vien dato d'addentare formano il suo nudrimento: è per ogni rispetto una tremenda fiera. Per quanto pesante sembri la sua andatura, sa muoversi con somma agilità in caso di bisogno. La sua forza è straordinaria in confronto colla sua mole; può venire paragonata soltanto a quella del leone e della tigre. I sensi ha acuti e proporzionati: l'occhio mobile, che splende sovente nella notte, è vivo e truce, e vede bene nell'oscurità, mentre lo splendore del sole lo abbaglia: l'udito è eccellente, l'olfatto, come negli altri felini, non è straordinario, sebbene valga a fiutare la preda da una certa distanza. Così al fisico perfettamente conformato per essere un rapace pericolosissimo. Sdegna soltanto la carne della sua specie. (p. 281)
*Si crederebbe facile cosa l'uccidere un giaguaro che nuota, ma anche nell'acqua è da temere. Abili barcaiuoli soli si fidano di aggredirlo, poiché se si vede inseguito, o si sente ferito, si rivolge subito contro il battello: se gli riesce di posare una zampa sul margine di esso, si slancia dentro, e piomba sui cacciatori. (p. 286)
*Finché il giaguaro è giovane si può domare con percosse; più tardi è difficile padroneggiarlo: la generosità e la riconoscenza gli sono straniere; non dimostra durevole affetto al suo custode o ad alcuno animale allevato con lui, ed è quindi sempre una temerità il tenerlo in schiavitù più d'un anno senza rinchiuderlo. (p. 288)
*Insieme con il leone, la [[tigre]] (Panthera tigris, spesso denominata Felis tigris) è fra tutti i felini il più perfetto: nessun altro rappresentante della famiglia unisce al par suo bellezza e ferocia: fiera formidabile e terribile, non rifugge, come il leone, dai luoghi abitati dall'uomo, che anzi provoca con astuzia e accortezza. ({{c|edizione?}} p. 539)
*Tipico gatto senza criniera, con barba alle guance e con pelame disegnato a strisce trasversali, nettissimo, di colore particolarmente elegante, la [[tigre]] è uno splendido felide, certamente non da meno del leone, che anzi supera in altezza e sveltezza e nell'agilità delle forme e delle movenze: il corpo della tigre appare più snello e flessuoso, e la testa più rotonda di quella del leone, ben proporzionata rispetto al tronco; la coda manca di fiocco terminale, il pelo è corto e liscio e s'allunga solo sulle guance, formando una tipica barba, più rada nelle femmine. ({{c|edizione?}} p. 539)
*La [[tigre]] ha tutti i costumi e le abitudini tipiche dei felini, sviluppati però in rapporto alla sua mole. I suoi movimenti sono eleganti come quelli dei felidi minori, e nel contempo rapidissimi, agili e resistenti: cammina con una straordinaria leggerezza, senza farsi sentire, e nel corso delle sue cacce percorre senza posa distanze equivalenti a parcchie ore di cammino; galoppa benissimo ed è anche un'ottima nuotatrice; dalle orme lasciate da tigri lanciate all'inseguimento d'una preda, s'è potuto calcolare che i suoi salti non superano i cinque metri di lunghezza. ({{c|edizione?}} pp. 540-541)
*Di solito tende i suoi agguati nelle vicinanze dei luoghi dove gli animali si recano a bere, nonché lungo le strade campestri, o sui sentieri delle foreste e in altre località del genere. La [[tigre]] aggredisce praticamente tutti i mammiferi, eccettuato quelli più robusti, come gli elefanti, i rinoceronti, i bufali selvatici e forse alcuni grandi carnivori; di solito predilige gli animali di grossa mole, ma sa accontentarsi anche di quelli più piccoli: predilige i cinghiali, i cervi e le antilopi, di cui fa strage: in ciò si rivela anche utile, giacché spesso le antilopi si moltiplicano in modo da costituire una vera calamità per il paese. Si nutre anche di istrici, e non disdegna neppure le scimmie o i pavoni, al punto che si può dire che quando ha fame, mangia tutto ciò che cammina o vola: nel Bengala, durante le inondazioni, pesci, tartarughe, lucertole e coccodrilli sono il suo cibo abituale; riferisce il Simson di aver trovato moltissime locuste nello stomaco di una tigre da lui uccisa. Si dice che la tigre si nutra persino di rane e nelle regioni settentrionali della sua area di diffusione, allorché nei periodi invernali il cibo scarseggia, dia la caccia ai topi. ({{c|edizione?}} p. 541)
*Tutto considerato, la [[tigre]] non è un animale molto coraggioso: d'indole astuta e prudente, in molti casi si dimostra perfino codarda. Incontrando l'uomo per la prima volta, indietreggia, e non di rado si lascia spaventare dai movimenti e dai rumori fatti da un qualsiasi avversario. È invece pericolosissima per l'uomo disarmato, giacché rapidamente ne intuisce la debolezza, aggredendolo spesso all'improvviso: quando si crede sicura del fatto suo, infatti, la tigre diviene non solo ardita e sfrontata, ma anche ferocissima. Esistono località famose in quanto teatro delle stragi di singole tigri, e si dice che se questi animali non temessero il fuoco e se a contrastarle non si organizzassero gruppi di uomini coraggiosi, sarebbe assolutamente impossibile per le comunità umane vivere in quei luoghi. ({{c|edizione?}} p. 543)
*Il [[leopardo]] è senza dubbio il più perfetto felino del monndo. Invero la maestà del leone c'infonde il rispetto per tutta la famiglia, invero, vediamo in lui il re degli animali; invero, la tigre ci appare il più feroce membro della feroce famiglia; invero, il gattopardo possiede un abito più ricco di tinte, più variegato degli altri; tuttavia, per la bellezza e la screziatura del vestimento, per la grazia e la eleganza delle movenze, per l'armonia delle forme, tutti gli altri felini stanno lungo al di sotto del leopardo. Esso accoglie in sé tutto quanto distingue in particolare le altre specie della famiglia, ne riunisce le qualità si intellettuali che fisiche. La sua zampa di velluto gareggia di morbidezza con quella del nostro micio; ma racchiude un artiglio che si può cimentare con qualunque altro; le mandibole sono proporzionalmente molto più potenti di quelle del suo reale affine. Bello quanto agile, forte quanto vispo, prudente quanto scaltro, ardito quanto astuto, esso si presenta la fiera più perfetta che si possa trovare. (p. 300)
*Maestro in ogni esercizio corporeo, e più scaltro d'ogni altra fiera, egli sa sopraffare la selvaggina più paura e lesta. La sua corsa non è invero molto rapida, ma con salti formidabili egli sa raggiungere gli animali dalle lunghe gambe che gli sfuggono. Nello arrampicarsi è secondo a pochi altri felini. Si trova appiattato così sovente sopra un albero, in caso di bisogno attraversa al nuoto larghi torrenti, sebbene rifugga piuttosto dall'acqua. Solo quando si muove spiega la sua piena bellezza. Ogni sua movenza è si pieghevole, sì morbida, sì agile, sì graziosa che si ammira senza ritegno, benché si debba odiare. Non v'è mai nulla che indichi lo sforzo in lui. Il corpo suo si piega e si volta per tutti i versi, e il piede cammina così lieve come se portasse il corpo più leggiero. Le curve sono eleganti, molli, tondeggianti; insomma, un leopardo, sia che corra sia che strisci, è grande diletto dell'occhio. (p. 302)