Ugo Enrico Paoli: differenze tra le versioni

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*E anche a Roma si ballava. Le antiche danze italiche consistevano in un tripudiar pesante, che aveva qualcosa di solenne e di marziale. Si batteva la terra coi piedi in un ritmo di tre tempi. Era più un saltar che un danzare; quelle forme di ballo infatti erano indicate con la parola ''saltatio'', e rimasero in onore nel rito di alcuni ordini sacerdotali e nel volgo campagnolo in giorni di festa. Sulla fine del II secolo a. C. la cultura greca introdusse in Roma forme di danze più molli: nell'alta società si danzava alla greca. Ma danzavano solo le donne e i fanciulli. Non era ammesso che un uomo serio danzasse: l'epiteto di «ballerino» (''cinaedus'') era il più vituperoso epiteto con cui si potesse ingiuriare un uomo maschio... (cap. XX ''Divertimenti e svaghi di piccini e grandi'', p. 209)
 
*I robusti Quiriti avevano la lingua sciolta, e quando si trattava di dir la loro non c'era verso di farli stare zitti. Questo, si può dire, è uno dei lati più caratteristici dell'indole romana. La maldicenza, sconfinata e ostinata, affondava le sue radici in un inveterato spirito di libertà; al popolo, provato in mille battaglie, si potevano imporre i sacrifici più duri, e, al campo, la più rigida disciplina; ma non di tenere la lingua a freno quando l'obbligo del silenzio sarebbe apparso inutili compressione e intollerabile oltraggio alla fierezza dei signori del mondo. L'''italum acetum'' è un prodotto vernacolo, che ha caratteri propri e inconfondibili; e la potenza del motteggio in Roma è infinita. (cap. XXIV ''«Italum acetum»'', p. 233)
 
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