Paolo Sarpi: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Riga 14:
*Queste cose così incerte allora e che non avevano altro fondamento che la bolla di [[Papa Clemente VI|Clemente VI]] fatta per il giubileo del 1350, non parevano bastanti per oppugnar la dottrina di [[Martin Lutero|Martino Lutero]], risolvere le sue ragioni e convincerlo [...]. Questo diede occasione a Martino di passar dalle [[indulgenza|indulgenze]] all'autorità del pontefice, la qual essendo dagli altri predicata per suprema dalla Chiesa, da lui era sottoposta al concilio generale legitimamente celebrato, del quale diceva esservi bisogno in quella instante et urgente necessità; e continuando il calore della disputa, quanto più la potestà papale era dagli altri inalzata, tanto più da lui abbassata. [..] E per l'istessa ragione fu anco messa a campo la materia della remissione de peccati e della penitenza e del purgatorio, valendosi di tutti questi luoghi i romani per prova delle indulgenze. (da ''Libro primo'' [1500 - agosto 1544], Volume primo, pp. 15-16)
*Dopo molte dispute, nelle quali i teologi attribuivano a sé soli la decisione, trattandosi di cosa di fede, et i giureconsulti se l'appropriavano quanto alla forma di giudicio, fu proposto composizione tra loro, distinguendo il negozio in tre parti: la dottrina, i libri e la persona. Della dottrina, concessero i canonisti che si condannasse senza citazione; della persona, persistevano in sostenere che fosse necessaria; però non potendo vincer gli altri, che insistevano con maggior acrimonia e si coprivano col scudo della religione, trovarono temperamento che a [[Martin Lutero|Martino]] fosse fatto un precetto con termine conveniente, che così si risolverebbe in citazione. Delli libri fu più che fare, volendo i teologi ceh insieme con la dottrina fossero dannati assolutamente, et i canonisti che si ponessero dal canto della persona e si comprendessero sotto il termine. Non potendosi accordar in questo, fu fatto l'uno e l'altro: prima dannati al presente, e poi dato il termine di abbruciarli. (da ''Libro primo'' [1500 - agosto 1544], Volume primo, pp. 21-22)
*Primieramente quelli che avevano abbracciate le opinioni di [[Martin Lutero|Lutero]] volevano il concilio con condizione che in quello tutto fosse deciso e regolato con la Scrittura, escluse tutte le constituzioni pontificie e le dottrine scolastiche, perché così tenevano certo non solo di difender la loro, ma anco che ella sola dovess'essere approvata. Ma un concilio che procedesse come era fatto per 800 anni inanzi non lo volevano, e si lasciavano intendere di non rimettersi a quel giudicio. (da ''Libro primo'' [1500 - agosto 1544], Volume primo, p. 34)
*[[Lorenzo Pucci (cardinale)|Lorenzo Puccio]], fiorentino, cardinale di Santi Quattro, che fu datario di [[Papa Leone X|papa Leone]] e ministro diligente per ritrovar danari, come s'è già detto, et ora era sommo penitenziero, col parer universale riferì al [[Papa Adriano VI|pontefice]] ch'era stimata irreuscibile la proposta, e che quando fosse tentata, in luogo di rimediare alli presenti mali, n'averebbe suscitati di molto maggiori. Che le pene canoniche erano andate in disuso perché, mancato il fervor antico, non si potevano più sopportare; però, volendo ritornarle, era necessario prima ritornare l'istesso zelo e carità nella Chiesa. Che il presente secolo non era simile alli passati, ne' quali tutte le deliberazioni della Chiesa erano ricevute senza pensarci più oltre, là dove al presente ogni uno vuol farsi giudice et essaminare le ragioni. (da ''Libro primo'' [1500 - agosto 1544], Volume primo, pp. 40-41)
*Ma [[Enrico VIII d'Inghilterra|Enrico]], subito veduta la sentenza, disse importare poco, perché il [[Papa Clemente VII|papa]] sarebbe vescovo di Roma, et egli unico padrone del suo regno; che l'avrebbe fatta al modo antico della Chiesa orientale, non restando d'essere buon cristiano,, né lasciando introdurre nel regno l'eresia luterana o altra; e cosí esseguí. (da ''Libro primo'' [1500 - agosto 1544], Volume primo, p. 118)