Stefano Malatesta: differenze tra le versioni

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→‎Il cane che andava per mare {{Small|e altri eccentrici siciliani}}: NDR per creazione voce bio Antonio Presti, imprenditore e mecenate
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==''Il cane che andava per mare {{Small|e altri eccentrici siciliani}}''==
*{{NDR|Su [[Antonio Presti]]}} Antonio, di cui poi sono diventato molto amico – l'avevo solo salutato in albergo – e non sapevo nulla della Vallata dell'Arte, del modo di Presti di essere mecenate, se questo è il termine giusto per definirlo, e della sua determinazione ispirata a realizzare le imprese più folli. Mi feci ripetere due o tre volte quello che avevano intenzione di fare e poi chiesi: ma perché? «Dottore», fece il capo cantiere, indicando il bunker con un cenno sarcastico della mano, «lei deve capire. Il signor Presti ha detto che la costruzione va seppellita, per sigillarne l'appartenenza alla terra». C'erano molti operai e qualcuno si mise a ridere. Ma gli altri continuarono cupamente a lavorare. Venivano tutti dall'azienda di Antonio, che il padre gli aveva lascito, a Santo Stefano di Camastra, venti chilometri a ovest di Cefalù, verso Messina. Un'azienda specializzata nella produzione di materiali per la costruzione delle strade, una delle più importanti di quella parte della costa tirrenica della Sicilia. (da ''Le chiamate di Antonio'', p. 80)
*È una Palermo che viene prima di ogni altra, squarciata, esposta al sole con le sue frattaglie. E il ventre di tutto questo è il claustrofobico mercato della [[Vucciria (Renato Guttuso)|Vucciria]], dipinto da Guttuso con troppi peperoni, troppe melanzane, troppi pomodori, troppe uova, perché doveva spiegare che quello non era un mercato, ma il sogno di un uomo affamato. (da ''Lezione alla Vucciria'', pp. 143-144)
*Il suo arrivo alla Vucciria causava la paralisi completa del mercato: i friggitori di panelle abbassavano il fuoco sotto la padella, i venditori di fusaie, di semi di zucca, di olive e di castagne secche smettevano di lanciare le loro urla atroci. Ottenuto il silenzio, era la principessa a mettersi a urlare come un venditore di semenze, con la mano a megafono: «Donne, donne, accorrete». E le donne, misteriosamente sortite dal sottosuolo, si avvicinavano. A questo punto la principessa faceva scattare una molla e il baule si apriva di colpo, mostrando un modello in cera del corpo femminile, sezionato in maniera da evidenziare tutti gli organi interni, del tipo in uso una volta nelle facoltà di medicina [...]. Era un'apparizione teatrale e abbastanza lugubre, che spaventava moltissimo le donne della Vucciria. Quando queste si riavevano, la principessa impaziente, indicando con una bacchetta di legno gli organi che nominava, si metteva a fare una vera e propria lezione di anatomia, finalizzata all'aborto autarchico. (da ''Lezione alla Vucciria'', p. 144)